San Valentino, l'amore al tempo della crisi

San Valentino, l’amore al tempo della crisi

Marco Olivieri

San Valentino, l’amore al tempo della crisi

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mercoledì 14 Febbraio 2024 - 07:05

Tra marketing e tradizione, ancora una volta la festa degli innamorati, mentre l mondo è attraversato da guerre e disoccupazione

San Valentino 2024: la tradizione si rinnova. È la festa degli innamorati, nell’immaginario collettivo e secondo la pubblicità, con tutto il marketing collaterale, i prodotti da vendere e la fretta nel consumare l’ennesimo appuntamento della stagione. Malgrado tutto, fa però piacere pensare a coppie, giovani o meno giovani, che possano utilizzare il pretesto del 14 febbraio per concedersi una piccola festa.

Pensiamo ad esempio alle nuove generazioni. Hanno diritto a vivere i loro amori e le loro esperienze lontano dal clima oppressivo che noi adulti abbiamo costruito. Femminicidi, amori malati, crisi economiche e sociali, ingiustizie, muri, guerre e ansie quotidiane che si susseguono.

Mai rassegnarsi al mondo così com’è

Il mondo del futuro va costruito giorno per giorno senza cedere a chi vorrebbe che ragazze e ragazzi accettassero la realtà così com’è. Mai rassegnarsi agli arbitri quotidiani o ai conformismi. Cari ragazze e ragazzi, gridate al mondo i vostri “no”, perché, come sosteneva Hegel, sono “la molla della vita”.

Questo San Valentino al tempo della crisi, della disoccupazione e dei conflitti nel mondo, che c’erano pure prima ma li percepivamo di meno, offre qualche opportunità? Può essere l’occasione per unire la rabbia all’amore. Ma non la rabbia cieca che annienta tutto e tutti. Serve un’indignazione capace di trasformarsi in un’idea, in un progetto di cambiamento della società. Non rassegniamoci agli orrrori e alla depressione quotidiana di una società chiusa in sé stessa.

Di conseguenza, cari giovani, amate e siate liberi seguendo i dettami del cuore e la forza della passione. E non fatevi dettare l’agenda dai pifferai magici del “tutto è stato detto, tutto è stato fatto”. Burocrati di un immobilismo da respingere. “I tempi stanno per cambiare” non deve essere una canzone ancorata a un’epoca che non tornerà più. In ogni angolo ferito del pianeta, c’è chi può dare il suo contributo affinché qualcosa cambi davvero. Bisogna ricordarlo sempre.

Il caso Rai e il conformismo che si vorrebbe imporre

Il conformismo Rai, con il governo Meloni, vorrebbe sterilizzare gli inviti alla pace di Dargen D’Amico, che non è John Lennon ma ha diritto a dire la sua, e gli appelli al “cessate il fuoco” a Gaza da parte di Ghali. Ma va ricordato sempre che deporre le armi è un obiettivo immediato. Tra Messina e Gaza e tra lo Stretto, il Mediterraneo e tutto il pianeta, bisogna sempre stare dalla parte dell’umanità.

Così come è da condannare l’attacco criminale di Hamas, avvenuto il 7 ottobre, allo stesso modo la guerra avviata da Israele è disumana e ingiusta. Uccide i civili e distrugge ogni speranza di una pace e di una terra con due Stati e una convivenza pacifica.

La guerra è una “montagna di merda”

Dire basta “genocidi” o “apartheid”, a meno che non si sia antisemiti, non significa attaccare Israele in toto ma quei governi che hanno alimentato l’ingiustizia. Anche in questo 14 febbraio dedicato all’amore, ma pure agli spot pubblicitari per San Valentino, va ribadito. Gli israeliani e i palestinesi, così come gli ucraini e i russi e così via, sono nostri fratelli e nostre sorelle. Ma la guerra è una montagna di merda, come diceva Impastato della mafia. E chi, da politico, alimenta la guerra è un criminale.

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