Operazione "Patti e Affari". Ecco il "giochetto" per aggiudicarsi gli appalti pubblici

Operazione “Patti e Affari”. Ecco il “giochetto” per aggiudicarsi gli appalti pubblici

Veronica Crocitti

Operazione “Patti e Affari”. Ecco il “giochetto” per aggiudicarsi gli appalti pubblici

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mercoledì 19 Agosto 2015 - 11:25

Tra gli indagati anche nomi eccellenti come l'attuale Sindaco di Patti e l'ex Sindaco. In tutto, l'operazione Patti e Affari conta 7 misure cautelari e 39 avvisi di garanzia.

Avevano messo in piedi un sistema ben organizzato di cui facevano parte imprenditori, politici e amministratori, il cui obiettivo era gestire l’aggiudicazione di appalti pubblici per l’assegnazione di servizi di assistenza socio-sanitari. Violavano le regole della buona concorrenza, il codice degli appalti, favorivano le sole ditte del Distretto 30 (in primis il Comune di Patti) e, in cambio, i politici ottenevano assunzioni per i loro “amici” nelle ditte vincitrici.

Si chiama “Patti e Affari” l’operazione scattata stamattina che ha chiuso il cerchio su 7 persone accusate, a vario titolo, di turbata libertà degli incanti, la turbata libertà degli incanti nel procedimento di scelta del contraente, la frode nella fornitura di servizi, la corruzione, la concussione, la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed altro. Sono finiti ai domiciliari Michele Cappadona, 58 anni di Patti, imprenditore e presidente della Cooperativa Pegaso; Giuseppe Pizzo, 58 anni di Raccuja, imprenditore e presidente della Cooperativa CAPP 1990; Salvatore Colonna, 58 anni di Patti, funzionario amministrativo del Comune di Patti; Giuseppe Busacca, 57 anni di Ficarra, presidente della Cooperativa Genesi. Scatta la sospensione dall’esercizio di Pubblico Ufficio per Carmelo Zeus, 62 anni di Piraino, funzionario amministrativo del Comune di Pirano; Luciana Panissidi, 58 anni di Patti, dirigente comunale del Comune di Patti. Divieto di dimora nel Comune di residenza per Tindaro Giuttari, 57 anni di Patti, imprenditore. Partiti anche 39 avvisi di garanzia, tra cui spiccano i nomi eccellenti di Giuseppe Mauro Aquino, attuale Sindaco di Patti, Giuseppe Venuto, ex Sindaco di Patti, Giorgio Cangemi, attuale Presidente del Consiglio di Patti, Nicola Molica, attuale assessore della Giunta Comunale di Patti, Alessio Papa, vice presidente del Consiglio, Domenico Pontillo, consigliere comunale, Nicola Giuttari, consigliere comunale, Francesco Gullo, ex vice sindaco ed ex vice assessore, Renato Cilona, Sindaco del Comune di Librizzi.

Le indagini, scattate nel 2012 e coordinate dalla Procura di Patti, hanno messo in luce il meccanismo utilizzato da imprenditori e ditte per assicurarsi i vari servizi socio-sanitari con la compiacenza di politici e amministratori. Al centro di tutto spiccavano le figure di Cappadona e Pizzo, reali promotori di questo sodalizio politico-imprenditoriale, che avevano messo in piedi un vero e proprio “giochetto” (come loro stessi lo identificavano parlando per telefono). Il modus operandi era sempre lo stesso: invitare alle gare le sole ditte che risiedevano nel Distretto 30, con a capofila il Comune di Patti, mettersi d’accorso su chi, di fatto, doveva presentarsi e far aggiudicare l’appalto. Poteva capitare anche un intoppo, ossia che alla gara si presentasse anche qualche ditta “estranea”. In quel caso il problema veniva facilmente risolto o evidenziando condizioni meno vantaggiose per l’amministrazione o commettendo irregolarità formali che ne comportavano l’esclusione.

Intercettazioni telefoniche ed ambientali, acquisizione di documenti degli atti, attività corpose hanno permesso agli inquirenti di far luce su tutto il periodo dal 2008 al 2013, principalmente durante la giunta Venuto e durante la giunta Aquino. E’ emerso come in tutto il primo periodo Cappadona e Busacca avessero creato un vero e proprio monopolio, con la partecipazione di Francesco Gullo, di altri due imprenditori e dei dipendenti comunali Panissidi e Colonna.

Le cose iniziarono a cambiare nel giugno 2011, quando nel Comune subentrò la giunta Aquino ed il sodalizio dovette cercare nuovi “punti di appoggio” all’interno dell’amministrazione. Ecco che compaiono le figure di Giuttari e Busacca che riescono ad inserirsi nelle assegnazioni degli appalti, rompendo il predominio di Pizzo e Cappadona. Il tutto dura pochissimo. Pochi mesi dopo, infatti, il “vecchio” sodalizio torna in auge, si ricompatta e torna ad agire con turbative d’asta, almeno fino al giugno del 2012. In questo caso specifico non viene fuori la presenza di una vera e propria associazione, bensì la presenza di una strategia di “giochetto” condivisa che veniva di volta in volta utilizzata dalle varie ditte.

Era un sistema che aveva tanti vinti, in particolare i politici e gli amministratori compiacenti che poi contattavano sistematicamente le varie ditte per segnalare amici da assumere. Gli imprenditori accettavano le pressioni e inserivano così i lavoratori “raccomandati” anche se, in troppi casi, si trattava di persone senza titoli necessari, incompetenti o non preparati come altri assunti in precedenza. Per favorire l’assunzione di questi, infatti, moltissimi lavoratori venivano licenziati in tronco. Nella maggior parte dei casi, la non preparazione di questi neo assunti comportava servizi scadenti in settori delicatissimi come l’assistenza ai disabili, ai minori, nelle colonie. E se qualche ditta vincitrice storceva il naso, venivano messe in atto anche altre “pressioni”. Come nel caso di Tindaro Giuttari, per cui si è profilato anche il reato di violenza privata contro Cappadona e Pontillo. Secondo gli inquirenti, infatti, avrebbe spinto proprio Pontillo ad appoggiare la sua coalizione politica con la minaccia di ostacolarne la vittoria in un appalto. (Veronica Crocitti)

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