Si mette in moto la fabbrica del freddo in Eurasia, che inverno sarà?

Si mette in moto la fabbrica del freddo in Eurasia, che inverno sarà?

Daniele Ingemi

Si mette in moto la fabbrica del freddo in Eurasia, che inverno sarà?

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venerdì 16 Ottobre 2020 - 15:15

Ecco gli indici climatici che condizioneranno il prossimo inverno 2020/2021

Sappiamo bene che le previsioni del tempo non possono andare oltre la soglia limite delle 72 ore. Solo in determinate circostanze, di piena stabilità atmosferica, come ad esempio in estate, quando l’anticiclone si posa sul Mediterraneo, si può andare oltre la soglia delle 72 ore. Eppure oggi, grazie ai tanti progressi fatti dalla meteorologia, e soprattutto alla sempre più corposa “letteratura scientifica” accumulata negli ultimi decenni, è possibile studiare e monitorare i vari indici climatici per capire, in anticipo, come si potrà comportare una stagione. Stavolta non parleremo di una previsione, bensì di “tendenza”. Essa ci farà capire quale potrebbe essere il pattern atmosferico dominante sull’intero continente, in base alle anomalie di pressione e temperatura attese nel lungo termine.

Quest’anno la stagione invernale rischia di essere pesantemente influenzata da due importanti eventi atmosferici, come la “Quasi Biennial Oscillation“ e il fenomeno di “La Niña”, sull’oceano Pacifico. La “Quasi Biennial Oscillation” mette in evidenza l’oscillazione dei venti zonali equatoriali a livello stratosferico che variano alternativamente la loro direzione, spirando sia da Est (“Easterlies“) per provenire successivamente da Ovest (“Westerlies“), secondo un periodo che in media dura circa 28-29 mesi. Tale variazione non è sempre regolare, tanto da poter variare dai 20 ai 36 mesi. Secondo recenti studi i venti che spirano a livello stratosferico sopra l’area equatoriale subiscono periodici mutamenti che si propagano gradualmente fino alla parte più bassa della stratosfera, raggiungendo i confini più elevati della troposfera, che tra la fascia tropicale e quella equatoriale può superare i 16 – 18 km di altezza.

Analizzando la “QBO” alle quote più elevate (tra 10 e 20 hPa) si possono ottenere significative informazioni sulle correlazioni climatiche contemporanee, mentre effettuando misurazioni ai livelli più bassi (70 hPa) è possibile effettuare una tendenza climatica a più lungo termine, spingendosi oltre i 4 o 5 mesi. Se a ciò aggiungiamo un indice “NAM” (dall’inglese “North Annular Mode”) positivo, che rischia di sforare la soglia limite, notiamo come questa stagione invernale, almeno nella prima parte, potrebbe faticare a decollare nella parte iniziale.

L’estensione del manto nevoso sull’Eurasia. Fonte NOAA

L’indice “NAM” in fase positiva, in genere, accompagna un notevole ricompattamento del vortice polare in sede artica, il che comporterebbe una intensificazione delle umide correnti oceaniche alle medio-alte latitudini, con la ripresa di un alto indice zonale e la rigenerazione del ramo principale del “getto polare”, con diversi “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto”), specie fra l’Asia centrale, la Cina, il Giappone, il Pacifico settentrionale, il nord America e l’Atlantico settentrionale.

Ciò dovrebbe inibire l’avvento di importanti ondate di freddo verso la fascia temperata, mentre l’aria gelida rimarrà confinata oltre il circolo polare artico e le alte latitudini, interessando principalmente il Canada, la Groenlandia, la Lapponia e la Siberia settentrionale. In realtà la presenza di una “QBO+”, da sola, non basta per affermare sin da ora che “sarà un inverno mite”.

Anzi quest’anno ci sono tanti fattori più che favorevoli, a cominciare dalla “Nina” che potrebbe, col tempo, favorire grossi riscaldamenti stratosferici in sede artica, con conseguenti fasi di destabilizzazione del vortice polare e ondate di freddo pronte a scivolare fino al Mediterraneo. Il futuro inverno 2020/2021 non dipenderà certo solo ed esclusivamente dal segno della “Quasi Biennial Oscillation“. La probabilità di avere notevoli riscaldamenti nell’Artico aumentano notevolmente in prossimità di QBO- e minimo solare e di QBO+ e massimo solare. Nei due casi rimanenti, QBO- e massimo solare e QBO+ e minimo solare, tendono invece a prevalere configurazioni di stampo zonale per buona parte del periodo invernale.

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