“Il mare vetrato” di Giuseppe Finocchio. Passione marina nei versi

Come un’istantanea d’ombre ingiallite dall’autunno ma anche come una sinestesia dolce, ricordo e presente, vissuto e proiezione: questi fili legano la libertà di questa nuova silloge di Giuseppe il “Mare vetrato” edito dalla Pungitopo editrice di Gioiosa Marea e finito di stampare nel Marzo 2014 con prefazione di Maria Gerace seguito alla silloge giovanile “Versificare invernale” edita dal Gabbiano di Maria Froncillo Nicosia.

La stessa Gerace così si esprime nella prefazione “Poesia è il sentimento di cui il poeta si nutre e, al tempo stesso, il canale attraverso il quale trasmette al lettore il suo messaggio emozionale. I versi di Finocchio prediligono una dimensione intima e intensa che ripiega verso l’interno, tramutando il poeta in un chirurgo che indaga i sintomi “della malattia” che affligge la propria anima, per risalire alla causa prima, e in un naufrago in balia della memoria. “ È la notte la dimensione temporale intima e prediletta per questi versi così come il mare al di là del vetro crea una continua osmosi tra esprienza vissuta, sguardi, simmetrie ed asimmetrie del sentire, ma anche metamorfismi verbali e continui rinnovamenti che superano lo stritolamento del tempo, eternati nella corona dei versi. Il poeta ci conduce con un ritmo incalzante dentro il filo rosso della storia narrata sul quale è un equilibrista o si sofferma nel mescolamento delle parti, nel trattenere una passionalità vermiglia che finisce per tingersi di placidi sentori affettivi. Il verso restituito così come le vicende condivise, sminuzzate dentro un fiorire un annodarsi di immagini cinetiche ma anche sinestesie complesse e crescenti. Il mare, che ha una tipicità legata all’area dello Stretto ma si colora d’improvviso anche di trabucchi lontani è, come già espresso nel titolo, potentemente protagonista scisso in innumerevoli e mutevoli sfaccettature: è cornice, densità di sequenze, spunto lessicale, metafora della storia e dell’amore, accoglienza e respingimento, rosseggiare ed impallidire lunare, eccesso di luce o diradarsi d’ombre.