Panico e rabbia tra la gente: “Perchè nessuno ci ha informati?”

Panico e rabbia tra la gente: “Perchè nessuno ci ha informati?”

Giovanni Passalacqua

Panico e rabbia tra la gente: “Perchè nessuno ci ha informati?”

sabato 27 Settembre 2014 - 17:57

Nè le forze dell'ordine né i Vigili del fuoco hanno saputo dare indicazioni ai cittadini. Le comunicazioni da parte delle istituzioni si sono limitate a qualche consigllio informale sui social network. E adesso si teme che l'evento possa ripetersi con conseguenze ancora più drammatiche

“Ho visto l’incendio per puro caso, passando da Archi. L’aria era irrespirabile, e nonostante i palazzi si vedevano, altissime, le fiamme”. Giuseppe Saraò è uno dei testimoni del drammatico evento di stanotte. “Mia madre abita lì, e dormiva. Non sapeva nulla di ciò che stava succedendo, né dei pochi e tardivi consigli arrivati dalle autorità. Sono stato io a svegliarla e ad avvertire gli altri”. Giuseppe ha anche contattato le forze dell’ordine: “I Carabinieri non hanno saputo fornirmi alcuna indicazione utile, se non quella di rivolgermi ai Vigili del fuoco, che mi hanno consigliato, se ne avevo la possibilità, di scappare e di avvertire più persone possibili. Io non potevo conoscere la gravità della situazione, non sono un tecnico. Tutto ciò che sapevo era che un gigantesco incendio divampava proprio dietro le case della gente, e molti di loro erano anziani. Chi ci ha avvertito? Chi ci ha spiegato cosa dovevamo fare? E, a chi non ha la possibilità di connettersi a internet, chi ha pensato?”

Su facebook come nei discorsi tra la gente i motivi dominanti sono due: la paura che l’evento possa ripetersi in futuro, con conseguenze ancora più drammatiche, e la rabbia per il modo in cui le istituzioni hanno gestito la vicenda. Pochissime informazioni, e il terrore che cresce porta a riversarsi nelle strade, scappando lontano, non importa dove. “Milazzo era intasata” – racconta Fabrizio Andaloro – “andavano tutti verso Barcellona e Calderà, oppure prendevano l’autostrada. Ai caselli la coda era lunghissima. Non ho mai visto un simile esodo”.

E lo stesso fenomeno ha interessato i paesi della Valle. Laura Mazza abita a Pace del Mela: “Mi trovavo già a letto, quando ho sentito parecchi rumori insoliti dalle case dei vicini, già allertati da parenti e amici, e le macchine avevano invaso le strade. In quel momento mi ha contattata mio zio, che ci ha avvertito dell’incendio e ci ha consigliato di scappare. Una volta in strada, abbiamo capito che in tantissimi avevano preso la stessa decisione. Era l’una e mezza, e le macchine si accalcavano ai distributori di benzina. La situazione è andata avanti tutta la notte, finché non abbiamo avuto notizie attendibili. Nessuno ci ha informati, nessuno ci ha comunicato qualcosa. É ridicolo che, con una bomba in zona, la gente venga allertata tramite il passaparola. Senza le dovute informazioni, è normale che il panico sia l’unica guida”.

In un comprensorio da anni al centro di aspre polemiche sulle conseguenze delle attività industriali per l’ambiente e per la salute, l’incendio di stanotte alimenta ulteriore sfiducia nei confronti delle istituzioni che dovrebbero tutelare i cittidani. “Alcuni amici di mio fratello, impiegati alla raffineria, dopo essersi resi conto dell’accaduto sono scappati con lui” – racconta ancora Giuseppe, – “di fronte a questo, un cittadino qualunque come me si preoccupa seriamente. Se poi ti viene consigliato di barricarti in casa, e fuori dalla finestra una immensa nube di polveri sottili invade il tuo quartiere, ti viene anche il dubbio che ti stiano prendendo in giro. Le persone che abitano a ridosso della raffineria devono già sopportare gli odori delle emissioni e le loro ben più gravi conseguenze sulla salute. Cosa costava spiegarci, magari con uno di quei megafoni che girano tanto durante le campagne elettorali, come dovevamo comportarci? Perchè i cittadini sono sempre l’ultimo pensiero delle istituzioni?”

Giovanni Passalacqua

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