“I giocatori” di Enrico Ianniello, il Teatro necessario

Napoli, quattro amici: un barbiere (Luciano Saltarelli) che teme di essere abbandonato dalla moglie, un dipendente di un cimitero (Enrico Ianniello) innamorato di una prostituta ucraina, un attore fallito (Tony Laudadio) afflitto da cleptomania e vuoti di memoria, un vecchio professore di matematica (Renato Carpentieri) manesco e succube della figura paterna. La casa del professore come “famiglia”, spazio vitale per anime alla deriva, centro nevralgico di un’azione che si nutre di illusioni, amarezze, azzardi, preghiere ed utopie. Compiere un’impresa sensazionale come unico obiettivo di una vita; raggiungere così l’agognato riscatto dopo tristi percorsi individuali mortificati da limiti caratteriali e situazioni contingenti.

Dal testo originale dello spagnolo Pau Mirò, “I giocatori” di Enrico Ianniello (traduttore, regista ed interprete dell’opera) riesce a parlare del nostro presente attraverso una commedia combattuta tra il comico, il grottesco e la satira sociale: mille aneddoti si affastellano giocosamente sulla scena tra un sorso di brandy e la preparazione del caffè in una narrazione sempre serrata. L’opera di Ianniello possiede la classica verve teatrale partenopea figlia dell’opera di De Filippo e, più recentemente, di Servillo, vantando inoltre illustri legami con Beckett e Pinter: in una commedia che assume toni da noir nelle imprevedibili scene finali, guizzi, intuizioni e semplici espressioni dialettali rendono perfettamente il tono di una vita esaltata da piccole gioie come una partita a carte degli esiti scontati o un confronto inaspettato con ricordi e paure. “Siamo quattro invisibili” dichiara candidamente Renato Carpentieri alla vigilia dell’evento che potrebbe sconvolgere l’esistenza dei quattro amici, affermazione che non è possibile capovolgere o contrastare: i giocatori sono infatti a pieno titolo dei fantasmi invisibili in una società che non ha esitato ad emarginarli al primo errore commesso.

Straordinaria la prova dei quattro protagonisti, affiatati sul palcoscenico ed abili nel ricreare un’atmosfera intima con gesti appena accennati, con la semplice forza di uno sguardo stralunato o di un’espressione colorita. In una scena spoglia che si avvale di pochi oggetti e di un sapiente gioco di luci, “I giocatori” mettono in scena un’opera corale che travalica le dinamiche di un gruppo di amici riuniti nella cucina di un vecchio professore per confrontarsi direttamente con le tensioni e le ansie di una metropoli moderna: Ianniello firma un lavoro che emoziona per l’autenticità dei sentimenti e l’eleganza della scrittura, tradotta ed adattata con la maestria di un ottimo artigiano (Premio Ubu 2013 come Miglior testo straniero) ed interpretata con la sapienza del vero artista.

Domenico Colosi