Tangentopoli e “3 Suicidi Eccellenti”: l’eterna farsa del potere

Tangentopoli e “3 Suicidi Eccellenti”: l’eterna farsa del potere

Redazione

Tangentopoli e “3 Suicidi Eccellenti”: l’eterna farsa del potere

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martedì 10 Febbraio 2015 - 10:18

In scena dal 12 al 15 l’amara commedia di Fabrizio Coniglio e Mario Almerighi con la partecipazione di Bebo Storti. La rappresentazione si avvale esclusivamente di documenti, dichiarazioni e perizie ufficiali per indagare uno dei momenti più oscuri della storia repubblicana.

Dal 12 al 15 febbraio sarà in scena al Vittorio Emanuele “Suicidi?” Tangentopoli in commedia, adattamento teatrale tratto dal libro di Mario Almerighi3 suicidi eccellenti”, con Fabrizio Coniglio e Bebo Storti. In piena Tangentopoli due comuni cittadini italiani, giocando a fare gli ispettori, indagando su “3 suicidi eccellenti” di quel periodo: Castellari, direttore generale degli affari economici del Ministero delle Partecipazioni Statali e consulente dell’Eni, Cagliari, presidente dell’Eni e Gardini, capo indiscusso della Montedison e maggior azionista dell’Eni.

Perché le scene dei suicidi sono state alterate? Perché Castellari, Cagliari e Gardini si uccidono proprio il giorno in cui dovrebbero incontrare i magistrati? Hanno tutti e 3 un forte legame con l’Eni. È solo una coincidenza? Il sistema uccide chi all’improvviso diventa inaffidabile? Non verrà data presuntuosamente la soluzione a questi quesiti, ma si insinuerà nello spettatore, con le testimonianze, gli interrogatori, le analisi compiute sul luogo del delitto, le perizie e le autopsie, il dubbio che questi suicidi possano forse essere anche degli omicidi, senza cadere nella retorica, ma usando l’ironia e la forza teatrale della rappresentazione. Nulla di ciò che viene rappresentato è inventato ma è tratto da documenti, dichiarazioni e perizie ufficiali, raccolte con minuziosa scrupolosità dal presidente del tribunale di Civitavecchia Mario Almerighi. Lo spettacolo “Suicidi?” è infatti tratto dal libro “3 Suicidi Eccellenti” di cui Almerighi è l’autore. Ma perché riattraversare quel periodo? Perché riparlarne? Tutti sanno che era uso comune, in quegli anni, il “sistema” delle tangenti; il favore all'amico di partito, al sodale, alla persona “vicina” per ideologia e per appartenenza.

Una mafia che si stringe attorno all’idea di Patria, ma che poi fa spreco di denaro pubblico. Una classe dirigente e politica che ha perso, se mai l’ha avuto, il senso dello Stato, del “servire il popolo” ma che è invece terrorizzata dal perdere i propri privilegi, dal veder svanire il potere con i privilegi. E così montagne di danaro pubblico vanno in fumo fra gli anni settanta e gli anni novanta, indebitando lo Stato, e quindi i cittadini italiani per i prossimi decenni a venire. Riattraversare quel periodo con queste tre vicende è dunque un modo per capire che cosa è il nostro Paese oggi e cosa continuerà ad essere negli anni, se questo “sistema” non verrà smantellato.

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