L'ex presidente del consiglio comunale respinge le accuse di illegalità durante il suo mandato e lancia il j'accuse all'amministrazione Accorinti
E’ stato il giorno di Emilia Barrile, ieri, al processo Terzo Livello, che riguarda in gran parte proprio il suo mandato di presidente del consiglio comunale durante l’Amministrazione Accorinti. Sul banco degli imputati per essere esaminata dall’Accusa, dal suo difensore e dai difensori degli altri imputati, Emilia Barrile è andata a ruota libera fino alle 16 e oltre, fatta eccezione per una piccola pausa tra le 14 e le 15, poi si è sottoposta alle domande più spinose dei Pubblici Ministeri – in aula erano in tre – e dei difensori degli altri imputati, in particolare di Marco Ardizzone e Tony Fiorino. Erano quasi le venti, ieri sera, quando la Corte (presidente Silipigni) ha aggiornato l’udienza al prossimo 3 settembre e l’aula bunker si è finalmente svuotata.
Nel lunghissimo esame condotto dall’avvocato Salvatore Silvestro, suo difensore sin dal giorno dell’arresto, il 2 agosto 2018, la Barrile ha difeso strenuamente tutto il suo operato, rivendicando soprattutto la legittimità delle sue azioni, dei suoi rapporti sia con gli uffici comunali che con gli interlocutori privati che sono al centro dei sospetti della Procura, dal costruttore Pergolizzi a Sergio Bommarito della Fire. Passando ovviamente per gli affidamenti alle coop a lei direttamente riconducibili e i rapporti con Angelo Pernicone e il padre, anche loro attivi con sigle e coop, “rei confessi” di essere organici al clan di Santa Lucia sopra Contesse.
Tra una risposta alle domande dell’avvocato Silvestro e una lunga digressione, nel difendersi l’ex esponente del Pd poi transitata a Forza Italia ha lanciato non poche accuse politiche alla Giunta Accorinti. In buona sostanza più di una volta per giustificare i propri interessamenti in vicende burocratiche ed amministrative, su sollecitazione dei soggetti esterni, la Barrile ha spiegato che in tanti si rivolgevano a lei perché i rappresentanti dell’Amministrazione Accorinti allungavano oltre modo i tempi di definizione degli iter amministrativi, riportavano le delibere in aula perché vi era qualche errore, non erano capaci insomma di sostenere i compiti a loro demandati.
Quindi quando usava i termini “accelerare”, spiega la Barrile, intendeva riferirsi alla necessità di riportare i termini nella normalità, visto che erano allungati dalla scorretta azione degli esponenti accorintiani. A sentire la stessa Barrile, però, qualcosa Accorinti l’avrebbe fatta e anche in tempo utile. L’ex presidente del consiglio comunale ha infatti ricostruito la vicenda delle coop, spiegando che la Universo e Ambiente esisteva da tempo e soltanto con l’amministrazione Accorinti ha avuto gli affidamenti. Affidamenti legittimi.
Sui rapporti con la coop di Pernicone e con l’iter edilizio incriminato, la Barrile risponde rivendicando ancora un volta la legalità del proprio operato. “Non avevo rapporti da molti anni con i Pernicone, fino a quando non mi contattò Angelo per la faccenda degli affidamenti dei servizi allo stadio”. Niente di illegittimo neppure per il “palazzo” di via Cesare Battisti: “non avevo interessi diretti”.
Ha chiesto assunzioni? Sì, la Barrile lo ammette, ha segnalato nomi di ragazzi, ma non ha mai fatto pressioni e non lo ha fatto per interesse personale. Non ha mai abusato del suo potere, ma si è sempre interessata per tutte le faccende che gli venivano sottoposte. La sua segretaria rispondeva a tutti, muoversi negli uffici comunali non è semplice per nessuno, e lei da esponente politica ha sempre risposto e cercato di agevolare quanto meno il contatto tra chi aveva una necessità e i titolari delle pratiche. Normale prassi politica, come quella che tutti fanno, mica soltanto lei, ha rivendicato la Barrile. Certo che sperava in un “ritorno” politico. “Ma se mi avessero votato tutti quelli ai quali ho risposto..” dice la Barrile, che respinge al mittente le accuse di aver raccolto coscientemente i voti di pregiudicati: “Non conosco Carmelo Pullia, non so chi sia Marcello Tavilla”.
Dopo aver sviscerato a lungo tutti i suoi rapporti, aver negato di aver chiesto soldi a Termini, aver svelato di aver “scaricato” Termini, a metà del mandato, perché i rapporti con l’ex ad dell’Amam si erano deteriorati “gli piacevano troppo i riflettori”, l’avvocato Salvatore Silvestro lascia la sua cliente ai tre pubblici ministeri, che però le rivolgono appena un paio di domande. I magistrati la interrogano soprattutto sul significato di alcune frasi delle sue conversazioni telefoniche intercettate, in particolare sul perché il commercialista Marco Ardizzone la invitasse ad essere cauta al telefono “ho sempre parlato alla luce del sole, forse per questo rischio fraintendimenti”, dice La Barrile.
E’ buio quando alla “pasionaria” dell’amministrazione Accorinti viene concesso di lasciare il banco. Per il suo difensore il grosso del lavoro è tentare di demolire in particolare l’accusa di associazione a delinquere, la più pesante di quelle contestate alla Barrile. Si torna in aula il prossimo 3 settembre, con in calendario l’esame di un altro imputato eccellente, il manager pubblico Leonardo Termini. Che nel frattempo ha cambiato difensore, revocando l’incarico all’avvocato Nunzio Rosso – che resta nel collegio difensivo come patrocinatore di Francesco Clemente – e affidandosi all’avvocato Fabio Repici.
Innocente fino a sentenza definitiva. In questo processo mi devono.spiegare come si passa u mari chi zoccoli ? così risparmio di pagare il biglietto.