Una Mannino "Terrybilmente divagante" delizia il pubblico di Tindari

Una Mannino “Terrybilmente divagante” delizia il pubblico di Tindari

Giuseppe Giarrizzo

Una Mannino “Terrybilmente divagante” delizia il pubblico di Tindari

giovedì 09 Agosto 2012 - 17:35

La palermitana fa il tutto esaurito a Tindari. Risate ad ogni battuta e applausi a scena aperta per il popolarissimo volto di Zelig.

Stereotipi o grandi verità? Per la Mannino non ci sono dubbi: settentrionali e meridionali stanno su due pianeti diametralmente opposti. Modi di vivere, di fare e di pensare totalmente agli antipodi, suddivisi nelle due “macrocategorie” del cibo e del tempo: dal veloce brunch dei milanesi all’esagerato pranzo domenicale delle famiglie siciliane “lungo due giorni: uno per mangiare, l’altro per digerire”. Dai ritmi frenetici e convulsi dell’operosa capitale economica italiana a quelli blandi della calda e pigra Sicilia. Nelle parole di Teresa c’è un pezzo di storia italiana. Una storia sentita e vissuta tante volte che, dietro l’umorismo pungente, dissacratorio e a tratti sboccato della comica siciliana (senza tuttavia scadere mai nel volgare), rivela l’identità eterogenea e multipla di una nazione che al netto delle differenze culturali pare unita solo dalle carte geografiche. Al centro dello spettacolo “Terrybilmente divagante” portato in scena mercoledì al teatro antico di Tindari da uno dei volti più noti di Zelig c’è tutto il classico repertorio di situazioni e aneddoti che demarca il confine antropologico tra terroni e polenti, al di là del quale la sicilianissima Teresa, trapiantata nella fredda e grigia Milano, si ritrova a fare i conti con il suo traballante spirito d’adattamento: “un anno di pianti e sette di analisi” scanditi da lunghe file ai semafori, da metrò puntualissime al limite dell’incredibile e da fiumi di gente sempre di corsa. “E per andare dove poi? A lavorare … cose da pazzi!”. Al di qua del confine rimane invece la sonnolenta Sicilia con i suo vizi, i suoi difetti, la sua genuinità e le famiglie patriarcali come la sua, con “ventidue cugini che si chiamano tutti allo stesso modo”.Teresa racconta due facce diverse della stessa nazione, e lo fa con la leggerezza e l’ironia disincantata acquisita nei tanti anni di gavetta in tv e a teatro. Prende in giro se stessa e il pubblico, scherza sul rapporto morbosamente affettivo degli italiani nei confronti del cellulare e sulla difficile convivenza tra universo maschile e femminile. Due ore piene a ridere di gusto in compagnia di una Terry davvero divagante: pubblico soddisfatto e applausi a scena aperta. Con lo spettacolo della Mannino il teatro greco di Tindari si conferma in pieno crocevia dell’umorismo di qualità.

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