La seicentesca "Fontana di Gennaro" tra le erbacce

La seicentesca “Fontana di Gennaro” tra le erbacce

Sara Faraci

La seicentesca “Fontana di Gennaro” tra le erbacce

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sabato 02 Febbraio 2013 - 11:53

Erbacce incolte si avvinghiano alla "Fontana di Gennaro", scolpita da autore ignoto nel 1602 e collocata all'incrocio tra la via XXIV Maggio e il Corso Cavour. Il monumento, sopravvissuto al cataclisma del 1908 e restituito alla città dopo il restauro conclusosi nel 1932, offre un altro esempio di degrado e noncuranza verso il patrimonio artistico - culturale di Messina

E’ un esempio del degrado messinese quello che si presenta osservando la “Fontana di Gennaro” ubicata nel piccolo spiazzo che separa Corso Cavour da via XXIV Maggio. Ha le fattezze di una scultura seicentesca ed è letteralmente assediata da erbacce e sterpaglie incolte.

Uno spettacolo che non rende giustizia al retaggio culturale della nostra città dimostrando noncuranza e menefreghismo verso uno dei suoi ultimi baluardi e sconcertando turisti e croceristi che affollano la centralissima zona, teatro della vergognosa incuria.

La statua o meglio, le condizioni di incuria in cui sembra essere stata dimenticata mostrano ben scarso rispetto nei confronti delle risorse artistico – culturali cittadine ma soprattutto una imperdonabile mancanza di consapevolezza degli sforzi compiuti per preservarle.

E infatti, la “Fontana di Gennaro” è una delle poche opere superstiti a seguito del devastante terremoto del 1908 che rase al suolo la città. Il complesso scultoreo, che ritrae il giovane Acquario seduto su un globo che rappresenta il mondo o forse la sfera celeste e circondato dalla fascia dello Zodiaco, subì pesanti mutilazioni a causa del sisma che imposero la sua rimozione. Solo un restauro conclusosi nel 1932 permise di restituirlo alla città, collocandolo nel luogo in cui si trova attualmente.

La vicenda del monumento, conosciuto anche con il nome di “Fontana dell’Acquario” proprio per via del giovane che vi è raffigurato, lancia l’ennesimo messaggio ai cittadini, chiamati per primi a contribuire alla valorizzazione del loro territorio.

8 commenti

  1. Mica c’è solo quella povera fontana in quella situazione?

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  2. L’unica cosa buona che era rimasta in zona era la focacceria La Rocca.
    Anche quella è sparita, travolta dagli anni e dalle fatiche.
    Non si pò chiù manciari mancu un pezzu i fucaccia chi sacramenti.
    Giuseppe Vallèra.

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  3. fa parte di quelle politiche di marketing pubblico proprie di una città turistica, meta mondiale, come messina.

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  4. ART.21 COSTITUZIONE. Vi faccio rivivere uno squarcio della nostra magnifica storia,la Urbs Messana del seicento,il secolo della fontana di Gennaro. Città floridissima per il gran numero di vascelli che partono
    dall’Inghilterra,Fiandre,Francia per il Levante e poi passano di qui,comprano e vendono mercanzie. La città è quasi una repubblica indipendente,governata da una ricca e illuminata borghesia,il commercio del porto è alimentato dall’industria della seta,con i suoi broccati e damaschi. Messina non risente della crisi che colpì gli altri porti del Mediterraneo,si continua a commerciare con la Turchia,la Toscana,Genova,la Francia,l’Inghilterra,le Fiandre,Palermo. Si vendono i nostri prodotti tipici,velluto liscio,lana d’argento, ondiato e tirzinello,cotone,la pece,il vino,l’olio,le nocciole,lo zibibbo. Si importa e si rivendono il corallo,lo stoccafisso,il formaggio inglese,quadri ed arazzi fiamminghi. Al posto della severa cortina di mura fortificate,lungo il fronte del porto,vede la luce la costruzione di una serie compatta e continua di eleganti palazzi,un superbo teatro urbano,che incanta gli occhi dei forestieri allorché giungono,una delle sette meraviglie di quel mondo,la PALAZZATA. La fontana di Gennaro sarebbe opera di Rinaldo Bonanno,quest’opera venne edificata grazie al volere dei senatori di quel tempo,che furono Paolo Adornetto,Antonio Cesare Aquilone,Pietro Arena, Pietro Del Pozzo,Giuseppe Stagno D’Alcontres,Carolus Ventimiglia. I loro nomi e la data di costruzione furono incisi su di una lapide, distrutta dal terremoto,che era posta sul fronte del vicino palazzo Brunaccini. La fontana dell’Acquario,intesa popolarmente di Gennaro(viene chiamata Gennaro perché sembra che sia il nome della famiglia messinese che finanziò l’opera, o anche chiamata Innaru, nome derivante da Jannò o Giano, divinità pagana a cui si dedicavano, in epoca romana, le porte della città.). Fu sistemata all’incrocio tra il Corso e la via del Collegio: era accostata alla testata di un irregolare fabbricato e volta verso Mezzogiorno. Lo storico messinese Caio Domenico Gallo,negli Annali della città di Messina,scrive in proposito che ” nell’entrare del nuovo anno 1602 si eresse il bellissimo fonte di marmo nella piazza della parrocchiale di S. Antonio dettà di Jannò con la statua ragguardevole dell’Acquario seduto sul Zodiaco “. Di semplice e classica fattura, la fonte si eleva su un basso basamento e si compone di una vasca ottagonale in marmo rosa, dalla quale si erge un piedistallo che regge la statua di un giovane acquaiolo (Acquario) seduto su un globo decorato da una fascia con i segni dello zodiaco. Il segno zodiacale è, quindi, raffigurato sotto forma di giovane nudo dalle fattezze atletiche che regge due anfore; l’acqua fuoriusciva, fino al 1870, da quattro mascheroni posti alla base del globo e dalle due brocche sostenute da Acquario. Mi auguro che le erbacce e le sterpaglie incolte ricoprano totalmente questo squarcio della nostra STORIA, non meritiamo di ammirarla.

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  5. l’ho vista in condizioni peggiori, e, comunque fate bene a segnalare. Ma intere strutture pubbliche marciscono nell’abbandono più totale.
    Una sana amministrazione e un consiglio comunale all’altezza potrebb restiyuire alla Città di messina l’orgoglio perduto.

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  6. i giardinieri hanno da fare in altri”giardini”se esistono giardinieri a Messina!!

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  7. Peppe Vallera ahahaha

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  8. La punta di un iceberg del malgoverno presente a Messina, colpa di tutte le amministrazioni che si sono succedute nel tempo. Una volta Messina era una bella e ridente cittadina. Oggi, grazie anche alla maleducazione ed inciviltà di molti messinesi, oltre alla pessima amministrazione, è diventata una terra di conquista.

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