Intervista ad Aldo Pintaldi: «Io, fotografo sotto le bombe del ‘43»

Intervista ad Aldo Pintaldi: «Io, fotografo sotto le bombe del ‘43»

Intervista ad Aldo Pintaldi: «Io, fotografo sotto le bombe del ‘43»

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domenica 05 Agosto 2012 - 09:34

Il professionista, classe 1928, testimone da oltre mezzo secolo di vicende messinesi, racconta a Tempostretto.it il suo amore per la fotografia, nato, quasi settant’anni fa, quando immortalò, su una collina di Messina, le fortezze volanti degli anglo-americani che bombardavano la città. Recentemente una sua foto degli anni ’50 è stata battuta all’asta tra i grandi della fotografia e prossimamente una mostra antologica ne celebrerà l’indiscusso valore.

C’è una parte di Messina fatta di ricordi, di sensazioni e c’è una parte di messinesi che quei ricordi, quelle sensazioni li hanno vissuti sulla propria pelle. La storia che raccontiamo oggi è quella di un messinese che, incurante del pericolo, decide di fotografare la sua città sotto i bombardamenti. È il 1943 e, a soli 14 anni, Aldo Pintaldi – è lui il protagonista della nostra storia – inizia proprio così la sua carriera di fotografo, protrattasi poi per oltre sessanta anni durante i quali ha immortalato episodi, vicende e personaggi della società e del costume della città dello Stretto. Tra i primissimi reportage compiuti da poco più che bambino c’è quello in cui sono ritratti alcuni scorci dell’istituto nautico “Caio Duilio”. La scuola, costruita sotto il fascismo, era (ed è) in prossimità della zona industriale di Messina, area tra le più colpite dai bombardamenti angloamericani e il preside del tempo, prof. Ricca, voleva che si conservasse almeno il ricordo dell’istituto se questo fosse stato distrutto. L’impresa di trovare un fotografo in quel frangente non era certo agevole dato che i più erano sfollati. Non Aldo Pintaldi che accetta di assolvere a questa richiesta. E negli scatti si vedono immortalati l’esterno e l’interno del plesso e, nel salone principale, le figura del Re e di Mussolini. Nel frattempo proseguono gli attacchi delle forze anglo-americane su Messina e Pintaldi (dopo essersi incamminato a piedi verso la città da Piano Torre presso Spartà, dove tuttora risiede) con una Voigtländer Brillant ereditata dalla mamma e, a rischio della propria vita, fotografa dalle colline della zona Nord di Messina, oggi via Panoramica Dello Stretto, le fortezze volanti mentre bombardano la città. Abbiamo incontrato Aldo Pintaldi negli scorsi giorni per farci raccontare, a distanza di quasi settant’anni, quali sono i suoi ricordi. Da dove ha scattato esattamente queste foto?

«Queste foto le ho scattate dalla collina dove sorge la Chiesa di Pompei. Le bombe cadevano a grappolo e lo spostamento d’aria era così forte che ad ogni scoppio ero buttato a terra».

Non aveva paura?

«A quell’età non si ha paura. Si è incoscienti. Scappavo in città per spirito di avventura, volevo vedere cosa succedeva. Lo spettacolo che ho visto da là non lo vedrete mai più, speriamo. Certamente ora non ci sarei andato…».

Cosa fece, in seguito, quando gli anglo-americani occuparono Messina?

«Gli occupanti scelsero me per fotografare ciò che facevano a Messina e io conservo ancora centinaia di foto dell’occupazione con ufficiali e soldati in posa vicino ai monumenti della città. Fare foto era proibito se non si aveva un permesso speciale…».

Ricorda qualche avvenimento in particolare successo in quei mesi?

«Ricordo uno spiacevole episodio avvenuto in quei giorni: l’uccisione di un soldato inglese da parte di altri suoi commilitoni. Il suo corpo giaceva in una pozza di sangue nella piazza dove sorgeva e dove sorge ancora adesso la Dogana…Poi un altro episodio che ricordo è l’esplosione di una nave carica di munizioni dopo la quale il Banco di Sicilia si ridusse ad un vero e proprio scheletro…».

Pintaldi ha un piglio fresco e lucido quando racconta di quelle giornate, rimaste così bene impresse nella sua mente. Aver fotografato quelle bombe ha significato, per lui, divenire partecipe di quella guerra, giunta fino a casa propria, e, per noi, possedere una preziosa e inestimabile fonte visiva che ci permette di valutare meglio i fatti accaduti. Pintaldi, nato e cresciuto sotto il regime fascista, non poteva non immortalare i luttuosi danni che, seppur in modo spettacolare, quegli aerei portavano. Ma continuiamo con la nostra storia: Pintaldi frequenta poi il Liceo Scientifico e continua ad interessarsi alla fotografia e in seguito, anche durante gli studi alla Facoltà di Chimica e Farmacia dell’ateneo peloritano che frequenta con brillanti risultati, dedica molto spazio alla sua passione. Dopo una parentesi all'Accademia di Modena, congedatosi da ufficiale, decide di far divenire la sua passione una professione.

In una Messina dedita alla ricostruzione dopo i danni subiti durante la seconda guerra mondiale, comincia una frenetica attività, immortalando cantieri, come quello del Duomo, gravemente distrutto dai numerosi spezzoni incendiari e riconsacrato il 13 Agosto 1947 e piccole e grandi industrie nascenti.

Negli anni ’50 il nostro diventa il primo fotoreporter della Fiera Internazionale di Messina e il fotografo della Rassegna Cinematografica internazionale che si è svolta per diverse edizioni all'interno della cittadella fieristica, all’ex Irrera a mare. Ecco allora apparire foto che ritraggono attori e attrici celebri di quegli anni: da Gassman, a Manfredi, da Sordi a Ingrid Bergman, dalla Mangano alla Loren. La rassegna, fortemente voluta –lo vuole sottolineare– da Michele Balbo, portava un grande indotto ma, come sappiamo, fu dopo pochi anni trasferita a Taormina. E Pintaldi la continuò ovviamente a seguire e, ci dice «persino i fotografi dovevano indossare lo smoking».

Nella ricca collezione fotografica di Pintaldi sono presenti anche foto che testimoniano alcuni dei matrimoni delle famiglie messinesi più note, battesimi e prime comunioni. Una di queste immortala anche la futura attrice Monica Vitti che, bambina, a Messina a seguito del lavoro del padre, riceve la prima comunione nella chiesa di S. Caterina.

Ma Pintaldi è balzato recentemente agli onori della cronaca perché una sua foto dal titolo “Cinema Apollo Messina” del 1954 è stata battuta dalla prestigiosa casa d’aste Bloombsury Auctions di Londra insieme a quelle dei più grandi fotografi del mondo come Niepce e Newton. La foto, visibile nella gallery, rappresenta un manifesto che pubblicizza il film “La Strada” di Fellini e la locandina, che in primo piano mostra il muscoloso Anthony Quinn, è montata sul cassone di una lambretta. A fare da sfondo a questo, il porto di Messina e la Madonnina. «Fu una mia idea – ci dice – quella di portare in quello spiazzo, esattamente alla fine del Torrente Boccetta, la lambretta. Volevo che si capisse subito dove avevo scattato quella foto. Di quelle lambrette ne giravano una cinquantina arrivando anche su per le colline e tutte per promuovere il film che si proiettava in prima visione al cinema Apollo».

E la fotografia oggi?

«È peggiorata –ci risponde– non c’è alcun dubbio. Il digitale produce una qualità assolutamente inferiore».

Nelle prossime settimane, per ricordare i 60 anni della sua carriera, sarà organizzata una mostra antologica con centinaia di scatti. L'evento sarà curato dal figlio Roberto, al quale il padre ha affidato la curatela di tutta la sua produzione artistica. La mostra riprenderà la storia di Messina dal ’32 al ’72, quarant’anni di immagini di uomini, luoghi e avvenimenti, che in alcune occasioni hanno raggiunto una rilevanza nazionale e internazionale. Instantanee di vita messinese, tra cultura, lavoro e società, per ricordare com'eravamo e capire come siamo diventati. Inoltre, di recente, vista la grande notorietà acquisita da Pintaldi, Domenico Gerbasi, direttore del Museo Etno antropologico del villaggio Castanea di Messina, ha deciso di intitolargli un'intera sezione della struttura. (CLAUDIO STAITI)

FOTO

Bombardamenti su Messina, 1943 (1)

Bombardamenti su Messina, 1943 (2)

Cinema Apollo Messina, 1954

IN ESCLUSIVA PER TEMPOSTRETTO.IT

Vendemmia a Piano Torre-Spartà, 1948 (1)

Vendemmia a Piano Torre-Spartà, 1948 (2)

Messina, anni ‘50

2 commenti

  1. Mario Intilisano 5 Agosto 2012 18:58

    Un messinese sconosciuto a tanti che giustamente va fatto cooscere mostrando le belle foo realizzate.
    Volevo segnalare una piccola imorecisione relativa alla foto della strada. Non si tratta di una lambretta ma di un ape piaggio che nei primi esemplari era una vespa faro basso (come quella del flm vacanze romane) cui veniva montato un cassone. Ritengo che la foto sia del 1954-55

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  2. rossetti mariano 6 Agosto 2012 09:39

    Ne avesse avuti di più Messina uomini come il dott. Pintaldi.
    Grande, modesto e bravissimo.
    Come lo si può contattare personalmente?

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