David Trio, l’energia delle idee

David Trio, l’energia delle idee

giovanni francio

David Trio, l’energia delle idee

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domenica 19 Novembre 2017 - 07:03

Ancora la musica da camera del tardo ottocento protagonista per la stagione della Filarmonica

Dopo il concerto inaugurale, ecco un altro concerto a cura della Filarmonica Laudamo dedicato alla musica da camera “difficile”. Al Palacultura si è esibito il David Trio composto da Claudio Trovajoli pianoforte, Nikita Boriso-Glebsky violino, David Cohen violoncello, che ha proposto nella prima parte i due ultimi trii per archi e pianoforte di Johannes Brahms.

Il Trio n. 2 in do maggiore op. 87 è forse il più impegnativo di quelli composti da Brahms per questo genere; nonostante parte della critica del tempo lo considerò una pagina poco ispirata, “fredda”, è ormai unanime il giudizio che lo colloca fra i massimi capolavori del genere. In particolare il primo movimento, “Allegro”, così ricco di idee, ma con un indimenticabile tema dominante, è sicuramente il brano più riuscito, e ben si comprendono le parole entusiaste spese allora dall’amica Clara Schumann: “Trovo particolarmente splendido lo sviluppo del primo tempo, dove i motivi si sfogliano uno dopo l’altro, come petali di fiore”. Anche gli altri movimenti non sono da meno, sia l’“Andante con moto”, con quel nobile tema splendidamente variato, sia lo “Scherzo: Presto”, dall’atmosfera nordica e misteriosa, sia infine il “Finale: Allegro giocoso”, in forma sonata, ricchissimo di spunti originali. Il Trio n. 3 in do minore, op. 101 assume un carattere assai diverso. La caratteristica principale di questo capolavoro, forse il più perfetto dei trii scritto dal musicista tedesco, ma poco frequentato nelle sale da concerto, è la concisione, l’estrema economia di mezzi utilizzata (dura circa sette minuti in meno rispetto al precedente). Anche in questo trio il movimento più importante è il primo, “Allegro energico” con un imponente primo tema seguito da un meraviglioso tema più melodico, e con una splendida coda. “Presto non assai”; “Andante grazioso” e “Allegro molto”, gli altri movimenti. Nella seconda parte della serata i musicisti hanno eseguito il Trio n. 1 in re minore op. 32 di Anton Arensky. Arensky è un compositore russo della seconda metà dell’ottocento, la cui opera è ormai quasi caduta nel dimenticatoio, e raramente accade che una sua composizione venga eseguita, essendo più noto invece come docente di musica, maestro tra l’altro di Rachmaninov. Tuttavia il trio eseguito, forse l’unico brano che ancora capita di ascoltare di questo compositore, è di grande interesse, e meriterebbe migliore fortuna, come hanno dimostrato gli entusiasti applausi del pubblico, che sembra abbia gradito più Arensky di Brahms. Nei movimenti “Allegro moderato”; “Scherzo: Allegro molto”; “Elegia: Adagio”; “Finale: Allegro non troppo”, il trio ha nel movimento lento il suo centro gravitazionale, un’elegia che ha quasi il carattere di una marcia funebre – d'altronde il trio fu composto in memoria dell’amico violoncellista Karl Davydov – con un bel tema dolente ed espressivo, richiamato anche nell’ultimo movimento, prima della chiusa finale. Buona la prova del David Trio, il cui pianista, Claudio Trovajoli, ha presentato i brani che i musicisti si accingevano a suonare.

Molto energica l’esecuzione dei trii di Brahms, ove i violini hanno forse talora ecceduto nel “forte”, mentre il pianista ha dato ottima prova di sé soprattutto nel primo Trio, che presenta una partitura riservata al piano assai ricca e di natura concertante. Nonostante la notevole durata e difficoltà del programma proposto, il Davd Trio ha bissato con la splendida Elegia dal Trio di Anton Arensky.

Giovanni Franciò

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