La riflessione: il paradosso? “L’indennità di respiro"

La riflessione: il paradosso? “L’indennità di respiro”

La riflessione: il paradosso? “L’indennità di respiro”

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martedì 30 Agosto 2011 - 22:20

Dopo la scoperta e l’eliminazione dell’indennità di funerale per gli ex-deputati regionali, al bando anche quella prevista per i corsi di aggiornamento. A proporne, con successo, la cancellazione, il messinese Giovanni Ardizzone

Se l’indennità di funerale poteva apparire una follia dell’Ars, figuriamoci la scoperta del benefit di 7 mila euro l’anno per l’aggiornamento dell’ex onorevole. Eppure anche questa indennità esisteva, ed è costata alla Regione fior di migliaia di euro, fino a ieri, quando il Collegio dei questori, su proposta del presidente, il messinese Giovanni Ardizzone, l’ha cancellata. “Negli ultimi anni ho scoperto una serie di privilegi che mi hanno lasciato sorpreso, compreso questo dei 7 mila euro annui per l’aggiornamento destinati a chi non è più deputato, ma ne ha il diritto per tutta la vita”. Paradossalmente e cinicamente potremmo dire che, in fondo in fondo, l’indennità di funerale all’ex deputato viene pagata una volta sola……i 7 mila euro invece sono un vero e proprio vitalizio per una motivazione che definire bizzarra è un eufemismo: l’aggiornamento culturale del deputato in pensione (si fa per dire, perché gli onorevoli non vanno mai in pensione, cambiano sede della poltrona, dal Comune, alla Provincia, a Palermo, Roma, Europa, Universo mondo, Marte etc. etc.).

A prescindere dal fatto che ognuno può provvedere da sé alle proprie esigenze culturali, anzi, dovrebbe essere un dovere per chi fa politica aggiornarsi, non si capisce perché mai un “ex” debba ricevere queste somme ogni anno per sempre. A che titolo? Perché un ex deputato deve aggiornarsi a spese della Regione e un ex operaio no? E se ha deciso di non voler mai più fare politica? O di far politica senza essere pagato? Escludendo queste due ipotesi troppo fantasiose, c’è anche una terza possibilità: e se volesse restare ignorante come una capra perché obbligarlo a tutti i costi a comprarsi un’enciclopedia? Purtroppo nessun ex onorevole è obbligato a dimostrare come spende i 7 mila euro, potrebbe pure decidere di “aggiornarsi” con una vacanza alle Maldive e nessuno potrà mai dirgli niente, perché ognuno si “accultura” come vuole. Le Maldive offrono spunti di crescita intellettuale e culturale inaspettati. Infine, esiste qualcuno che verifica i risultati di questi aggiornamenti annuali, magari attraverso un test di cultura generale, un quiz, un esamino? E in caso di bocciatura iscriverli al Cepu (pagato dalla Regione, ovvio)?

Ha ragione Ardizzone quando, nel tagliare questo privilegio spiega “Abbiamo iniziato a eliminare quei benefit che giustamente colpiscono l’immaginario collettivo. La gente è arrabbiata e dico io giustamente, perché contesta l’inutilità della politica. Quando ho scoperto quest’indennità d’aggiornamento culturale mi sono chiesto io per primo che bisogno c’è di dare questi benefit che davvero danno il senso dell’inutilità della politica. Non è questa l’immagine che dobbiamo dare, una politica che nutre se stessa senza pensare alla collettività”.

Già che c’era il Collegio dei questori ha tolto anche i buoni pasto che alla Regione costavano la bellezza di un milione di euro l’anno. Anche in questo caso, quei 9 euro al giorno per il buono pasto sono un simbolo di quel che fa rabbia alla gente che si chiede: ma perché un deputato che incassa quasi ventimila euro al mese non deve pagarsi un pasto che comunque alla tavola dell’Ars non equivarrà mai come ricchezza delle portate alla mensa della Caritas? Potrà pure spendere 9 euro di tasca sua per un pranzo di pasta con le sarde, involtini alla messinese e cassata. Ma c’è di più. I 9 euro omaggio sono ogni giorno e per sempre, pertanto molti furbi utilizzavano i buoni pasto destinati agli “ex”.

Non mi stupirebbe se qualcuno avesse persino avanzato l’idea di tramandare in eredità questi benefit…. I questori hanno cancellato anche questo privilegio, e non credo proprio che, non appena in aula arriverà il provvedimento ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di votare no…… “Mi riferisco a questo quando parlo di inutilità della politica che fa arrabbiare la gente. Noi non siamo lì per mangiare a scrocco e queste immagini che diamo ci danneggiano, servono gesti chiari, dimostrazioni concrete di cambiamento”. La Sicilia ha dato l’esempio, perché il Senato, dove serviti da camerieri in livrea i rappresentanti del popolo pagano la spigola a due euro e cinquanta, ancora non ha toccato il menù alla voce “prezzi”.

E l’indennità di funerale per gli onorevoli siciliani è concessa anche nel Veneto leghista. In verità non sappiamo ancora come reagirà l’intera aula di fronte ai tagli che il Collegio dei questori ha preparato come “primo piatto” di altre analoghe portate ben più piccanti. E’ anche probabile che si faccia rientrare dalla finestra quel che è stato fatto uscire dalla porta, ma il clima è ormai da forca, si dovrebbe avere una dose di coraggio pari all’assenza di vergogna. “Noi continueremo ad eliminare gli sprechi”, annuncia Ardizzone. E’ vero che non sono questi i costi più alti della casta, perché senza dubbio le consulenze, gli esperti, gli appalti, le mazzette, fanno lievitare di gran lunga le cifre. Ma questi sono quei privilegi che fanno indignare i cittadini, sono le piccole vergogne che è inutile coprire. Sono i simboli di una politica che non vogliamo più.

Non ho alcun dubbio che nelle prossime settimane verranno fuori dai cassetti altri improbabili benefit, altre indennità improponibili e quel che fa più arrabbiare è che lo scopriamo solo adesso, come un vaso di Pandora. Se non ci fosse stato qualcuno ad aprirlo per primo forse chissà per quanto altro tempo non l’avremmo mai scoperto e sarebbero arrivati persino ad inventarsi “l’indennità di respiro”, perché un “onorevole respiro” vale molto più del respiro di un carpentiere, così come la cultura di un ex deputato vale molto più della cultura di un precario ancora in attività. Eliminare questi simboli è un gesto che fa riassaporare il piacere di poter ancora credere nella politica vera. Quella politica che, dopo i simboli, dovrà avere il coraggio e la dignità di cancellare il resto.

ROSARIA BRANCATO

4 commenti

  1. Bravo Giovanni, me ne compiaccio. Le scorse volte non ti ho votato ma stavolta in qualunque posizione ti candiderai (spero sindaco di questa città bifolca) ti voterò. Hai dimostrato di saper dare ascolto alla gente e di saper interpretare gli stati d’animo. Con le dimissioni dal doppio incarico hai anticipato i tempi (mentre il barcellonese ancora nn molla l’osso). Hai fatto respirare un po di cultura a questa città di papponi col tuo precedente incarico. Hai fatto tante cose ma tante altre ne potevi fare… e ne potresti fare. Continua a togliere i benefit e la gente ti ringrazierà, come e più di prima. Tanto fra i tuoi colleghi ognuno pensa per se. E’ ora di cambiamento.

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  2. alla vergogna non vi è mai fine.solo che questi “onorevoli”( di chè?) hanno la faccia di bronzo e non arrossiscono mai nemmeno al poveraccio che ha fame ed al quale vanno a “rapinare” il voto con promesse impossibili.Popolo è ora di svegliarti,e con i forconi rincorrere questa gentaglia.

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  3. Leggendo l’articolo ho notato varie volte la parola “onorevoli”….

    Chiamamoli sempicemente e più verosimilmente “deputati” in quanto sono stati (a volte purtroppo) da noi deputati a svolgere funzioni di rappresentanza.

    Penso che l’onore ormai non c’entri più niente, c’era forse solo nella mente di chi ha istituito queste cariche, le cui funzioni pensava dovessero essere svolte con onore.

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  4. A che serve la regione?
    Messina con la sua provincia deve avere contatti diretti con il parlamento italiano, rappresentare le problematiche direttamente a Roma.
    A che serve la regione….forse a creare posti per politici.. strapagati e super privilegiati, tanto che per mantenere il carrozzone regionale bisogna tagliare servizi indispensabili.
    Le regioni create nel dopoguerra, sono un assurdo…. una struttura inutile, una costosa barriera tra lo Stato e le province, uno strumento affaristico che, come si può rilevare dalle cronache, coinvolge spesso la criminalità.

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