Operazione Beta, Borella ai domiciliari. Ecco le partite truccate dai Romeo

Operazione Beta, Borella ai domiciliari. Ecco le partite truccate dai Romeo

Alessandra Serio

Operazione Beta, Borella ai domiciliari. Ecco le partite truccate dai Romeo

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lunedì 10 Luglio 2017 - 22:18

Al via gli interrogatori delle 10 persone ai domiciliari con l'accusa di aver fatto parte della rete di Enzo Romeo, che affonda le sue ricchezze nelle scommesse on line e le slot truccate. I dubbi su quella partita...

Sarà ascoltato nei prossimi giorni ed ha già fatto capire che ha intenzione di rispondere alle domande del giudice, l’imprenditore Carlo Borella. L’ex presidente di Ance Sicilia è rientrato dal Congo in Italia domenica sera ed ha trovato ad accoglierlo all’aeroporto di Fontanarossa i suoi difensori, gli avvocati Isabella Barone e Alberto Gullino, e i carabinieri del Ros ai comandi del Maggiore Antonio Parasiliti.

Il costruttore era l’ultimo dei 30 arrestati dell’operazione Beta che mancava all’appello, e va ai domiciliari almeno fino al passaggio davanti al giudice per le indagini preliminari Salvatore Mastroeni, che dovrebbe interrogarlo giovedì.

Il Gip che ha firmato il provvedimento sfociato nella retata di giovedì scorso ha cominciato ieri mattina gli interrogatori delle 10 persone che hanno i domiciliari, e fino ad ora ha confermato il carcere per le altre venti.

Anche loro sono stati interrogati e, ad eccezione di Biagio Grasso recluso a Milano, che sarà interrogato per rogatoria, hanno tutti terminato il faccia a faccia di garanzia col magistrato.

Tra quelli ai domiciliari, spiccano le figure dei prestanome dei Romeo nelle attività economiche di diverso genere e dei soggetti utilizzati per intestare le quote delle imprese coinvolte nel crack della holding di Borella, la Demoter e le collegate. Ma soprattutto, il grosso della lunga lista di indagati, altri …oltre a quelli coinvolti nel blitz, ruota intorno il fiorente giro delle scommesse, gestite dai Romeo. Un giro in cui il ruolo del nipote di Nitto Santapaola trapiantato a Messina, ovvero Vincenzo Romeo, era di peso nazionale. “..a Trapani lo ha per dire il nipote di Matteo (Messina Denaro ndr) là ce l’ha quello lì, i Graviano, quello là per dire Totò Riina dove..(inc)…genero di coso, no vero, la figlia di Lo Piccolo aveva il tabacchino con la Better, no, no vero..”

Spocchia, commenti generici? A parlare è comunque il diretto interessato, Enzo Romeo, ignaro di essere ascoltato dai microfoni del Ros, che dei suoi importanti contatti in campo nazionale nel settore hanno trovato diversi riscontri. Al centro della holding delle slot dei Romeo c’è la Primal srl, titolare di concessioni su 24 sale e 71 corner. E con un rete commerciale che arriva sino a Malta, terminale di tutto il giro perché è qui che ci sono le società che gestiscono i server. Per la Primal, Romeo avrebbe anche partecipato ad un summit romano cui hanno preso parte i rappresentati di diverse famiglie mafiose, dalla ndrangheta alla Sacra Corona Unita. Ad un certo punto il boss-imprenditore si è trovato a gestire l’ingresso, in una quota parte di tutto rispetto, di soggetti pugliesi di calibro, per chiudere una importante operazione.

Il fitto sottobosco di prestanomi è così adoperato per intestare società che svolgono le più varie funzioni, come ad esempio la “violazioni concernenti il circuito delle scommesse on line“, come racingdogs.eu (non autorizzata in Italia) e Betgames24, che non ha le concessioni per la raccolta a gioco, sia diretta che a distanza.

Nelle tante conversazioni tra Romeo e i suoi collaboratori saltano poi fuori quelle che il Gip Salvatore Mastroeni definisce “inquietanti rivelazioni”, relative a partite che sarebbero state truccate. “Nel 2010 noi, la famiglia, noi Chievo -Catania.. 1 a 1…Giravamo Messina per giocare, quando avevamo l’Intralot”. Il riferimento è alla partita della ventinovesima giornata di serie A sospesa dalla Snai quando le giocate sul pareggio segnarono il 90%. Finì come da facile previsione: 1-1. Poi ci sono le slot truccate. Romeo è il monopolista a Messina con la Win Play soc. coop e la Bet Srl.

I Carabinieri mappano il lungo elenco di locali a Messina dove vengono piazzate le macchinette dei Romeo, e dove tantissima gente gioca per giorni interi, in preda a quella che secondo gli esperti è una vera e propria psicosi, la ludopatia, diventata ormai piaga sociale.

Una debolezza su cui la criminalità lucra. “Però minchia c’è gente malata mamma mia, vedo gente dalle 8 di mattina nei bar che giocano”, commenta uno degli indagati, un altro collaboratore di Romeo.

Tra questi vi sono tanti catanesi, molti messinesi ovviamente e in particolare uno di loro ha avuto un “attimo” di notorietà nazionale, nel 2006. Si tratta di N. M. L., a suo tempo coinvolto nell’inchiesta della Procura di Potenza proprio nel settore del gioco d’azzardo insieme a Vittorio Emanuele di Savoia. Anche lui da giovedì scorso è in carcere.

Le macchinette del gruppo, secondo gli investigatori, in alcuni casi sono “prive di collegamento con il monopolio” e che “permettevano di giostrare sui parametri di vincita, molto spesso in accordo con lo stesso gestore che approfittava dei momenti nei quali la macchina aveva accumulato un numero di puntate tale da lasciare intuire l’imminente rilascio del jack pot per incrementare il proprio guadagno”.

Alessandra Serio

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