Restifo: “Il Tar smaschera Comune e Regione sulla Zps: quanto fatto finora è illegittimo”

Restifo: “Il Tar smaschera Comune e Regione sulla Zps: quanto fatto finora è illegittimo”

Restifo: “Il Tar smaschera Comune e Regione sulla Zps: quanto fatto finora è illegittimo”

sabato 21 Febbraio 2009 - 08:33

Non va fatta alcuna modifica all’ambito individuato per ambiente e biodiversità. “Riqualificare l’edilizia esistente ma rendendola energeticamente risparmiosa e sismicamente sicura”

Il Tar avrebbe rivelato le palesi contraddizioni dell’operato di Comune e Regione riguardo alla cosiddetta ‘Zps – Zona a protezione speciale’: non va fatta alcuna modifica all’ambito individuato per la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità della dorsale Peloritani-capo Peloro, e tutto ciò che è stato fatto finora è illegittimo: così avrebbe sentenziato il Tribunale amministrativo (Vedi sentenza n. 00302/2009 Reg.Sen. – n. 00315/2008 Reg.Ric., depositata in segreteria in data 04/02/2009), accogliendo il ricorso di Legambiente, Wwf e Lipu.

La sentenza sottolinea come -la disciplina statale relativa alla tutela dell’ambiente «viene a funzionare come un limite alla disciplina che le Regioni e le Province autonome dettano in altre materie di loro competenza», salva la facoltà di queste ultime di adottare norme di tutela ambientale più elevata nell’esercizio di competenze, previste dalla Costituzione, che vengano a contatto con quella dell’ambiente-. Nello stesso tempo, pur rilevando la sussistenza di una specifica disposizione statutaria della Provincia Autonoma di Trento attributiva di competenza legislativa primaria in materia di ‘parchi e riserve’ sottolinea come -tale competenza non è invece riscontrabile, come già evidenziato, tra quelle consegnate dallo Statuto regionale alla potestà legislativa esclusiva della Regione Siciliana- a maggior ragione in tutti i casi riguardanti disposizioni in favore dell’esercizio delle attività economiche in siti di importanza comunitaria e zone di protezione speciale.

Il portavoce della Rete di Ecologia sociale, Giuseppe Restifo interviene sulla decisione del Tar: “Si mette così un punto fermo sulla Zona a protezione speciale, per la cui salvaguardia si sono battute le associazioni ambientaliste, Rifondazione e la Rete di ecologia sociale”. Restifo è fortemente critico con le posizioni assunte in questa vicenda dall’ex Assessore Catalioto, e dal presidente della Federazione provinciale dei Verdi: “Sono stati pronti ad azzoppare la Zps con pretese di riperimetrazione”, dichiara il portavoce della Rete di Ecologia sociale di Messina. Restifo ne ha anche per l’ex Sindaco Genovese, responsabile a suo dire di aver costituito una ’Commisione ad hoc’ per la valutazione d’incidenza dei progetti costruttivi nell’area protetta, Commissione che avrebbe rilasciato valutazioni tutte positive. “Da oggi” – sottolinea Restifo – “chi rilascia concessioni edilizie e chi costruisce su quella dorsale ed entro quel perimetro sa che può commettere qualcosa di illegittimo, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di sanzioni amministrative. La sentenza del Tar è un punto fermo” – prosegue il portavoce della Rete di Ecologia sociale – “in una città che di punti fermi sembra non volerne sapere (tant’è vero che sta ‘scivolando’ da tutte le parti). Ma, oltre al dato materiale del cattivo rapporto con una terra ‘ballerina’ e ‘sdrucciolevole’, c’è da sottolineare il dato politico, ed anche quello etico. L’amministrazione di centro-sinistra” – stigmatizza Restifo – “si è comportata su questo tema in maniera tale da dare all’attuale Assessore comunale al Territorio, Pippo Corvaja, il destro per dichiarare la continuità anche per la destra: appena insediatosi, pure lui ha ipotizzato la ‘riperimetrazione della Zps’. Si danno tutti la mano nell’immaginare un futuro fatto della solita edilizia, per di più di scarsa qualità, per di più su un territorio, difficile da una parte e prezioso dall’altra. C’è poi una questione politico-morale che stavolta non riguarda gli Attila del cemento e gli Unni delle amministrazioni locali” – continua il portavoce della Rete di Ecologia sociale – ma chi dovrebbe tenere fermo il proprio orizzonte sull’interesse dell’ambiente, dei beni comuni e del benessere degli abitanti di quell’ambiente. Se anche in questo caso non ci sono capisaldi, se si è pronti a compromessi impossibili, al ribasso, e per di più dentro una visione ‘troglò’ del rapporto fra ambiente ed economia, allora lo smottamento di senso politico (e morale) è altrettanto grave di quello fisico. La politica è l’arte della mediazione, ci dicono” – conclude Restifo – “ma ci saranno pure dei ‘beni non mediabili’, dall’acqua che beviamo alla terra che abitiamo, all’aria che respiriamo. Non tutti i beni sono merci e non tutte le merci, comprese le palazzine a gogò, sono un bene. Messina ha bisogno di lavorare in questo settore: riqualificando l’edilizia esistente, rendendola -risparmiosa- dal punto di vista energetico, sicura dal punto di vista sismico, bella dal punto di vista estetico, accogliente per tutti quelli che vengono ad abitarci (che poi sono i nuovi messinesi).

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