I Peirce: quando la nostra città era ancora protagonista

I Peirce: quando la nostra città era ancora protagonista

I Peirce: quando la nostra città era ancora protagonista

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giovedì 04 Agosto 2011 - 07:31

Il ruolo politico ed economico di una delle famiglie straniere che nell’ottocento hanno costruito la loro fortuna economica nel nostro territorio

I Peirce giungevano a Messina dall’Inghilterra durante le guerre napoleoniche di inizio Ottocento, all’alba del “decennio inglese” in Sicilia, quando il conflitto rendeva la città peloritana sicuro e lucroso approdo per i mercanti britannici ostacolati dal “Blocco Continentale”.

Il capostipite dei Peirce messinesi era Guglielmo Enrico, la cui principale attività era di natura commerciale. Nato nel 1797, Guglielmo Enrico Peirce si era sposato con Maria Celesti da cui aveva nove figli: Giovanni, Giorgio, Carlo, Emilia, Matilde (due figlie ebbero questo nome poiché la prima moriva in tenera età), Giuseppe, Enrico, Guglielmo. I figli di Guglielmo Peirce, che a tutti gli effetti si sentivano messinesi, erano protagonisti dei moti risorgimentali in riva allo Stretto a metà secolo, come ricordava la loro guida, Antonino Caglià-Ferro. Questi ricordava il ruolo dei giovani Peirce negli avvenimenti del 1847, quando Messina anticipava il ’48 europeo. Giovanni e Carlo partecipavano agli scontri presso Piazza Duomo, mentre Giuseppe faceva spola tra la casa del Caglià-Ferro e la propria trasportando armi. Fallita la rivolta, ricercati dalla polizia, Giovanni e Carlo lasciavano Messina per Londra, con l’aiuto finanziario dei Grill , ma tornavano presto in città a seguito degli sviluppi unitari. Carlo restava il più attivo per la causa liberale, sia facendo arrivare in città stampe proibite, sia mettendo in salvo diversi patrioti nel 1860, facendoli imbarcare su un vapore delle “Messaggerie per Malta” grazie alla pregressa attività di impiegato nella “Azienda dei Vapori Francesi”. Ormai noto e fidato negli ambienti democratici più vicini a Mazzini, Carlo contribuiva allo sbarco dei capi insorti (Crispi, Rosolino Pilo) e diventava cassiere del Comitato Rivoluzionario nel 1859-1860 ricevendo, in seguito, importanti riconoscimenti per l’opera svolta .

L’altro fratello, Giorgio, sposava Virginia Fileti – figlia di negozianti e possidenti terrieri – rafforzando il prestigio sociale dei Peirce poiché riuniva in unica casata un patrimonio finanziario, commerciale e immobiliare di notevoli dimensioni. Era proprio il figlio di Giorgio, Guglielmo, che, ereditando parte di quel patrimonio, iniziava una delle avventure economiche più significative della storia messinese, dapprima in società con il fratello (la “Peirce Guglielmo & Giorgio”) e in seguito da agente noleggiatore ad armatore .

Guglielmo Peirce nasceva a Messina nel 1857 e sin da giovane sviluppava una certa passione per il mondo degli affari spintovi pure dallo zio Carlo che, non avendo figli, riversava su di lui grande affetto. Guglielmo entrava nella “Peirce & Ilardi” ponendo così le basi per la sua maggiore attività, quella armatoriale entrando in un settore complesso come quello dei traffici marittimi .
Guglielmo Peirce articolava le sue attività come agente, poi noleggiatore, ma il vero salto di qualità, tuttavia, era possibile grazie all’incontro con Walter F. Becker con il quale allargava la società con Ernesto Ilardi — che così diveniva “Peirce, Becker & Ilardi”, poi “Peirce e Becker” — continuando ad imporsi sul mercato dei noli marittimi e rappresentando gli interessi di svariate società di navigazione .

Successivamente, specie dopo il 1886, la società con Becker portava all’entrata nel settore amatoriale e nel 1886 il “Beny” (1500 tonnellate) era il primo vapore, acquistato in Inghilterra, a navigare con la bandiera dei Peirce, un vessillo bianco con croce d’oro in campo rosso e lo scudo di Messina . A questo scafo in pochi anni se ne aggiungevano diversi altri , spingendo Guglielmo Peirce a creare una vera e propria flotta per l’esportazione dei prodotti dell’agricoltura specializzata siciliana verso i mercati europei e oltre Atlantico. Guglielmo cominciava a sostituire i piroscafi con i maggiori cargoes aprendo linee di traffico per i prodotti siciliani con gli Stati Uniti, e riuscendo ad accaparrarsi il trasporto del cotone direttamente dal Golfo del Messico a Genova e Napoli . Peirce, frattanto, cresceva in prestigio e forza economica e finanziaria acquistando quote della Società delle tramvie elettriche di Messina, restando socio della “Peirce Brothers”, divenendo presidente e amministratore delegato della “Transoceanica” e presidente del Consiglio di amministrazione della “Banca di Messina” dove custodiva gran parte dei suoi capitali .

Nel 1902 decideva di lanciarsi nel grande mercato del trasporto di passeggeri tra Mediterraneo ed Atlantico, creando la “Sicula Americana” (31 ottobre 1906) di cui diveniva socio il fratello Giorgio. Ai cargoes si univano così tre moderni transatlantici tutti iscritti nel Compartimento marittimo di Messina, che aprivano la linea maggiormente orientata al trasporto degli emigranti meridionali verso le Americhe .

Dopo il terremoto del 1908, in cui perdeva quasi tutta la sua famiglia, Guglielmo Peirce, pur profondamente legato a Messina, non poteva che prendere atto dell’impossibilità a proseguire sullo Stretto la propria attività. Il legame con Messina restava però molto forte. Il porto peloritano rimaneva scalo obbligatorio per i suoi piroscafi e le produzioni messinesi avevano trovato ampio spazio nei suoi cargoes, contribuendo queste scelte a mantenere la città tra i maggiori porti del Paese .

A Napoli Peirce era maggiormente coinvolto nelle vicende inerenti le sovvenzioni marittime. Oramai affermatosi come uno dei maggiori armatori della penisola (anche grazie alle nuove linee sul commercio di carbone), Guglielmo Peirce si inseriva così nella controversia tra Governo e Navigazione Generale Italiana avanzando anche proposte di un certo interesse per dotare il Paese di linee efficienti e più vantaggiose economicamente rispetto alla Navigazione Generale ..

I tempi erano quindi maturi per una svolta ulteriore che avveniva, sempre nel 1917, con la costituzione di una nuova società, la “Transoceanica”, che si formava con un capitale di 100 milioni di lire e oltre 80.000 tonnellate di stazza. Guglielmo Peirce non poté comunque concretizzare l’ambizioso progetto poiché moriva, al culmine del successo e nel pieno della propria attività, il 3 marzo del 1918 lasciando il suo rilevante patrimonio al figlio Giorgio Guglielmo che, assieme ai più stretti collaboratori paterni, ne avrebbe continuato l’opera nel settore armatoriale .

Nicola Criniti
Borsista Università di Messina

3 commenti

  1. Puntuale ricerca sui Peirce di Messina. Pronipote di Guglielmo Peirce sono a disposizione per ulteriori dettagli.
    Grazie per l’interesse verso questa famiglia che ha ancora discendenti a Messina.

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  2. Mi risulta che Gugielmo Peirce nel 1910 entrò nel cda della Società Nazionale dei Servizi Marittimi costituita per rilevare i piroscafi, le agenzie e gli uffici della Navigazione Generale Italiana.

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  3. GIOVANNIBATTISTA TOMASELLOCYBOCOLONNA 21 Giugno 2022 06:45

    DON TOMASELLO/I SALESIANO ESORCISTA E’ SEPPELLITO NELLA TOMBA DEI PEIRCE…….CON CUI ABBIAMO CONTATTI IN USA.

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