Gli antigenovesiani al segretario provinciale Ridolfo: "Sei di parte, dimettiti"

Gli antigenovesiani al segretario provinciale Ridolfo: “Sei di parte, dimettiti”

Rosaria Brancato

Gli antigenovesiani al segretario provinciale Ridolfo: “Sei di parte, dimettiti”

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sabato 08 Marzo 2014 - 14:35

E' ormai scontro tra genovesiani ed antigenovesiani. La vicenda dell'Assemblea cittadina saltata all'ultimo momento per il mancato raggiungimento di un'intesa da cercare nella segreteria di via I Settembre ha causato la reazione di tutte le aree di minoranza che chiedono in coro le dimissioni di Basilio Ridolfo. "Il segretario provinciale è totalmente sbilanciato verso un gruppo" dicono i renziani invitandolo a dimettersi e reclamando il commissariamento. Stessa posizione per le aree Civati e Pittella.

“Il segretario provinciale del Pd Basilio Ridolfo non è, e non è mai stato, una figura di garanzia nel partito, non ha tenuto un comportamento al di sopra delle parti, pertanto deve dimettersi e il Pd deve essere commissariato”.

Si fa sempre più profondo lo scontro tra genovesiani ed anti-genovesiani e la richiesta di un passo indietro di Ridolfo che non ha garantito, come promesso, il pluralismo interno, è ormai un coro che vede insieme le diverse anime che rappresentano la minoranza.

Renziani, civatiani, pittelliani, hanno preso carta e penna per chiedere immediatamente l’intervento del segretario regionale Fausto Raciti per risolvere una situazione ormai divenuta, per dirla con Alessandro Russo “kafkiana”.

Il caso dell’Assemblea cittadina,prevista per stamattina, convocata per tam-tam verbale, preceduta da riunioni ristrette nella segreteria di via I Settembre, ed annullata all’ultimo momento perché non sono stati raggiunti gli accordi per gli strapuntini, è solo l’ultimo di una serie di fatti che testimoniano l’esistenza di un doppio Pd: da un lato quello dell’apparato e della macchina dei voti, dall’altro tutti gli altri e quanti pensano che la politica non si debba fare solo con i patronati.

Così una segreteria provinciale nata ad ottobre dal peccato originario di un accordo figlio di vecchissime logiche ha mostrato in questi cinque mesi tutti i limiti che solo chi voleva far finta di non vedere ha minimizzato, sperando forse in un “contentino”. Ed oggi, tutte le aree d’opposizione chiedono a viva voce a Basilio Ridolfo di dimettersi ed al segretario regionale di inviare un commissario per gestire le fasi congressuali.

“Ricordiamo tutti benissimo- ha detto Alessandro Russo in conferenza stampa stamane- che l’accordo per la segreteria di Ridolfo, da noi renziani storici non firmato, prevedeva un equilibrio tra le varie componenti in assemblea, con una percentuale di delegati pari al 51% per il gruppo Genovese ed il 49% per tutte le altre aree. L’accordo come si sa è stato totalmente disatteso con il voto dei circoli che si è concluso con il 65% ai genovesiani ed il restante 35% per tutte le altre. Spettava a Ridolfo garantire il ripristino di quell’equilibrio. Non solo non l’ha fatto ma è talmente legato al gruppo Genovesiano che non è indipendente”.

Dagli interventi dei presenti all’incontro con i giornalisti non sono mancati gli esempi di una gestione della segreteria provinciale sbilanciata verso un solo gruppo. Dalla formazione dello staff per il congresso cittadino, all’assenza nei territori, fino alla sponsorizzazione, da parte di Ridolfo, di quella “moltiplicazione dei gazebo” in occasione delle primarie regionali, sostenuta dai genovesiani che appena pochi mesi prima, a dicembre, per le primarie nazionali si erano totalmente disinteressati sia dell’organizzazione che del voto.

“Improvvisamente sono stati folgorati da Lupo- ricorda Ciccio Palano Quero- e il segretario ha avallato una richiesta di raddoppio di seggi che siamo riusciti a bloccare solo con un ricorso. Il Pd è stato totalmente assente in questi mesi, su tutto. Persino sulle Città metropolitane ha lasciato che altri partiti siano stati protagonisti della proposta e del dibattito. Anche noi abbiamo i nostri torti. Ad ottobre abbiamo sbagliato a non presentare un candidato in alternativa a Ridolfo. Ma non ci sarà un Ridolfo bis, dobbiamo ricostituire quell’unità nata con il gruppo del Lucky beach e che per vari motivi si è persa per strada”.

Si arriva quindi alla convocazione per passa-parola dell’Assemblea prevista per oggi e preceduta da una serie di riunioni nella segreteria di Genovese nelle quali, con lo stesso copione che ha portato all’intesa su Ridolfo, si è cercato un accordo per ristabilire un equilibrio che in base all’esito del voto dei circoli non c’è. La proposta dei genovesiani era questa: alle minoranze la Presidenza dell’Assemblea e al gruppo di maggioranza la segreteria cittadina da affidare a Felice Calabrò. Intorno al tavolo ci sono Filippo Panarello e Giuseppe Laccoto, pronti a siglare l’intesa, ma i renziani non ci stanno. Né si sentono rappresentati da Laccoto o dai criteri che il deputato regionale continua a seguire senza consultare chi da oltre un anno fa una battaglia per cambiare sistema, metodi e persone.

“Una convocazione di Assemblea per passa-parola non si à mai vista- commenta Giacomo D’Arrigo, presidente dell’Agenzia nazionale per i giovani- A livello nazionale e regionale assistiamo ad una ripresa delle attività e qui siamo ancora alle riunioni a luci soffuse…. La segreteria nel territorio provinciale è inesistente

Un segretario provinciale dovrebbe conoscere bene uomini e cose, il suo territorio, invece a quanto pare non è così per Ridolfo, che a detta dei renziani di Messina e provincia, nei Comuni non solo non è andato, ma ha tenuto un comportamento di totale indecisionismo.

“Se a Messina la politica del partito è stata definita impalpabile-dice Iole Nicolai- in provincia possiamo parlare di vuoto torricelliano, nonostante siano state segnalate a Ridolfo tutte le criticità riscontrate”. Esemplare il caso di Rocca di Caprileone, illustrato da Filippo Cangemi e dove, alla vigilia delle primarie regionali il circolo storico del Pd è stato chiuso ed il seggio è stato istituito in un secondo circolo nel quale fino a pochi giorni prima c’erano zero iscritti e poi, per magia, ne sono spuntati 19 giusto in tempo per votare Lupo. Ma non è andata meglio a Milazzo, dove, racconta il capogruppo consiliare Pd Antonio Napoli, “stiamo presentando la sfiducia contro una giunta che ha un vicesindaco Pd ma è in continuo contrasto con il gruppo in Aula. Del partito, neanche l’ombra sulla vicenda. Abbiamo avvisato Ridolfo, ma ha rinviato”. A Barcellona il segretario si è visto, come spiega Salvatore Piacentino “ha annunciato la ricomposizione tra le parti e poi non si è saputo più nulla. Siamo al fermo biologico e alla politica del tirare a campare”.

Tutte le varie anime del gruppo renziano erano presenti in conferenza stampa, come Nicola Barbalace: “Assistiamo ad una continua prevaricazione da parte di chi intende il partito come un contenitore da gestire. Il Pd non può essere solo in mano a chi si occupa di patronati, il partito è un’altra cosa e non può essere rappresentato solo dagli eletti. Quanto sta accadendo è lo specchio di un becero modo di fare politica”. Analogo appello al ritorno alla politica tra la gente lo ha fatto Liliana Modica “Se la politica continua ad essere quella delle stanze chiuse non cresceremo mai, il Pd non è quello degli iscritti, dobbiamo riportare la politica in mezzo alle persone”.

Sul tavolo di Raciti è arrivata quindi la lettera con la richiesta di commissariare il Pd di Messina, ormai lacerato da divisioni insanabili e invischiato in una guerra dove vince chi ha i numeri e le tessere.

La segreteria cittadina non sarà un Ridolfo bis” ribadiscono i renziani annunciando una candidatura alternativa e rivolgendo il messaggio sia aii genovesiani che alle altre correnti.

Noi stiamo dall’altra parte. Se loro vogliono candidare Calabrò facciano pure- conclude Alessandro Russo- ma noi avremo un candidato. Lo diciamo a Panarello e Laccoto, chi va a fare accordi a luci soffuse parla a nome suo e non per l’area”.

Nel frattempo l’area Civati e l’area Pittella, con una lettera aperta inviata a Raciti e Renzi, firmata da Piero David e Luigi Beninati, contestano un modo di procedere che “dimostra ancora una volta che il Pd a Messina, nelle mani di parlamentari nazionali e regionali, (che continuano a riunirsi in luoghi impropri) non intende archiviare prassi consunte e rigenerarsi. La figura del Segretario risulta fortemente indebolita. Pertanto, invochiamo le sue dimissioni e una nuova ripartenza con regole certe e trasparenti”.

Una riflessione giunge anche da Emilio Fragale: “Si è attenti al voto e non al consenso. Chi sono i professionisti del voto nel PD? Coloro che ostentano tessere di partito e tessere di identità! Capi, capi-elettori, capi-capielettori si confrontano con giovani-vecchi che battono i piedini dal basso per essere “calati” dall’alto.

Il PD messinese non si rende conto che la mancanza di autorevolezza morale, culturale, sociale, civica e politica marginalizza il partito”.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. bernardo santilli 8 Marzo 2014 14:56

    ridicoli!

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  2. Per rifarsi la verginità una volta era necessario andare a Casablanca con tanti soldi, adesso basta riunirsi intorno ad un tavolo?
    Non hanno vergogna?

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  3. Alessandro Russo e Francesco Palano Quero RENZIANI STORICI? Questa è una BARZELLETTA perché li chiamerei ACCORINTIANI STORICI visto che Renatino occupa lo scranno di Sindaco grazie al loro appoggio!! Il PD non può essere lasciato in mano a chi si occupa di patronati (e qui hanno ragione) ma si dovrebbe anche affermare che loro sono i maggiori artefici della sconfitta del loro candidato sindaco e quindi per il bene del PD non può ESSERE LASCIATO IN MANO A LORO anzi io suggerirei di abbandonare il partito così come sarebbe logico! PER IL BENE DEL PD ANDATE VIA!!!!!!

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  4. QUOQUE TU ROSARIA?

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