Stu Tirone, i fondi del Contratto di Quartiere ancora disponibili

Stu Tirone, i fondi del Contratto di Quartiere ancora disponibili

Alessandra Serio

Stu Tirone, i fondi del Contratto di Quartiere ancora disponibili

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domenica 27 Aprile 2014 - 23:11

La palla passa alla Regione per non perdere gli 8 milioni di euro destinati al progetto. Ma palazzo Zanca cincischia. E i costi lievitano

Si muove a timidi passi il cammino della Stu Tirone dopo la nomina dell’avvocato Marcello Parrinello alla Presidenza della società. Quasi scontato l’esito dell’ultimo bando di gara per l’acquisto delle quote Pizzarrotti: apertura dell’asta senza offerte, alla vigilia di Pasqua. Adesso il colosso costruttivo può vendere senza prezzo di partenza imposto. A parte un generico interesse del Consorzio Ciro Menotti, però, non sembra esserci un reale interesse di soggetti esterni alla compagine societaria attuale, al momento. L’amministrazione comunale continua a prendere tempo. In vista ci sono i fondi Pon Città, dove parte dei progetti attuali potrebbero tornare in ballo. Ma in questo caso si tratta di finanziamenti per progetti esecutivi approvati. Progetti, cioè, che al momento non ci sono. Tornando al disegno di riqualificazione urbana del Tirone, il vice sindaco Guido Signorino ribadisce la necessità di rivedere il progetto: “Si tratta di un disegno non sostenibile, abbisogna di correttivi che abbiamo chiesto, richieste che la società sembra aver recepito. Resta l’inadeguatezza del progetto dal punto di vista strutturale ed anche e soprattutto culturale”. Insomma, per Signorino il progetto della Stu è sorpassato dal punto di vista culturale, malgrado la società abbia adeguato il piano degli interventi, venendo incontro ai correttivi imposti dal partner pubblico. In ballo, però, ci sono dai 6 agli 8 milioni di euro o poco più. Dagli 8 milioni di euro iniziali destinati a Messina nella graduatoria del Contratto di Quartiere, infatti, sembrava essere stato operato uno storno dovuto all’infruttuoso passaggio del tempo. Uno scorrimento di graduatoria dove però Messina figura ancora. L’ex assessore Nino Bartolotta aveva operato una ricognizione per capire se c’era una possibilità di rimodulare i fondi residui disponibili. A insediamento del nuovo assessore, i funzionari sono trincerati in attesa delle nuove direttive. A “microfoni spenti”, però, trapela che la possibilità di recuperare il finanziamento è possibile, se la rappresentanza politica ed amministrativa messinese ricomincia a dialogare con Palermo. “ La palla passa alla Regione”, dice infatti Signorino. “E a noi, che col nuovo governo dobbiamo individuare un nuovo interlocutore. I fondi del contratto di quartiere, però, per quel che ci riguarda sono anzitutto insufficienti. Bastano alla riqualificazione della scalinata di Santa Barbara e ad un altro intervento, non a coprire un effettivo risanamento della zona, basato su un intervento di recupero non strettamente speculativo”. Insomma, all’amministrazione Accorinti il progetto della Stu Tirone non piace “culturalmente”. A costo di perdere gli 8 milioni di euro del contratto di quartiere. Scelta politica, più o meno discutibile. Se Messina può fare a meno di un progetto edilizio e dei fondi che attira, però, certamente i messinesi non possono pagare il lievitare dei costi dovuto all’immobilismo dell’amministrazione. Lasciare nelle secche una società mista di tale portata, infatti, ha un costo notevole, costo che aumenta di giorno in giorno, appunto. In vista ci sono infatti le richieste di risarcimento dei partner privati, gli indennizzi, ma anche i costi vivi della società stessa. E sin qui i tentativi dell’amministrazione di contenerli non sembrano essere andati a buon fine. “Anche la Sovrintendenza ci ha detto che il progetto non è sopportabile”, continua Signorino. Il Sovrintendente Rocco Scimone di prendere la patata bollente in mano non vuole però saperne: “Non esistono revoche, non ci sono nuovi pareri. L’ultimo atto che ho siglato è stata una mail inviata al nuovo Presidente, all’atto dell’insediamento, dicendomi disponibile ad esaminare qualunque nuova proposta ed a collaborare ad eventuali revisioni”. All’indomani della bocciatura del bilancio della società, all’ultima assemblea dei soci, il comunicato stampa di Palazzo Zanca faceva cenno ai costi di progettazione quale causa della bocciatura. Costi che, seppur in discussione, non vengono menzionati nell’ultimo verbale di assemblea. Dove si fa invece cenno alla svalutazione delle quote, logica conseguenza del perdurare, nel limbo, del progetto. Svalutazione che ovviamente ha un costo, anche questa. Gli 11 anni della Stu sono costati al Comune di Messina una media di 30 mila euro l’anno, che Palazzo Zanca ha versato fino al 2009, per un totale di 146 mila euro e mezzo circa. Complessivamente la Stu è costata sin qui poco più di 749 mila euro ai soci. A “ruspe” ferme.

Alessandra Serio

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