L'ultima lezione di libertà del Cardinale Carlo Maria Martini

L’ultima lezione di libertà del Cardinale Carlo Maria Martini

Rosaria Brancato

L’ultima lezione di libertà del Cardinale Carlo Maria Martini

sabato 01 Settembre 2012 - 19:49

Era malato di morbo di Parkinson e quando le sue condizioni si sono aggravate il Cardinale Carlo Maria Martini ha chiesto ai medici di non portare avanti alcun accanimento terapeutico. L'ex arcivescovo di Milano ha affermato con le sue parole il diritto all'inviolabile libertà di scelta, che altro non è che quel testamento biologico che un'Italietta ipocrita non riesce a trasformare in legge.

In vita il Cardinale Carlo Maria Martini è stato un grande testimone di fede e da testimone, nel momento dell’addio, ci ha lasciato un’ultima lezione: di amore per la vita e di rispetto per ll’inviolabilità della libertà di scelta personale.

Quel che il Cardinale pensava dell’accanimento terapeutico lo aveva detto nel 2007 in un articolo scritto dopo la morte di Piergiorgio Welby, il malato terminale di distrofia muscolare che lottò per la sospensione delle terapie. Quel che pensava l’ex arcivescovo di Milano lo ribadì anche nel suo ultimo libro : «Le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona».

Da 16 anni soffriva di Parkinson, negli ultimi anni, dopo un periodo a Gerusalemme, era rientrato in Italia. A metà agosto le sue condizioni si sono aggravate “Non era più in grado di deglutire né cibi solidi né liquidi ed ha rifiutato l’accanimento terapeutico”, ha dichiarato il suo medico Gianni Pezzoli. In parole semplici niente sondino, né peg (gastronomia endoscopica percutanea), né nutrizione forzata.

E’ stato un testimone “scomodo” in vita questo Cardinale che a Milano istituì la “cattedra per non credenti”, che predicava il dialogo tra le religioni, che definiva il preservativo il male minore, che si oppose al ritorno della Messa in latino.

Lo è stato fino alla fine, affermando quel diritto all’autodeterminazione sui trattamenti sanitari che si chiama “testamento biologico” e che in Italia non è diventata legge perché la parola “autodeterminazione” fa più paura della morte stessa. Anche papa Wojtyla , aveva il morbo di Parkinson ed anche nel suo caso i medici dissero d’aver deciso di sospendere ogni forma di accanimento. Il papa sofferente disse: “Lasciatemi andare dal Padre”. Fu ascoltato.

Come ha detto ieri Beppe Englaro: “Non si tratta di eutanasia, ma di autodeterminazione. E’ il diritto di ognuno di poter dire: non m’impedite di morire”.

Il valore del messaggio del Cardinale è la libera scelta, che può essere diversa per ognuno di noi. C’è chi sceglie di non voler alcun ausilio esterno nel momento di fine-vita e c’è chi lo vuole. E la differenza, si badi bene, non è tra cattolici e laici. Lo dimostrano i due casi del Cardinale Martini e di Papa Giovanni Paolo II.

E’ una scelta individuale, personale, rispettabile ed INVIOLABILE.

Il problema è come far sì che in un Paese laico, democratico ognuno possa decidere quale unico padrone della propria libertà ed esistenza. Stiamo parlando di quelle due parole che hanno fatto tremarere il Parlamento più dello spread per timore di perdere i voti dei cattolici: TESTAMENTO BIOLOGICO.

C’è poi un altro aspetto. Il Cardinale ha dimostrato il grande amore per la vita, che comprende, inevitabilmente, anche la morte. I cattolici non dovrebbero avere paura della morte, perché per loro equivale a varcare la soglia verso la vita eterna. L’amore per la vita comprende quell’amore per l’anima che alberga dentro ogni corpo e che vivrà ben oltre quelle singole spoglie, quelle braccia, quei ricordi, quegli odori.

Il 9 febbraio del 2009 l’anima di Eluana Englaro è stata liberata dalla gabbia di fili e macchine che tenevano artificialmente in vita quel che restava del suo corpo. E’ avvenuto mentre l’Italia era stato trasformata in un circo mediatico, un tribunale catodico dove il padre veniva lapidato quotidianamente per il solo fatto di aver lottato per far valere la volontà della figlia. In quei tristi giorni Beppe Englaro è finito sotto processo per omicidio volontario, insieme ad altre 13 persone, medici ed infermieri della clinica La Quiete. Nel gennaio 2010 Englaro è stato assolto da un’accusa infamante e vergognosa per un paese civile. Lui è il padre di Eluana non il suo carnefice, l’ha amata sin dal giorno della nascita e l’ha amata di più in quei 17 anni in cui, dopo l’incidente stradale che l’ha ridotta in coma vegetativo. Ha lottato per la sua libertà di scelta, perché lei non poteva più farlo. Per lei ha sopportato che lo prendessero a sassate, lo portassero in tribunale, lo chiamassero “assassino”, mentre lui combatteva la battaglia di sua figlia. Da solo ha affrontato l’immane ipocrisia di un Paese finto cattolico e battaglie legali che avrebbe potuto evitare facendo come fanno tutti, nel silenzio complice di medici ed infermieri.Per amore della vita ha affrontato l’intolleranza, la mancanza di rispetto, l’invadenza dei mass media. Avrebbe potuto agire diversamente, di nascosto, oppure avrebbe potuto far vedere le foto di Eluana, com’era dopo 17 anni di coma, a quanti sostenevano che poteva ancora partorire, mangiare un panino, bere una coca cola. Persino continuare a tenerla in quello stato sarebbe stato più facile per lui, ma non l’ha fatto, perché quello non sarebbe stato un gesto d’amore.

Chi con coraggio dice no al prolungamento inutile dell’agonia, come hanno fatto il Cardinale, Welby, Englaro, lo fa perché ama la vita che continua, si trasforma, ma continua sempre. Non si ferma quando il cuore cessa di battere o il sondino viene staccato. Lo sapevano Eluana, Piergiorgio, Giovanni Paolo II, il Cardinale Carlo Maria Martini e migliaia di sconosciuti dei quali non vedremo mai i volti, non sapremo mai le storie, le sofferenze gli addii. Forse è arrivato il momento di ascoltarli tutti.

Rosaria Brancato

8 commenti

  1. …. spero che gli oltranzisti religiosi ed i pseudo moralisti che hanno riempito i giornali di allora, tacciano per sempre.

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  2. Accostare il caso Welby a quello del card Martini lo trovo azzardato. Si tratta di due dinamiche molto differenti. Per ogni chiarimento si legga l’intervista al card Sgreccia che troverà sul Corriere di oggi.
    Cordialità
    David T

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  3. Sei fortissima.

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  4. Quanta disinformazione! Martini, ha rifiutato (come possono fare tutti i cattolici che seguono l’insegnamento ufficiale del “Catechismo della Chiesa Cattolica!) solo tutto ciò che riteneva “accanimento terapeutico”, nel suo caso la “peg”, il tubicino per l’alimentazione artificiale che viene inserito nell’addome e il sondino naso-gastrico. Questo non significa che Martini abbia rifiutato cibo e acqua (vedi caso Englaro) o che abbia chiesto di morire. Il Cardinale ha rifiutato semplicemente un trattamento speciale per esser sostenuto da una idratazione parenterale. State tranquilli, Martini non ha mai chiesto di morire e nessuno ha deciso sulla sua morte. Possibile che non sappiate la differenza tra eutanasia (cui la Chiesa è contraria) e accanimento terapeutico (che la Chiesa da anni ha inserito nel suo magistero) che è tutt’altra cosa.

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  5. Eluana è stata sottoposta a Peg e sondino. Dal momento che era in coma vegetativo non poteva assumere nè cibo nè acqua. Era attaccata alle macchine. Il Cardinale non ha chiesto di morire, ha chiesto di “non impedirgli di morire”, attraverso quello che è l’accanimento terapeutico. Esattamente quello che ha chiesto Beppino Englaro a nome di sua figlia che era sottoposta a sondino, peg e accanimento terapeutico. L’eutanasia è un’altra cosa. Il rispetto degli altri passa attraverso il rispetto della libertà di scelta dell’altro, che può non essere la nostra stessa opinione, ma va rispettata.

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  6. Inutile attaccarsi alle parole: Non sarà eutanasia, ma qualcosa che somiglia all’aborto terapeutico. Martini ha abortito se stesso perché era malformato.
    Quindi UN SUICIDIO allo stesso modo che uno disperato per i debiti si butta dal nono piano.
    Non ha voluto più… soffrire (cattivo esempio per tutti i cristiani).
    Concordo con il gesto di libertà e tutte le altre parole dette per ammantare il gesto, ma sempre di un suicidio si tratta, che lo permetta o non lo permetta la chiesa, che sia o non sia perseguibile.
    In sostanza Martini ha coscientemente abortito, si é coscientemente suicidato, è immoralmente evaso dalla vita rinnegando tutto il suo “passato”.
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  7. Il Cardinal Martini , cosi’ come fece allora Papa Giovanni Paolo II , ha deciso di accorciare la sua vita terrena rifiutando l’accanimento terapeutico . Scelta dignitosa , sofferta e condivisibile ; purtroppo pero’ , quando non riguardi Papi e Cardinali , per la Chiesa il rifiuto dell’accanimento terapeutico cambia nome , chiamandosi eutanasia e diventando un peccato così grave che al povero Piergiorgio Welby furono negati i funerali religiosi .

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  8. Non è immorale fermare la scienza quando essa non può più nulla.
    Il cardinale Martini non è immoralmente evaso dalla sua vita: ha semplicemente e moralmente deciso di evitare a sè stesso ed agli altri inutili sofferenze imposte dal progresso medico-tecnologico.
    Benvenute le terapie che servono ad allontanare il momento della fine, ma solo se consentono di mantenere la dignità della persona, altrimenti sono un inutile e doloroso accanirsi (fisicamente e moralmente) contro un’evento non più rimandabile.

    E poi un cristiano vero non vede la morte come la fine, la vede come un’ineluttabile passaggio verso la visione del Padre e quindi, pur non rinnegando il suo passato, può essere fiducioso del futuro che lo attende.

    Forse Carlo Maria Martini era un pò scomodo per la chiesa (minuscolo) dato che ha predicato e concretamente attuato la saggezza della gente comune, tentando anche di non farla mistificare troppo dalla sempre presente politica della gerarchia alla quale apparteneva.

    P.S: leggete la sua ultima intervista
    http://www.corriere.it/cronache/12_settembre_02/le-parole-ultima-intervista_cdb2993e-f50b-11e1-9f30-3ee01883d8dd.shtml

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