Accuse per altre 3 persone coinvolte nella gestione dell'impresa Bellinvia. Tra loro un altro professionista
Messina – Sono arrivati al capolinea gli accertamenti della Questura di Messina e della Direzione distrettuale antimafia sulla gestione delle imprese della famiglia Ofria, a oltre dieci anni dai sequestri. E alla fine degli accertamenti l’accusa mossa dagli inquirenti messinesi resta la stessa: malgrado i provvedimenti giudiziari e con la presunta complicità dell’amministratore nominato dal Tribunale, malgrado gli arresti, il boss Salvatore Ofria continuava a gestire il business ed in particolare lo “sfacio” Bellinvia, dove operavano i familiari e i dipendenti avevano creato una “cassa nera” che sottraevano all’amministrazione giudiziaria.
Tre nuovi indagati
L’avviso di conclusione delle indagini notificato agli indagati riserva un’altra sorpresa, dopo i vari colpi di scena susseguitisi in questi mesi: oltre alle 15 persone arrestate il 14 gennaio scorso, infatti, ci sono altre tre persone coinvolte, che entrano ora ufficialmente nell’inchiesta.

Ecco i nomi: Giuseppe Accetta, Luisella Alesci, Salvatore Crinò, Natale Antonino De Pasquale, Tiziana Francesca Foti, Angelo Munafò, Antonino Ofria, Domenico Ofria, Carmelo Ofria, Chiara Ofria, Giuseppe Ofria, Salvatore Ofria, Fabio Andrea Salvo, Paolo Salvo, Salvatore Virgillitto, Francesco Siracusa, Natasha Ofria, Salvatore Scarpaci.
Le novità dall’inchiesta
Insieme al boss Salvatore Ofria, andato al 41 bis ad aprile, i familiari, i dipendenti e l’amministratore giudiziario, vanno ora sotto la lente degli inquirenti i ruoli di Francesco Siracusa e Nastasha Ofria, che avrebbero aiutato la moglie di Ofria a nascondere il denaro realizzato con le vendite in nero della ditta di famiglia. C’è poi il capitolo forse più spinoso che riguarda il ruolo dell’amministratore giudiziario, il commercialista e presidente dell’Ordine di Catania Virgilitto.
Il professionista, è l’accusa ora cristallizzata dalla Dda, avrebbe favorito gli Ofria ad eludere gli accertamenti dell’autorità giudiziaria sulla contabilità dell’impresa. Quando furono chiesti i registri nell’ambito delle attività di controllo sui beni confiscati, l’amministratore attestò che i documenti erano andati distrutti durante un allagamento. Per attestarlo il tecnico Salvatore Scarpaci formò e siglò nel 2023 una perizia che è, secondo gli investigatori, falsa e formata ad arte per non consegnare i documenti.
Difensori e inquirenti preparano il processo
Adesso i magistrati Fabrizio Monaco, Francesco Massara e Antonella Fradà, titolari del caso insieme all’aggiunto Vito Di Giorgio, tireranno le fila delle indagini, effettuate anche attraverso una enorme mole di intercettazioni telefoniche, per valutare i prossimi passaggi processuali.
Anche i difensori adesso valuteranno la strategia, potendo ora consultare e valutare gli atti compiuti dagli investigatori, in particolare gli agenti del Commissariato di Barcellona e la Squadra Mobile di Messina, ai comandi del vice Questore Vittorio La Torre.
La parola passa ora quindi agli avvocati Pinuccio Calabrò, Tindaro Grasso, Salvatore Silvestro, Giuseppe Lo Presti, Massimo Alosi, Giuseppe Cicciari, Tino Celi, Francesco Scattareggia Marchese, Antonino Pirri, Tommaso Calderone, Fabio Catania, Angelo Mangione, Vittorio Manes, Gianfranco Briguglio; hanno qualche settimana per valutare se chiedere un confronto tra i loro assistiti e la Procura, depositare eventuali memorie difensive o attendere le prossime richieste degli inquirenti.
I nuovi sequestri

A margine del blitz di gennaio erano scattati sequestri per 250 mila euro a carico del commercialista catanese Virgilitto mentre beni per altri 250 mila euro erano stati congelati a inizio luglio a quattro membri della famiglia.
