Con "Novecento" di Baricco un raffinato viaggio musicale e teatrale

Con “Novecento” di Baricco un raffinato viaggio musicale e teatrale

Tosi Siragusa

Con “Novecento” di Baricco un raffinato viaggio musicale e teatrale

martedì 11 Novembre 2025 - 15:01

Uno spettacolo con Manuele Morgese, Riccardo Campagn alla tastiera e Andrea Di Pillo alla tromba al Nuovo Teatro di Scaletta

Il Nuovo Teatro di Scaletta, alla sua seconda rappresentazione dell’odierna stagione teatrale, che ha avuto incipit con la felice performance incentrata su Vincent Van Gogh, “Lettere a Theo”, ha messo in scena, l’8 novembre, in serale, una riuscita rilettura tratta dal monologo teatrale “Novecento” di Alessandro Baricco, con novella forma, amalgama perfetto di musica, recitazione e arte visiva, una produzione Teatro Zeta L’Aquila, in collaborazione con Fondazione Morgese-Zeta Actor Studio Cagliari.

E così l’asciutto script, datato 1994, è stato consegnato alla vita di finzione con connessa consacrazione, specie dopo il fortunato lungometraggio del 1998, diretto da Giuseppe Tornatore, un’opera monumentale con la colonna sonora del compianto Ennio Morricone, che ne ha costituito l’anima.

Tante anche le successive riduzioni teatrali messe a punto, tutte più o meno ispirate e intrise dell’atmosfera magica dell’opera di Baricco e della celeberrima opera filmica. Il comune denominatore in tali fattispecie è sempre stato quello di una rappresentazione con uno o pochi personaggi (se si eccettua la versione dall’omonima intitolazione, adattata e diretta dal messinese Daniele Gonciaruk, con la corale partecipazione di 14 allievi della sua “Officina” teatrale che ha costituito un primo percorso di studio nella consona cornice del cortile interno del messinese Istituto Nautico “Caio Duilio”). Protagonista indiscusso il piroscafo “Virginian” nei primi 30 anni del secolo breve, che ha costituito il guscio dell’esistenza surreale del protagonista, appunto il Novecento dell’intitolazione, abbandonato in fasce all’interno di una cassetta di limoni sul pianoforte del salone del transatlantico, e che lì è restato fino alla causata esplosione dell’oramai malandato Virginian nel secondo dopo guerra, che ha contrassegnato anche la fine di Novecento.

La pièce, attraverso la rievocazione di quella leggendaria figura, rimanda a tratti anche alla favolistica narrazione delle anime che hanno popolato il Virginian, appartenenti a varie classi sociali e allocate a bordo in classi diverse proprio con riferimento ai differenti ceti dell’epoca, con le diverse sfumature dei passeggeri.

Certo è che si è saputo restituire quell’alone magico che aleggia sulla storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, preso in carico da neonato dal fuochista D. Boodman e, alla sua morte, accudito dal personale di bordo e ben voluto da tutti anche nel tempo successivo; il trombettista Max Tooney ne racconta con commozione e brio le vicende e riemerge dalle sue parole il loro forte legame amicale, risalente al 1927 e durato ben nove anni.

Novecento, con il trascorrere degli anni, era divenuto famoso esecutore di affascinanti melodie, uniche, e aveva continuato a fare la spola sul piroscafo fra America e Europa senza mai scendere sulla terra ferma.

In particolare l’opera teatrale conferisce rilievo alla contesa musicale fra Novecento e il preteso inventore del jazz, l’arrogante esibizionista Jelly Roll Morton, pianista americano, che trova esito nella vittoria del nostro leggendario pianista, non solo per la sua bravura immaginifica in grado di cogliere ogni stimolo,dal jazz a Debussy,dal folk alle melodie extra europee,sempre animato dalla curiosità verso nuovi apprendimenti; giova far rimando, proprio in ordine al duello, con messa in scacco dell’aggressivo e borioso contendente, che si batte solo per vincere, ad opera del bizzarro protagonista,con una sfida all’ultimo colpo, in un “confronto diretto fra parole e sonorità”, alla rappresentazione portata in scena da ultimo anche al “RomaeuropaFestival” 2025, appellata proprio “Novecento . il duello”, con Baricco, Bollani e Rava.

Il musicista monologante fa anche rimando a quell’unica volta che, stimolato proprio da lui, Novecento aveva provato a sbarcare dal Virginian, ma si era poi arrestato sulla passerella e, dopo aver lanciato in acqua il proprio cappello, era risalito. Avrebbe desiderato vedere il mare dalla terra ferma… aveva però realizzato che il mondo fuori da quel confortevole nido non era definito e limitato come la tastiera (con gli 88 tasti) del suo pianoforte e gli spazi della pur imponente nave.

Questo percorso in solitaria, sulle orme dell’opera letteraria, può ben costituire elegante e appropriata trasposizione dello script baricchiano, essendo riuscito ad inglobare le sue forti suggestioni e può rappresentarne un valente adattamento, che la parte musicale, imperniata su ritmi jazzistici, ha vieppiù impreziosito, grazie alle esecuzioni davvero magistrali degli artisti Riccardo Campagna alla tastiera e Andrea Di Pillo alla tromba, abbigliati con rimando al gusto dell’epoca.

Un posto di rilievo merita il protagonista, vero “one man show”, Manuele Morgese che, nei panni del trombettista, riesce a tenere magistralmente la scena, alternando guizzi pirotecnici, a tratti istrionici, a un registro più onirico e pacato, con momenti di nostalgico rimpianto (in definitiva un vero funambolo dell’espressione).

Anche le persuasive e creative immagini, che proiettate dal vivo sulla scena, hanno saputo ricreare le atmosfere e i personaggi della piece, tratteggiandone i caratteri, hanno impresso una valenza di gran prestigio alla performance, molto partecipata e di indiscusso gradimento, espresso con ripetuto plauso del numeroso pubblico. La sinossi di presentazione ha giustamente appellato lo spettacolo quale “viaggio istoriato” che ha saputo rendere la parola in immagini, attraverso i sapienti disegni dell’artista Cosbru.

Apprezzabile la ricerca sottostante, pienamente ravvisabile, che ha alfine consentito una magnifica osmosi dell’opera, ormai un classico, di Baricco, con elementi di multidisciplinarietà e di sperimentazione, in uno splendido impasto che i giochi registici hanno fatto risplendere con forza in un “percorso di jazz recitato e recitazione jazzata”, dinamico e intriso di libertà.

In chiusura non si può che lodare questa “mise en espace” che ha conferito nuova linfa al testo teatrale, così eclettico da aver poi fatto germinare un libro, un film, un fumetto, tanti adattamenti per il teatro e perfino una playlist, proprio per essere in grado di ricreare storie, suoni e visioni.

Un plauso allora al direttore artistico Maurizio Puglisi, della odierna stagione “Abitare il tempo” del “Nuovo Teatro” di Scaletta, che, con ausilio del prezioso staff, ha proseguito nella convincente programmazione con questo teatro di narrazione che ha saputo cogliere l’anima del mondo, attraverso la affascinante figura di un pianista emblematico, capace di decifrare al meglio una umanità variegata di passaggio verso l’Atlantico per metterne armoniosamente in musica gli umori in percorsi infiniti e scevri di confini.

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