L'ascesa irresistibile del boss: Mario Scinardo da allevatore a uomo di fiducia di -Zu Bastiano-

L’ascesa irresistibile del boss: Mario Scinardo da allevatore a uomo di fiducia di -Zu Bastiano-

L’ascesa irresistibile del boss: Mario Scinardo da allevatore a uomo di fiducia di -Zu Bastiano-

mercoledì 21 Ottobre 2009 - 12:12

Scinardo è considerato dagli inquirenti il braccio destro di Sebastiano Rampulla e capo della -famiglia- di Mistretta, una delle più potenti cosche siciliane

Un’ascesa rapida e costante ma mai ostentata. Anzi per molto tempo ha cercato di restare nell’ombra protetto dall’omertà e dalla devozione dei suoi picciotti.

Mario Giuseppe Scinardo era l’uomo di fiducia du “Zù Bastiano”. Un nome che solo a pronunciarlo mette paura. Braccio destro di Sebastiano Rampulla, boss di Mistretta e fratello di Pietro, l’artificiere della strage di Capaci, l’uomo che ha gestito gli affari illeciti ma anche gli equilibri mafiosi in provincia di Messina per conto di Cosa Nostra. Con il tempo anche Mario Giuseppe Scinardo, piccolo allevatore di Capizzi, è diventato un pezzo da novanta.

Aveva iniziato la sua ascesa come prestanome di Sebastiano Rampulla. A lui il padrino aveva intestato case e terreni che gestiva in prima persona. Anche la moglie, Letizia Deni Nellina, aveva lo stesso compito nella “famiglia” ed a lei erano stati intestati fittiziamente alcuni beni.

Poi le indagini del Ros dei Carabinieri sugli affari della famiglia mafiosa di Mistretta hanno portato alla ribalta il nome di Scinardo. Nel 2004 un rapporto dei Carabinieri lo definisce per la prima volta affiliato al gruppo guidato da “Zu Bastiano”. E’ indagato nell’operazione antimafia “Icaro” che disarticola i clan di Mistretta, Capizzi e Tortorici. Poi viene arrestato nell’operazione “Montagna” che traccia la mappa dei clan legati a Cosa Nostra nella zona dei Nebrodi. Scinardo è accusato di aver aiutato nel 2006 il latitante catanese Umberto Di Fazio a nascondersi nel suo territorio. Ma non è tutto perché i Carabinieri arrestano a Mineo, in provincia di Catania, in una proprietà di Basilio Scinardo, zio di Mario Giuseppe, il latitante Tommaso Somma, cognato di Pietro Rampulla.

L’inchiesta -Montagna- porta a galla anche la cosiddetta spartizione degli appalti pubblici fra le famiglie mafiose di Mistretta e Capizzi e dei Batanesi di Tortrici. Fra i tanti lavori finiti sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori quelli per la metanizzazione di numerosi centri dei Nebrodi come Alcara Li Fusi, Frazzanò, Galati Mamertino, San Fratello, Capizzi e Caronia. Per questa inchiesta Scinardo viene rinviato a giudizio ed al momento è sotto processo davanti al Tribunale di Patti con altri 37 imputati di associazione mafiosa. Ma, intanto, nel giugno scorso scatta il sequestro dei beni da parte della DIA. Fra questi anche l’agriturismo nel quale Scinardo organizzava i summit mafiosi fra i capi di Cosa Nostra. Un’ascesa irresistibile che lo ha portato in pochi anni a guidare una delle cosche più potenti della Sicilia.

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