Sentenza Corte: le reazioni. Ardizzone e Romano verso le dimissioni, Buzzanca no

Sentenza Corte: le reazioni. Ardizzone e Romano verso le dimissioni, Buzzanca no

Sentenza Corte: le reazioni. Ardizzone e Romano verso le dimissioni, Buzzanca no

venerdì 23 Aprile 2010 - 11:46

Il sindaco: «Se qualcuno presenterà ricorso sono pronto ad affrontare tutti i gradi di giudizio». D’Aquino, primo dei non eletti nella lista PdL, anche se ormai transitato nell’Mpa, ha già dato mandato all’avv.Catalioto. Previsti tempi molto lunghi

Tempostretto in tempo reale ha raccolto le prime dichiarazioni dei tre soggetti coinvolti dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la legge della Regione siciliana sulle norme in materia di ineleggibilita’ e incompatibilita’ dei deputati regionali, in particolare rispetto alla sopravvenuta carica di sindaco e assessore di un Comune, compreso nel territorio della regione, con popolazione superiore a 20mila abitanti.

Il vicesindaco Giovanni Ardizzone si è detto pronto a dimettersi dall’incarico che ricopre nell’Amministrazione comunale, sottolineando che «il lavoro svolto fino ad oggi è stato portato avanti senza percepire indennità, e solo per l’interesse dei cittadini». L’esponente dell’Udc ha poi aggiunto: «Questa vicenda è tutta messinese, perché su 200 casi di doppio incarico esistenti in Italia, ci si è concentrati solo su Messina. Forse a qualcuno davo fastidio». Ai sindaci di Catania e Palermo ad esempio, è concesso di potere essere anhce senatore. Tornando a Palazzo Zanca, per quanto riguarda chi potrebbe sostituirle Ardizzone come vicesindaco, lo stesso ha infine rimandato a considerazioni successive: «si vedrà».

Situazione sicuramente più delicata, in quanto primo rappresentante cittadino e capo della Giunta, è quella di Giuseppe Buzzanca. Comune o Regione? «I problemi li affronto dopo che si verificano – ha esordito il sindaco -. Se qualcuno presenterà ricorso sono pronto ad affrontare tutti i gradi di giudizio come previsto dalla legge regionale», che obbliga alla scelta solo a sentenza definitiva. Un percorso giudiziario che si prevede essere abbastanza lungo tanto da potersi prolungare fino al termine della legislatura a Palermo e della sindacatura a Messina. Laconico il commento: «Mi dispiace per quelli che verranno…». Intanto giunge notizia che il primo dei non eletti nella lista del PdL del collegio di Messina, Antonio D’Aquino, da qualche mese transitato all’Mpa, ha già dato mandato all’avvocato Antonio Catalioto per presentare consequenziale ricorso avverso l’elezione dello stesso Buzzanca.

Ultima posizione in bilico è quella dell’assessore alla Protezione Civile, Fortunato Romano. «Aspetto di leggere la sentenza, poi mi confronterò con Lombardo, con Lo Monte, con l’ufficio politico del partito e con il sindaco – afferma l’esponente dell’Mpa. La mia presenza in giunta non ha mai rappresentato una posizione personale ma di schieramento e quindi devo confrontarmi con chi l’ha appoggiata». L’orientamento, comunque, è quello di dimettersi: «Penso di farlo per una ragione di etica politica. Ma ripeto, prima mi confronterò con il partito e con Buzzanca».

Ricordiamo che la questione -doppio incarico- è stata aperta da una sentenza del Tribunale di Palermo, in merito al ricorso presentato dal primo dei non eletti dell’Udc, Antonino Reitano (oggi transitato alla corrente Briguglio del Pdl), proprio contro l’ex collega di partito e vicesindaco Ardizzone. Reitano (anch’esso assistito dall’ex assessore della giunta Genovese, Antonio Catalioto), ha sollevato la questione di costituzionalità della legge del dicembre del 2007 che aboliva l’incompatibilità tra le cariche in questione, e il Tribunale, ritenendo fondato il ricorso, ha trasmesso tutti gli atti alla Corte costituzionale.

La “leggina ad hoc salva incarichi”, approvata il 3 marzo 2009 all’Ars, prevedeva specificatamente: «nel caso in cui venga accertata l’incompatibilità, dalla definitiva deliberazione adottata dall’Assemblea, decorre il termine di dieci giorni entro il quale l’eletto deve esercitare il diritto di opzione a pena di decadenza. Ove l’incompatibilità sia accertata in sede giudiziale, il termine di dieci giorni per esercitare il diritto di opzione decorre dal passaggio in giudicato della sentenza». E da qui i tempi sono destinati ad allungarsi, perché bisognerà comunque attendere l’ultimo grado di giudizio prima di mettere Buzzanca (visto che gli altri dovrebbero rinunciare prima) nelle condizioni di dovere decidere se rimanere sindaco o deputato regionale.

Oltre al ricorso di Reitano e a quello anticipato di D’Aquino, ricordiamo che anche nei confronti di Romano è stato presentato un ricorso dal primo dei non eletti nell’Mpa, Santino Catalano (anche lui difeso da Catalioto), in merito alle presunte ritardate dimissioni dalle cariche di presidente regionale del Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl), di presidente del Cda dell’Ente di Formazione Addestramento Lavoratori (Efal) e di consigliere dello stesso Efal di Messina all’epoca della campagna elettorale. La Corte d’Appello di Palermo ha però ribaltato il giudizio del Tar di Catania, dando ragione a Romano. (ER)

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