L’aula di Palazzo Zanca ha approvato la variante al piano di San Licandro, dove si erano “ribellate” le suore del Divin Zelo, il piano di contrada Lacco e quello di Sperone. Altri sono in arrivo. Ma i consiglieri alzano le mani: con tutti i pareri tecnici a favore non possiamo che dire sì. Tanto che Guerrera (Udc) afferma: «Che senso ha il passaggio politico?»
E’ stato detto più volte, il Piano regolatore è sovradimensionato, prevede più costruzioni di quante in realtà ne servirebbero, andrebbe rivisto. Solita solfa. Il punto è che quel Piano c’è. E finché non ce ne sarà uno nuovo, le cui linee guida, giura l’assessore all’Urbanistica Pippo Corvaja, sono quasi pronte per essere annunciate, i privati avranno delle legittime aspettative. Rese legittime non solo da un Prg vigente, ma anche dai pareri tecnici favorevoli rilasciati di volta in volta dai vari organi interessati: Commissione urbanistica comunale, Genio civile, Commissione per la Valutazione di incidenza. E, ultima ma non meno importante, la Soprintendenza ai Beni culturali. Alla quale il consiglio comunale aveva inviato le carte relative a una serie di piani quadro e di lottizzazione giunti in aula: elaborati trasmessi alla Soprintendenza perché si pronunciasse anche alla luce del Piano paesaggistico. Il direttore del Servizio 2 Anna Maria Piccione e il soprintendente ad interim Rocco Scimone hanno visto, studiato e poi hanno scritto. Dicendo al Consiglio: ok, questi piani s’hanno da fare.
Così l’organo politico di Palazzo Zanca finisce per avere le “mani legate”. In settimana ha approvato un piano quadro nuovo, a contrada Lacco a Bordonaro, una variante ad un piano quadro già esistente (quello di San Licandro) e un piano di lottizzazione a Sperone. Opere più o meno invasive, ma non è questo il punto. Il punto lo sintetizza al meglio il presidente della commissione Politiche del territorio del consiglio comunale, Mimmo Guerrera dell’Udc: «L’ho detto anche in aula, stando così le cose non ha senso il passaggio politico dell’approvazione di piani che hanno già ottenuto tutti i pareri tecnici. Non ha senso perché se diciamo sì veniamo accusati di agevolare il cemento, se diciamo no lediamo legittime aspettative che i privati hanno maturato nel frattempo e di fronte alle quali non ci si può opporre senza ragioni, appunto, tecniche. Di fatto le nostre sono prese d’atto di passaggi già consumatisi a monte dell’arrivo in aula delle delibere relative a questo o a quel piano». Una svolta potrebbe arrivare da una proposta che lo stesso Guerrera, insieme ad altri colleghi, ha avanzato: «Si tratta di una delibera di indirizzo con la quale si chiede che il parere del dipartimento Viabilità diventi vincolante per l’approvazione dei piani di costruzione. Solo così si può evitare di costruire lì dove non ci sono strade d’accesso o dove quelle che ci sono risultano evidentemente insufficienti a sopportare un notevole carico di traffico». Proposta, questa, che dovrà prima essere votata dal consiglio comunale per poi passare all’esame della giunta Buzzanca.
LA VARIANTE DI SAN LICANDRO E LA “RIBELLIONE” DELLE FIGLIE DEL DIVIN ZELO
Una delle delibere approvate in settimana riguarda la variante al Piano quadro di iniziativa privata esitato originariamente nel febbraio 2004 (quando a proporlo all’aula fu l’assessore all’Urbanistica del tempo, Gianpiero D’Alia). La località è la collina di San Licandro e i privati coinvolti sono la società Dimmi srl di Salvatore Di Mauro e la cooperativa edilizia Città del Sole 81 di Angelo Libetti (anche se nel 2004 i terreni erano di Filippo e Maria Ciccolo). L’area di intervento totale è di quasi 137 mila metri quadri, le ditte proponenti sono proprietarie di 12 mila metri quadri, ma sul resto ci sono pronti atti di compravendita. Il progetto prevede edificazioni promiscue e a schiera, anche per l’edilizia economica e popolare. La variante proposta al consiglio chiede di dividere l’ambito 1 di intervento in due sottoambiti, 1A e 1B. Il primo corrisponde ai 12 mila metri quadri di cui Dimmi srl e Città del Sole 81 sono proprietari, il secondo, di 3.260 metri quadri, sarebbe il terreno che appartiene alla congregazione religiosa “Figlie del Divin Zelo”. La cui madre superiora, suor Gilda Li Conti, ha espressamente chiesto di essere esclusa dal piano quadro.
Lo ha fatto in una dura nota inviata al Comune nel febbraio 2004, con la quale si invitava «formalmente e sostanzialmente a stralciare i terreni dell’ambito 1 dal Piano quadro di cui si parla», chiedendo «che gli stessi siano mantenuti nello stato di fatto attuale, trattandosi di area di pertinenza della casa di riposo esistente», che è Villa Serena. Nella sua lettera suor Gilda è andata oltre: «I signori Ciccolo (originari proprietari dei terreni poi passati a Libetti) si sono fatti lecito includere nella loro proposta alcuni terreni appartenenti alla casa di riposo, sebbene non avessero mai avuto alcun esplicito e formale consenso. Con la realizzazione della strada prevista dal piano – ha poi aggiunto la superiora – l’iniziativa implicherebbe un irreversibile stravolgimento delle falde acquifere presenti nei terreni». Il Comune ha rassicurato le “Figlie del Divin Zelo” nel settembre 2005, comunicando che i terreni sarebbero stati stralciati dalla lottizzazione. Da qui la necessità di giungere ad una variante. Nell’ambito 1A i privati potranno realizzare un volume massimo di 8.986 metri cubi, nell’1B, quello di pertinenza della casa di riposo, non potranno tirar su nemmeno un castello di sabbia.
Interessante leggere il via libera della Soprintendenza, interpellata sull’incidenza del Piano paesaggistico. La proposta, si legge, «ricade parzialmente in area di interesse paesaggistico con livello di tutela 1 delle Norme del Piano paesaggistico. Considerato che la stessa area è sita entro la fascia dei 150 metri dalle sponde dei torrenti che in parte hanno perso le caratteristiche di naturalità in quanto risultano tombinati al fine di ricavare nuova viabilità; considerato inoltre che la proposta riguarda la suddivisione di un ambito ricadente all’interno di piani esecutivi in zona di espansione già esistenti, si ritiene che il Piano paesaggistico non precluda la sua realizzazione».
CONTRADA LACCO: IN PRINCIPIO ERA SOLO AGRICOLTURA
Il Piano quadro di Contrada Lacco, a Bordonaro, è uno degli esempi di come il Piano regolatore abbia stravolto la natura originaria di certe porzioni di territorio. Prima della grande Variante al Prg, infatti, era un terreno E1, agricolo, poi è divenuto B5A, edificabile “di recupero”. E si è venuta a creare la legittima aspettativa di cui sopra. Qui l’iniziativa privata dei signori Rosa Villari, Mario Candido, Francesco Cardile, Maria Benedetta Mangano, Giuseppe Crifò, Giovanni Pino, Domenico Risitano e Domenica Naro riguarda sulla carta 19 villette familiari, ma il potenziale a cui apre l’approvazione del piano quadro è ben più ampia: teoricamente lì si potrebbero realizzare anche 100 appartamenti da 70 metri quadri l’uno (approssimiamo). L’area d’intervento totale è di 18 mila metri quadri, dei quali quasi 13 mila sono di proprietà dei privati che hanno proposto il Piano. Anche qui i pareri sono favorevoli, seppur a determinate condizioni. Si prenda quello rilasciato dalla Commissione urbanistica comunale nel febbraio 2007: «Si consiglia di verificare le condizioni di equilibrio dei versanti prevedendo le eventuali opere di mitigazione nella successiva fase attuativa». Parliamo di una delle parti del territorio interessato dalla Zps (Zona a protezione speciale) e di un’area sottoposta a vincolo idrogeologico.
DUE LOTTI ANCHE A SPERONE
L’ultimo intervento approvato in settimana dal consiglio comunale (ma la prossima ne arriveranno altri) è un Piano di lottizzazione convenzionato a Sperone. A proporlo, in un’altra area interna alle Zps e dichiarata di “notevole interesse pubblico”, sono la C&T Costruzioni e i privati Antonino Arena e Letterio Arena. Poco da dire: pareri favorevoli della Commissione urbanistica comunale, del Genio civile, della commissione Valutazione di incidenza e della Soprintendenza, seppur “condizionato”. Del resto si parla di due lotti nei quali verranno realizzati fabbricati che vanno da uno a due piani fuori terra, più mansarda e cantina. Villette, nulla più. Su Sperone, però, sono in procinto di arrivare altri piani di lottizzazione. Di fronte ai quali i consiglieri comunali non potranno che alzare bandiera bianca.
