Ieri si è tenuta una riunione a Palazzo Zanca prima del consiglio comunale, durante il quale il segretario generale Alligo ha chiarito a Calabrò: servono 18 firme per presentare la mozione e 29 voti favorevoli per approvarla
Il Partito democratico potrebbe arrivare fino in fondo nella strada che porta alla mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Giuseppe Buzzanca. Strada tutta in salita, va detto, anche perché ci vogliono numeri importanti per portare a compimento quella che ai più era parsa solo una provocazione del capogruppo di “Genovese sindaco” Felice Calabrò. Quest’ultimo, infatti, la settimana scorsa aveva preannunciato l’intenzione di presentare in consiglio comunale una mozione di sfiducia, motivandola in particolare con i ritardi fatti registrare dall’amministrazione nel consegnare all’aula i bilanci consuntivo e previsionale completi di allegati e relazioni dei revisori dei conti. Il “coupe de theatre” di Calabrò aveva spiazzato anche diversi suoi colleghi di partito, al punto che Giuseppe Grioli, segretario cittadino del Pd, ha convocato una riunione dei consiglieri comunali svoltasi ieri pomeriggio prima della nuova seduta di Consiglio.
Durante il confronto è emerso anche qualche “mal di pancia”, soprattutto da parte di chi ha ritenuto che quella di Calabrò fosse una fuga in avanti, venuta fuori senza un preventivo dibattito interno al partito. Alla fine la linea sembra quella del sostegno all’iniziativa di colui che, va ricordato, è uno dei consiglieri più attivi (uno dei pochi) sul fronte dell’opposizione a Palazzo Zanca. In aula, poi, il segretario generale Santi Alligo ha fornito a Calabrò le risposte richieste la settimana scorsa sulle procedure da espletare in questi casi: saranno necessarie 18 firme (i due quinti del Consiglio) da apporre sul documento della mozione di sfiducia, che poi, per essere effettiva, dovrà essere approvata da 29 consiglieri (il 65% degli eletti).
Facendo due conti, solo per presentare la mozione il Pd, che può contare su 14 consiglieri, dovrà trovare l’appoggio di almeno altri quattro esponenti del centrodestra. Se non è difficile immaginare un sostegno dei “brigugliani” del Pdl Nello Pergolizzi e Claudio Canfora, più complicato trovare gli altri due: una firma di Giuseppe Melazzo, sempre molto critico nei confronti del sindaco, aprirebbe un caso politico non indifferente nei già tesi rapporti tra Udc e Buzzanca. Ancora da inquadrare, invece, il ruolo degli esponenti del gruppo “Sicilia Vera” che fa riferimento a Cateno De Luca. Tutto questo sempre che nel Pd tutti firmino compatti. Fatto tutt’altro che scontato, così come non è scontato che la mozione venga presentata davvero: in settimana, infatti, sulla questione, estremamente delicata, si confronterà la direzione del Partito democratico. Il messaggio di fondo che Calabrò intende lanciare, “occhio sindaco, che anche noi possiamo mandarti a casa”, è condiviso da tutti. Sulle modalità, poi, l’accordo non è detto che sarà semplice da trovare.
