Quanti farmaci ingurgitiamo? Che conseguenze hanno sul nostro organismo?
Il climax del terzo episodio del film Caro Diario si verifica quando un esasperato Nanni Moretti, non riuscendo a venire a capo della misteriosa malattia che lo affliggeva, si mette a leggere i bugiardini di tutte le medicine che gli erano state prescritte, scoprendo che queste, oltre ad essere inefficaci, c’entravano assai poco con i sintomi da lui accusati e nella scena finale – che si svolge in un bar – tutte quelle confezioni riempiono ben tre tavolini di un bar: “Ora sono circondato da tutte le medicine inutili che ho preso nel giro di un anno”…
Permettetemi un salto temporale in avanti, sino allo scorso autunno quando i media furono abili nel pompare il terrore per la spaventosa pandemia che sarebbe scaturita per via del virus H1-N1. Tutto questo scatenò una spaventosa germofobia che ci spinse tutti, nessuno escluso, in farmacia a comprare mascherine, gel antibatterici per le mani e il famoso Tamiflu. Ne venne fuori un business miliardario per le case farmaceutiche, soprattutto grazie alla produzione di un vaccino che venne prodotto su scala mondiale e acquistato praticamente da ogni governo. Ma ben pochi decisero di iniettarselo. Solo dopo qualche mese fu chiaro a tutti l’enorme, spropositato guadagno che questa fobia della pandemia (ricordate l’aviaria?) aveva generato.
Queste sono le giuste premesse che rendono ancor più interessante il libro inchiesta Dacci oggi le nostre medicine quotidiane – venditori senza scrupoli, medici corrotti e malati immaginari (Nuovi Mondi; pp. 488; €14.50) della giornalista Melody Petersen che dal 2000 indaga sulle attività delle lobby farmaceutiche negli Stati Uniti. Il libro è un’esaustiva e parecchio inquietante indagine sul costante abuso quotidiano di farmaci. Ovviamente non è un problema solo oltreoceano difatti la nota nel retro copertina, ci informa che “in dieci anni le quantità di medicinali assunte dagli italiani sono quasi raddoppiate”.
La Petersen sottolinea come sia possibile creare una malattia come fosse un vero e proprio prodotto di marketing (come nel documentato caso del Detrol), puntando sulla paura o sulle debolezze delle persone, convincendoci che una pillola al giorno possa miracolosamente curare qualsiasi cosa, dalle rughe ai problemi di virilità. Ma cosa comporta il continuo abuso di farmaci? Come tutti sanno non esiste farmaco che non comporti effetti collaterali. Ma questo non è certo un problema perché il nostro medico sarà pronto a prescriverci nuove pillole per curare gli effetti collaterali, scatenati proprio da quelle pillole che lui stesso ci aveva precedentemente prescritto. Tutto questo senza nemmeno aprire il vaso di Pandora delle interazioni fra farmaci, una sorta di roulette russa quotidiana.
Numerose interviste ed interventi di esperti – con un ampio corredo di note – chiariscono il panorama americano dominato dalle lobby di Big Pharma (in America, nel 2005, sono stati spesi oltre 250 miliardi di dollari in medicinali, più dei prodotti interni lordi di Perù e Argentina messi insieme) ma ovviamente lo studio dell’abuso del Ritalin o della sottovalutazione degli effetti collaterali, non può non toccarci tutti da vicino poiché il mercato farmaceutico fattura miliardi in tutto il mondo. Dunque anche nella nostra Italia.
«Pensate – sottolinea la Petersen – solo il 10% circa del prezzo della maggior parte dei medicinali di marca serve a coprire i costi delle materie prime chimiche impiegate e delle spese di produzione […] e la gran parte del marketing farmaceutico non è destinata direttamente ai consumatori, bensì ai medici, i depositari della fiducia dei pazienti».
Non c’è da stupirsi, dunque, se persino ai cani viene prescritto il Prozac per non farli abbaiare alla luna.
