Un pomeriggio d’un giorno come tanti, una donna scompare fra la folla oceanica in una stazione della metropolitana di una città orientale che la strappa dalle mani del marito. Sola, senza soldi né documenti visto che la sua borsa è rimasta fra le mani del proprio consorte, questa donna forte e assai caparbia, non riesce più a trovare la via di casa. Com’è possibile si chiede la cognata, ignorando ciò che i figli hanno dovuto ammettere controvoglia: la mamma è cambiata, diversa…
Quella donna che trascinava pesanti vasi sul retro di casa per lustrarli con cura uno per uno, quella donna che ascoltava senza battere ciglio tutte le lamentele del marito sul proprio stato di salute, che aveva rinunciato persino al proprio compleanno e che preparava con amore il prezioso ramen al primogenito Hyong-chol di ritorno da Seul in piena notte, non esisteva più. Al suo posto una figura fragile, sovrappensiero, che aveva perso il controllo della casa e del tempo. Era sempre lei eppure così diversa nella malattia.
L’inesorabile trascorrere del tempo, la lontananza dai figli forse, l’hanno fatta diventare quella fragile donna che, rimasta sola nel mezzo della folla oceanica e frettolosa tipica di ogni metropoli, non ha saputo far altro che sedersi in terra, disperata. Così avrebbero riferito diversi testimoni in seguito. Nessuno poteva aspettarsi la sua scomparsa ma forse i figli temevano potesse accadere e con fatica compilano un volantino, affidandone la composizione alla figlia scrittrice:
NOME: Park So-nyo.
DATA DI NASCITA: 24 luglio 1938 (anni 69).
ASPETTO: statura bassa, capelli grigi con permanente, zigomi sporgenti. Quando è stata vista l’ultima volta indossava una camicetta celeste, una giacca bianca e una gonna beige a pieghe.
Prenditi cura di lei di Kyung-Sook Shin (Neri Pozza; pp. 304; €17) è un libro al tempo stesso forte e delicato poiché affronta di petto tutti i misteri legati al mondo materno: dal carico di responsabilità continuo e giornaliero senza però tralasciare tutto ciò che una madre tiene dentro di se per non turbare i propri figli. Una continua dimostrazione di amore disinteressato che solo un genitore può provare.
Il libro è il susseguirsi di ricordi e ricerche, in un susseguirsi di presente e passato che lascia il marito ma soprattutto i figli soli con le proprie domande senza risposta e i propri sensi di colpa: («Quando succede qualcosa, soprattutto se è qualcosa di brutto, capita di rivivere certi momenti. Momenti in cui uno pensa: non avrei dovuto farlo»). Quella donna così forte adesso ha bisogno dei propri figli.
L’accorata lettera con cui la sorella minore, già madre a sua volta, introduce le pagine conclusive del romanzo (che ha riscosso un meritato successo internazionale) nelle quali l’autrice dimostra tutte le sue doti, riuscendo a toccare il lettore senza scadere mai nel melenso:
«Da quando è scomparsa penso spesso: sono stata una buona figlia? Potrei fare per i miei figli ciò che lei ha fatto per me?».
Prenditi cura di lei si conclude a Roma, dinanzi alla maestosa Pietà di Michelangelo dove, finalmente, la protagonista troverà anche la forza per proferire quelle parole serbate dentro il proprio animo.
