Fiumi di soldi ma cantieri fermi. Entro il 2017 quasi 180 milioni a Messina

Fiumi di soldi ma cantieri fermi. Entro il 2017 quasi 180 milioni a Messina

Rosaria Brancato

Fiumi di soldi ma cantieri fermi. Entro il 2017 quasi 180 milioni a Messina

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domenica 14 Maggio 2017 - 05:29

L'Ance e il Cna lanciano il grido d'allarme: un fiume di risorse a disposizione restano ferme per la mancata programmazione e progettazione. Dal dibattito la proposta di "stare col fiato sul collo" a Regione e politici per la ripresa di un settore che ha dimezzato in 10 anni investimenti e forza lavoro.

Il paradosso è che le risorse ci sono ma sono bloccate in un imbuto, perché mancano le progettazioni esecutive, gli Enti locali sono alla canna del gas, le procedure sono lunghe e farraginose ed espongono a ricorsi e intoppi ed anche la nuova legge sugli appalti non aiuta a velocizzare l’iter nonostante le buone intenzioni del legislatore.

Le cifre: nell’ambito delle Politiche di coesione alla Sicilia sono destinati 2 miliardi e 320 milioni di euro, alla Città Metropolitana di Messina 332 milioni (in teoria da spendere entro il 2020). Entro il 2017, qualora la tabella di marcia fosse rispettata nella provincia di Messina potrebbero arrivare circa 180 milioni.

Il condizionale però è d’obbligo ed è legato all’allarme lanciato da Ance, Cna, Claai e Sada Casa nel corso dell’incontro che si è tenuto al Palacultura, servito a mettere a nudo le fragilità del sistema ma anche a individuare i percorsi per non perdere l’ultima opportunità per uscire dalla crisi.

Se si riaprono i cantieri si rimette in moto l’intera macchina. Se si rialza l’edilizia, come in un effetto domino, si rialza l’intera capacità produttiva del territorio.

La fotografia emersa dagli interventi del presidente Ance Messina Giuseppe Ricciardello e dal presidente Cna costruzioni Sicilia Luca Calabrese è drammatica quanto reale: gli investimenti nei lavori pubblici negli ultimi 10 anni hanno subito una riduzione del 91% passando dal miliardo e 269 milioni del 2007 ai 142 milioni del 2016 e da 1.238 gare espletate dieci anni fa alle 96 dell’anno scorso. A Messina inoltre il trend registrato dalla Cassa edile della provincia è apocalittico: dai quasi 14.000 operai del 2008 si è passati ai circa 7.800 attuali, con un dimezzamento della forza lavoro, per non parlare delle 832 imprese che strada facendo hanno alzato bandiera bianca.

Ricciardello e Calabrese hanno utilizzato questa fotografia per dare una scossa al sistema ed indicare sia le falle che la possibilità di correggerle.

Troppi i ritardi nella programmazione, gravi le lacune della macchina burocratica, totalmente assente la concertazione. Il grido d’aiuto di un settore al collasso non viene solo dalle imprese o dagli artigiani ma anche dai sindaci e dagli amministratori intrappolati tra pastoie burocratiche, labirinti legislativi e uffici sottodimensionati.

A portare i presenti in sala nel cuore dei numeri è stato Antonino Genovesi (Nucleo valutazione investimenti pubblici della Regione Siciliana) che ha snocciolato le cifre che riguardano l’intero ammontare delle risorse destinate all’isola con le Politiche di coesione (compresi i cosiddetti “Patti”), nonché i tempi e le rigide regole d’assegnazione. Per intenderci, se nel 2018 non avremo speso il 17% dell’ammontare, perderemo l’intera risorsa. Traguardo al momento reso ostico dalla gravissima carenza di progettazione esecutiva. E’ il cane che si morde la coda perché gli uffici tecnici sono sottodimensionati, il ricorso ai professionisti esterni è limitato da carenza di soldi e da ostacoli normativi. Ulteriori limiti vengono da procedure farraginose spesso esposte a eccessiva discrezionalità decisionale e a continui ricorsi. Genovesi ha evidenziato come una grossa fetta delle risorse del Patto per Messina rappresenti lo strumento per la ripresa del settore edile. Dei 332 milioni previsti oltre 170 sono per le infrastrutture, 55 per turismo e cultura, 32 per l’ambiente e 57 per lo sviluppo economico. Una “scarica” di adrenalina indispensabile per far alzare un settore in ginocchio da troppi anni.

Il 2017 è l’anno dello stop and go. E’ l’anno della ripartenza- ha chiarito il direttore generale del Dipartimento alle Infrastrutture Fulvio Bellomo– Le risorse ci sono ma scontiamo un vuoto per quanto riguarda la progettazione esecutiva. Su questo fronte stiamo operando anche per garantire le risorse necessarie”. Bellomo si è poi soffermato settore per settore per indicare in che termini quel “go” può essere determinante per far uscire dal tunnel le imprese del messinese, dalla riqualificazione urbana alla viabilità minore, dai porti alle chiese, dalle ferrovie alla messa in sicurezza del territorio. Numeri alla mano entro il 2017 se tutte le istituzioni coinvolte faranno la loro parte il territorio di Messina e provincia potrebbe avere un’iniezione di circa 170-180 milioni di euro. Le somme riguardano gli interventi per i porti (ci sono anche 3 progetti per Lipari, Vulcano e Stromboli), per la viabilità minore, le risorse previste per interventi del Cas e dell’Anas, gli 815 per il tratto ferroviario Leojanni-Fiumefreddo e infine quelle per la riqualificazione urbana. Per queste ultime già a giugno sono spendibili dai 70 agli 80 milioni ma solo se i Comuni saranno in grado di trasmettere la progettazione esecutiva. Quanto al porto di Tremestieri il co-finanziamento della Regione sarà erogato solo quando arriverà l’elenco completo delle altre fonti di finanziamento (all’appello manca il Provveditorato alle opere pubbliche).

Il grido non è solo delle imprese ma anche dei sindaci, come emerso dall’intervento dell’assessore Guido Signorino: “ la situazione è drammatica ma finalmente ci sono somme immediatamente spendibili, come ad esempio quelle del Patto per Messina. La priorità è la messa in sicurezza del territorio e stiamo per firmare con l’assessore Croce una convenzione che per questi progetti ci consentirà di ridurre i tempi di procedura fino a 10 giorni. Una buona parte dei progetti presentati dalla Città Metropolitana inoltre sono stati ritenuti dal governo ammissibili come quelli per le scuole, l’ambiente, la sicurezza”.

L’assessore ha proposto l’istituzione di una cabina di monitoraggio tra tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei fondi nelle diverse fasi in modo da azzerare i rischi di perdita di finanziamenti.

Tra gli esponenti politici erano presenti, nonostante la gravità della situazione, soltanto i deputati Nino Germanà, Enzo Garofalo e Beppe Picciolo.

“Dobbiamo cambiare mentalità e favorire chi vive di lavoro- ha commentato il vicepresidente della Commissione nazionale trasporti Enzo Garofalo– Molti punti non mi convincono, ad esempio ritengo che l’offerta economicamente più vantaggiosa non sempre sia la soluzione migliore, il ribasso non dà benefici neanche al committente, basti pensare a quanto lievitano i costi dall’inizio alla fine. A mio giudizio i subappalti sarebbero da eliminare o da limitare”.

Il capogruppo Ars di Sicilia Futura Beppe Picciolo ha evidenziato come la gran parte dei progetti del Patto per la Sicilia relativi ad interventi sul rischio idrogeologico interessino il territorio messinese: “I Patti del Sud devono essere trasformati in lavoro ed in lavori. Bisogna sbloccare le procedure con l’ausilio di tutti gli enti preposti, Genio civile, Regione, Provveditorato Opere pubbliche e rendere immediata la cantierabilità. Oggi inoltre purtroppo sono i Tar e i Cga a decidere gli appalti, a causa dei troppi ricorsi”.

Ad inizio dibattito il Provveditore per le opere pubbliche di Sicilia e Calabria Donato Carlea si è soffermato sulle modifiche alla legge sugli appalti. Dai lavori è scaturita la proposta di realizzare la cabina di monitoraggio, Ance, Cna, Claai e Sada Casa saranno pronti a "stare col fiato sul collo" a tutte le istituzione preposte ed a collaborare con competenze e supporti per non perdere le preziose somme a disposizione.

Un notevole contributo al dibattito è stato fornito dagli interventi in sala, come quelli del presidente dell’Ordine degli architetti Giovanni Lazzari , del dirigente dell’Urega Giovanni Franciò, l’ex assessore regionale Nino Beninati, il presidente di CapitaleMessina Pino Falzea, Enzo Colavecchio di CittadinanzAttiva ed Emanuele Bonfiglio, Ance.

Peccato che a mancare fossero proprio i due assessori regionali, Pistorio (infrastrutture) e Croce (Territorio), i cui interventi erano attesi e previsti. Peccato perché l’attenzione alle categorie piegate dalla crisi ed al territorio di Messina dovrebbe essere la priorità (soprattutto in periodo pre-elettorale……)

Rosaria Brancato

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