Anna Kravtchenko entusiasma il pubblico del Palacultura

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giovanni francio

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lunedì 06 Marzo 2023 - 08:30

Una eccelllente pianista ucraina per la stagione dell’Associazione musicale "V. Bellini"

Una eccellente pianista, l’ucraina Anna Kravtchenko, si è esibita sabato 4 marzo al Palacultura, per la stagione dell’Associazione musicale V. Bellini, proponendo un interessante programma del pianismo classico/romantico.

La pianista, docente presso il Conservatorio di Lugano e già vincitrice a soli sedici anni del prestigioso Concorso Internazionale Ferruccio Busoni, ha iniziato la sua performance con una Sonata di Haydn, la Hob. XVI n. 13.

Come quasi tutte le Sonate appartenenti al primo periodo compositivo di Joseph Haydn, incluse quelle appartenenti al nucleo compreso nell’Hob. XVI, le stesse sono state denominate dal compositore austriaco “Partite” o “Divertimenti”, composte spesso ad uso didattico e di rarissima esecuzione nelle sale da concerto. A torto, in quanto in tutte si possono trovare spunti raffinati e interessanti, frutto della straordinaria inventiva e gusto per la sorpresa che caratterizza i maggiori capolavori di Haydn. La Sonata /Partita Hob. XVI n. 13, in mi maggiore, presenta nei primi due movimenti, “Moderato” e “Minuetto”, un andamento ritmato e cadenzato di estremo interesse, mentre il terzo movimento”, “Finale (Presto)”, ha un carattere brillante. Raffinata e precisa l’esecuzione della Sonata, in particolare per quanto riguarda il Minuetto, ove la Kravtchenko ha optato per un tempo “lento”, di grande fascino.

È stata la volta del “Carnaval” sommo capolavoro pianistico di Robert Schumann, il cui titolo completo è “Carnaval, piccole scene su quattro note”. Composto nel 1835, consiste in una serie di brevi brani – ventidue per l’esattezza – basati sulla parola Asch (la, mi bem., do, si) piccola città amata dal compositore per via del suo legame con il suo primo amore, Ernestine von Fricken. Si tratta di una meravigliosa galleria di maschere, che permettono al compositore tedesco di esprimere i più variegati sentimenti, come, ad es., la malinconia di Pierrot, contrapposta alla vivacità di Arlecchino. In Carnaval trovano posto per la prima volta esplicitamente le due figure di Eusebio e Florestano, i due pseudonimi con i quali Schumann firmava i suoi articoli di critica musicale sulla rivista Neue Zeitschrift fur Musik: il primo, intimo, esprime malinconia e dolcezza, il secondo la ardente passionalità. Impossibile esaminare in questo spazio tutte le figure di Carnaval, ma non posso non citare la toccante “Chiarina” (dedicata alla sua Clara), brano straordinariamente appassionato, o “Chopin”, una sorta di breve notturno che incarna la personalità malinconica dell’amato musicista polacco; e ancora l’entusiasmante “Estrella” dedicata ad Ernestine. Una sfilata di maschere ove regna sovrana un’altissima poesia, che si conclude con la trionfale e briosa marcia dei seguaci di David contro i filistei, altro riferimento alle sue critiche musicali, ove i seguaci di David sono i veri artisti, gli spiriti liberi che combattono i mestieranti dell’arte (i filistei).

Superba l’interpretazione della pianista ucraina, molto personale in ognuna delle maschere affrontate, sicura negli ardui passaggi tecnici che taluni di questi brevi brani presentano: è apparso evidente che il pianismo del tutto peculiare di Schumann sia nelle corde di questa bravissima artista, come sarà dimostrato nei bis offerti.

Ha concluso la prima parte del concerto La Rapsodia ungherese n. 12 di Franz Liszt.

Le Rapsodie ungheresi Lisztiane sono delle fantasie costruite su temi popolari, per lo più di origine zigana. La n. 12 (ne compose diciannove) in do diesis minore, ricalca lo schema delle altre: una lunga introduzione lenta (“Lassu” nella tradizionale “Csardas” ungherese) seguita da un movimento veloce – “Friska”, che presenta difficoltà tecniche davvero trascendentali, affrontate con sicurezza e senza alcuna sbavatura dalla pianista.

La seconda parte del concerto è stata dedicata interamente alle “Le stagioni” Op. 37 di Pyotr Ilych Ciajkovskij. Si tratta di dodici brevi brani, del genere foglio d’album, composti nel 1876 su richiesta della rivista “Novellisti”. Dodici mesi, ognuno con un ulteriore appellativo, ove il compositore russo esprime tutta la sua sensibilità malinconica, talora un po’ salottiera, che caratterizza anche i suoi principali capolavori. Spesso eseguiti singolarmente come bis, questi brani vengono ormai raramente proposti nel loro insieme, è stato pertanto un evento di grande interesse assistere all’ esecuzione integrale di quest’opera.

I più riusciti, e per questo giustamente famosi, sono senz’altro “Aprile”, intitolato “Bucaneve”, dolce e appassionato; “Giugno”, col titolo di “Barcarolle”, un’incantevole barcarola, intrisa di mestizia e rassegnazione, con una parte centrale più animata, e “Ottobre”, intitolato “Canzone d’autunno”, un notturno malinconico e struggente, emblema della sensibilità artistica del musicista russo, probabilmente il brano più felice (e più eseguito) di tutta la raccolta. In tutti questi brani Anna Kravtchenko ha saputo rendere con grande sensibilità quell’insieme di sentimenti contrastanti – gioia, amore, tristezza, malinconia – propri del compositore russo.

Molto applaudita dal pubblico, la pianista ha concesso due bis all’insegna di Schumann: l’’”Intermezzo” da “Carnevale di Vienna” un brano appassionato e struggente, e la trascrizione di Liszt del lied “Widmung” (Liebeslied), un brano di sublime dolcezza, anch’esso appassionato.

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