“Un anniversario”, feroce satira sociale, in scena il nulla del tempo presente

“Un anniversario”, feroce satira sociale, in scena il nulla del tempo presente

Tosi Siragusa

“Un anniversario”, feroce satira sociale, in scena il nulla del tempo presente

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martedì 29 Marzo 2022 - 08:00

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MESSINA – L’elemento morale è il cardine della coinvolgente piece andata in scena ai Magazzini del Sale.

Uno degli script più riusciti del drammaturgo Harold Pinter, datato 1999, rappresentato per la prima volta nel 2000 all’Almeida Theatre londinese, mette in scena la vacuità di un mondo che ignora la cultura, è proiettato all’accumulo del denaro e beni materiali e in tal guisa diviene classe dominante.

Nel più lussuoso esercizio di ristorazione di Londra due tavoli in particolare vedono esibirsi un desolante campionario di individui: due coppie, due sorelle sposate a due fratelli -circostanza che funge da moltiplicatore di quella pochezza – occupano un tavolo da quattro… Tali Lambert e Julie, quarantenni, che dovrebbero festeggiare l’anniversario di matrimonio con gli invitati Matt e Prue…..le due sorelle si occupano di una beneficienza falsa (solo esibita), i due fratelli sono due gangster con ruolo di.. consulenti strategici di… pace.

Al secondo tavolo siedono Russel, un facoltoso banchiere, che vuol festeggiare la recente promozione e la consorte Suki, che insegna.

Uno spaccato, insomma, predatorio da un lato e controllato e vuoto dall’altro, di coppie (ben assortite) che per tutta la durata della cena , tra una inezia e l’altra,mostrano di non tenere a mente cose che dovrebbero rivestire importanza,come l’anniversario dell’intitolazione ,né dettagli inerenti le portate ordinate,o i contenuti pur minimi di spettacoli precedenti l’appuntamento culinario, e confessano ai rispettivi coniugi tradimenti intercorsi con modalità superficiali e irrispettose.

Assenza totale di empatia e comunicazione, in uno a spregi e insulti pesanti, condiscono gli squallidi e surreali dialoghi.

La cospicua ricchezza ostentata si coniuga a comportamenti estremamente volgari delle tre coppie, testimoni del nouveau riche al potere, suggerendo peraltro una qualche mobilità nelle gerarchie sociali, ove domina anche una neutra insignificanza dei generi.

Altra genia di individui, esemplari anch’essi di tipologie più generali, è simboleggiata dal gestore dell’esercizio, Richard, dalla maitresse Sonia e da un giovane CAMERIERE, che tenta di guadagnare

l’attenzione di quei clienti (che praticano un insulso chiacchiericcio) narrando fantomatici accadimenti impossibili intercorsi al Nonno, citando una caleidoscopica sua conoscenza di illustri scrittori, artisti e politici famosi nella prima metà del ventesimo secolo. L’avo celebrato a mezzo della commossa “memoria” del giovane congiunto rimanda ad uno strato sociale oramai morente, nel disperato tentativo di riesumarne gli ideali mitizzati di etica e cultura.

Di rilievo i riferimenti alle torture perpetrate anche nel presente in ogni dove.

I commensali per tutto il tempo dei lauti pasti provano a creare una identità sessualizzata sia di Sonia che del cameriere, e anche la prima oppone a tale tentativo la rivelazione di avventure romantiche del passato, cercando di combattere il pericolo del sovvertimento della possibilità del sé.

Attraverso i comportamenti dei commensali del prestigioso ristorante è rappresentato il tragico crollo dei tradizionali pilastri della borghesia, degenerati in puro consumismo, in contrasto con i valori del tempo passato, che possono sussistere quale mitizzazione tout court di modelli di un universo acculturato, amante dell’Arte, espressione sì dell’Aristocrazia, della upper-class, ma anche del ceto popolare di una Hollywood nel primo scorcio del ventesimo secolo, fino agli anni 40’.

All’avidità e alla ricerca pura e semplice del piacere e della gestione del potere attraverso la rincorsa all’arricchimento si contrappongono per tutta la mise en espace i cultori della Storia recente e della memoria, quali tratti identificanti un sistema valoriale che dopo la seconda guerra mondiale si è mano a mano polverizzato.

Il cameriere, in particolare, può solo esprimersi attraverso interventi – soliloqui, e i suoi saperi lo isolano vieppiù in rapporto alla imperante ignoranza dei clienti, che impersonano una elite al potere, priva di radici  così come  di germogli,simile a fusti secchi e rinsecchiti, ove  l’istruzione  e i modi urbani sono i grandi  assenti nello scenario in cui si agita, priva altresì di doti nel sociale…un presente denso di…nulla, che non sia conflitto, tradimenti, fobie sepolte… che convergono in aggressività rabbiosa o passiva.

Pinter ha saputo tratteggiare quasi da entomologo la volgare esistenza della Gran Bretagna in ispecie post-tacherista, dominata da un allarmante scadimento in ambito educativo – intellettivo.

Anche nella piece in scena per la compagnia il Teatro dei Naviganti, con omologa produzione, questo percorso infernale attraverso la vacuità è interrotto, giustamente, a tratti, da un personaggio – chiave, che conferisce vita vera alla drammatizzazione, e alle sue perfettamente riuscite trasposizione e messa in scena, sprigionando, nella giusta contrapposizione, verità e vitalità, che fanno ben sperare.

Il coordinamento registico di Domenico Cucinotta, assolutamente non pervasivo, conferisce, attraverso consona guida, le pertinenti coordinate per la compiuta espressione dei caratteri dei personaggi in rappresentazione, ciascuno esemplificativo di categorie più generalizzate.

La recitazione di ogni interprete, perfettamente in parte, Domenico Cucinotta, Stefania Pecora, Mariapia Rizzo, Chiara Trimarchi, Elvira Ghirlanda, Dario Blandina, Gabriele Casablanca, Sergio Runci e Lorenzo Rigano, riesce a completare degnamente la resa della piece, gradevolissima, connotata peraltro da una appropriata ambientazione,

che ha giustamente riscosso il gradimento del numerosissimo pubblico presente, che ha ripetutamente tributato i meritati applausi, mostrando ancora una volta apprezzamento per la preziosa attività teatrale portata avanti dal Teatro dei Naviganti.

L’opera pinteriana è sembrata altresì connotata da drammatiche preconizzazioni sul mantenimento della pace quale strettamente correlato nel nuovo ordine mondiale a strategie imperialistiche di potere di una ristretta elite poco (o per nulla) acculturata e volta alla mera accumulazione di denari….scenario tragicamente vicino a quello dei nostri tempi.

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