Appalti truccati al Cas, processo "Fuori dal Tunnel" a marzo prossimo

Appalti truccati al Cas, processo “Fuori dal Tunnel” a marzo prossimo

Alessandra Serio

Appalti truccati al Cas, processo “Fuori dal Tunnel” a marzo prossimo

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sabato 12 Dicembre 2020 - 10:47

Si aprirà il prossimo 17 marzo davanti alla Corte della I sezione penale del Tribunale di Messina il processo per sei tra dirigenti del Consorzio Autostrade Siciliane e imprenditori appaltatori coinvolti nell’inchiesta della Dia denominata Fuori dal Tunnel sui lavori nelle gallerie delle autostrade A20 e A18.

Il Giudice Fabio Pagana ha chiuso il vaglio preliminare della accuse a loro carico e disposto il rinvio a giudizio di tutti, come chiesto dal Pubblico Ministero Marco Accolla. Subiranno il processo, quindi, l’’ingegnere Angelo Puccia e l’altro dirigente Cas Alfonso Edoardo Schepisi, insieme agli imprenditori Fabrizio Notari della Notari Luigi spa, Saverio Ferrazzano della Tindari scarl e della Capo d’Orlando scarl, Francesco Fundarò suappaltatore dei lavori alla galleria Sant’Alessio e Girolamo Ponzio, dipendente della ditta che lavorò al viadotto Calamo.

Dovranno difendersi dalle accuse, contestate a vario titolo, di falso ideologico, truffa, corruzione e turbativa d’asta, assistiti dagli avvocati
Nino Todaro, Antonio Scarcella e Carmelo Scillia. Nel corso degli interrogatori di garanzia, sia i dirigenti del Consorzio che gli appaltatori si sono difesi rivendicando la regolarità delle procedure e respingendo in particolare l’ipotesi di corruzione.

giusy interdonato Dia Messina
Giusy Interdonato Dia Messina

L’operazione della sezione messinese della Dia, coordinata dal Vice Questore Giusy Interdonato, è scattata la scorsa estate dopo gli accertamenti su alcuni appalti per i lavori alle gallerie, in particolare alla Tindari, Capo d’Orlando lungo la Messina-Palermo, e nella galleria Sant’Alessio sulla Messina-Catania. Lavori affidati malgrado ribassi anomali, in presenza di rilievi sul posto che segnalavano criticità, in cambio di assunzioni.

La prova di queste irregolarità, secondo la Procura di Messina, sta nelle carte sequestrate al Consorzio e nelle conversazioni telefoniche intercettate.

Tutti i dettagli nei link all’interno del pezzo.

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