Essere se stessi e saperlo comunicare agli altri

Essere se stessi e saperlo comunicare agli altri

Essere se stessi e saperlo comunicare agli altri

lunedì 25 Febbraio 2013 - 12:36

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Carissimi lettori, da oggi e per le settimane a venire, parleremo di assertività. “Assertività” è una parola che deriva dal verbo latino adserere, affermare qualcosa. In psicologia si usa per indicare la capacità di essere se stessi e saperlo comunicare, in maniera decisa, senza imporsi o sottomettersi, in modo da rispettare sé e gli altri. Essere assertivi è soprattutto un modo di essere, dal quale derivano modi coerenti di pensare, agire e comunicare. Gli altri due modi di essere che si contrappongono a questo sono quello aggressivo e quello passivo. Una persona è aggressiva quando impone il proprio volere calpestando i diritti altrui, quando pensa di valere più di qualcun altro, quando ritiene di doversi mostrare forte ad ogni costo e si sente sempre in gara per primeggiare. Una persona è passiva quando pensa che i bisogni degli altri vengono sempre prima dei propri, quando accetta situazioni che non le vanno per non creare tensioni e litigi, quando indossa una maschera sorridente e serena perché non sa come gestire la rabbia e la tristezza che prova e che pensa non si debbano mai esternare.
L’assertività, così come l’aggressività e la passività, non sono qualità immodificabili dell’individuo, ma competenze che si imparano nel corso della vita. Tutti noi sappiamo mettere in pratica ognuno dei tre modi di essere. Se una persona ci tratta con gentilezza, tendiamo ad essere anche noi più gentili, se ci tratta con arroganza, possiamo diventare arroganti a nostra volta, oppure scegliere di subire senza protestare o ancora mantenere un atteggiamento gentile ma fermo, che comunica all’altro che non siamo disposti a subire. Ogni opzione ci assicura vantaggi e svantaggi: lo scegliere l’una o l’altra dipenderà dai valori che abbiamo assimilato dalla nostra famiglia e dalla nostra società, dalla stima che abbiamo di noi e dell’altro, dai vantaggi che pensiamo di avere.
Ci insegnano fin da bambini che dobbiamo avere rispetto per noi e per gli altri, ma spesso i messaggi educativi che riceviamo in famiglia, a scuola e attraverso mass media contraddicono questo principio. Fin da bambine ci hanno insegnato ad essere sempre modeste, gentili, carine e sorridenti, a mettere sempre gli altri al primo posto e sacrificarci, a non contraddire mai nessuno. Diventiamo figlie obbedienti, studentesse disciplinate, amiche sempre pronte ad ascoltare, compagne comprensive, mamme kamikaze, lavoratrici affidabili ed instancabili. L’implicito che ne sta alla base è che gli altri valgono più di noi e che le loro ragioni sono più importanti.
Attraverso i modelli degli eroi che presentiamo ai nostri bambini, insegniamo ai nostri futuri uomini ad essere sempre i primi, dei campioni, a fare tutto da sé e non chiedere mai, a non piangere mai, a non avere mai paura. A lottare con le unghie e coi denti per ottenere ciò che vogliono, magari anche prevaricando gli altri, dato che il fine giustifica i mezzi. Il bambino cresce con l’idea di dover valere più degli altri e in virtù di ciò può e deve sottometterli e non può permettersi di avere fragilità e tentennamenti.
Abbiamo posto le basi per avere un esercito di Barbie e Ken, di uomini e donne che seguono questi stereotipi senza metterli in discussione. Anche le donne che scelgono di mettere la propria realizzazione personale al primo posto, di fatto raramente lottano contro tali stereotipi, ma abbracciano acriticamente quello maschile. Stesso discorso vale per gli uomini che non si sentono rispecchiati da un modello machista: adottano atteggiamenti remissivi e sottomessi, come tradizionalmente è stato insegnato alla donna.
Anche in altri ambiti, non è infrequente notare un’oscillazione tra aggressività e passività. L’assertività è un concetto che viene molto osannato, ma poco praticato. E’difficile essere assertivi perché significa rinunciare alla sicurezza di copioni che altri hanno scritto per noi. E’ difficile perché dobbiamo avere il coraggio di guardarci dentro per capire ciò che vogliamo e poi osare metterlo in pratica, dimostrandoci noi, unici e quindi diversi. E’ difficile far valere i nostri diritti se crediamo di non meritarcelo o di fare un torto a qualcuno. E’ difficile fidarsi degli altri e non attaccarli se crediamo vogliano farci del male a loro volta. E’ più facile farlo se crediamo che un essere umano vale in quanto tale,tanto quanto valiamo noi. E’ quasi impossibile se crediamo che il valore personale derivi dagli status symbol che si possiedono, dalla forza che si dimostra, dall’approvazione sociale.
E voi? Quanto credete di valere? Quanto credete che valgano gli altri? Quanto sapete farvi valere e quanto sapete rispettare gli altri? Quanto siete indipendenti dal consenso altrui? Che stile relazionale tendete ad usare più frequentemente? Quali vantaggi e quali svantaggi vi reca il vostro stile prevalente? State bene come state o magari volete imparare a comprendere e comunicare meglio con gli altri ed anche con voi stessi? Se avrete la curiosità di seguirmi, indagheremo questi ed alti aspetti dell’assertività.

“Psicologica” è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana.

Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

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