L'esibizione di Federico Colli, giovane pianista dal tocco cristallino

L’esibizione di Federico Colli, giovane pianista dal tocco cristallino

giovanni francio

L’esibizione di Federico Colli, giovane pianista dal tocco cristallino

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martedì 20 Novembre 2018 - 05:46

Splendido e molto applaudito il bis concesso

Per la stagione musicale della Associazione V. Bellini, il Palacultura ha ospitato sabato scorso Fderico Colli, giovane pianista dal talento sopraffino. In programma cinque sonate di Scarlatti, la celeberrima Sonata “Appassionata” di Beethoven, e, nella seconda parte, i “Quadri di un’esposizione” di Mussorgski.

Domenico Scarlatti ha composto 555 Sonate per clavicembalo, che vanno considerate nel loro insieme come un autentico miracolo, a causa della loro unità stilistica – un compendio di ricchezza espressiva, di brillantezza e raffinatezza tali che sembrano essere state scritte tutte nello stesso periodo – comunque dopo il 1730. Si colgono nelle Sonate le influenze mediterranee del musicista, nato a Napoli, vissuto e morto in Spagna, una musica piena di gioia “astratta, incisa nel cristallo di una musica purissima” (Pestelli).

Le cinque Sonate scelte da Colli (K. 19, 450, 69, 32 e 1) non sono fra le più note del compositore napoletano, e sono tutte in minore, tonalità che conferisce ai brani un certo carattere malinconico e pensieroso. Forse la scelta non è stata però felicissime, sarebbe stato preferibile alternare anche sonate in maggiore più vivaci, per rendere più equilibrata la prima parte di questo concerto, apparsa invece un po’ monocorde, nonostante l’esecuzione del giovane pianista sia stata trasparente e cristallina, dotato come è di quel tocco “perlato” particolarmente adatto per le sonate di Scarlatti. La Sonata in fa minore n.23 op.57, edita alle stampe nel 1807 col titolo “Appassionata”, è frutto delle vicende amorose del grande musicista con le sorelle Therese e Josephine Brunsvik, (che se lo contendevano), famiglia presso la quale si trovava ospite nel 1806; la stessa Therese rivelò in seguito un fidanzamento segreto fra Beethoven e la sorella.

La Sonata, dedicata appunto al fratello delle due giovani, Franz, rappresenta la trasfigurazione in musica delle turbolente passioni dell’anima, resa mirabilmente attraverso un esteso primo movimento, intriso di temi nobili alternati a cupi e tempestosi momenti sonori, accordi violenti, misteriose note ribattute, arpeggi carichi di tensione. Il secondo movimento, un breve momento di distensione, ove già si palesa la straordinaria arte della variazione che troverà il suo massimo compimento, al pianoforte, nelle ultime due sonate e nelle Variazioni su un valzer di Diabelli, precede la furia del terzo movimento, turbinoso fino all’estremo, un susseguirsi di rapide quartine, sulle quali si innesta uno splendido tema “appassionato”, per concludersi con un “Presto” avviato da una serie di accordi ribattuti di inaudita violenza. Perfetta dal punto di vista tecnico l’esecuzione di Colli – che ha esibito (come del resto in Scarlatti) una meravigliosa esecuzione dei trilli (e degli abbellimenti in genere) – ma che forse ha difettato un po’ di quella “violenza”, quell’impeto che connota in particolare il terzo movimento di questo capolavoro, i cui forsennati accordi finali sono stati eseguiti magistralmente sotto il profilo della rapidità e della precisione, ma forse non sufficientemente “forti”. Forse più popolare nella trascrizione per orchestra di Maurice Ravel – ma anche l’originaria versione pianistica è molto eseguita nelle sale da concerto di tutto il mondo – “Quadri di un’esposizione”, di Modest Mussorgski, che ha occupato l’intera seconda parte del concerto, furono scritti dal compositore per pianoforte, in ricordo del suo amico Viktor Hartmann, architetto e pittore russo morto in giovane età.

La composizione si ispira ad una collezione di quadri del pittore esposti a Pietroburgo dopo la sua morte. Si tratta di una musica tipicamente russa, come tutte le opere dell’autore del Boris Godunov, e presenta una straordinaria ricchezza di invenzione: una passeggiata “Promenade”, filo conduttore di tutta l’opera, ci conduce da un quadro all’altro, tutti splendidamente “dipinti” in musica da Mussorgski. Molto efficaci, in particolare, “Il vecchio castello”, brano misterioso e intriso di tristezza, “Bydlo” – un grande carro di contadini, con enormi ruote, trainato dai buoi – brano impressionante che raffigura la fatica e pesantezza del gesto faticoso del traino, e “La grande porta di Kiev” che conclude trionfalmente il capolavoro, ma tutti i brani di cui è composta questa serie esprimono una potente forza espressiva dei dipinti che intendono evocare.

Interpretazione attenta del pianista, che ha dato risalto alle varie sfumature, in particolare ai vari crescendo prescritti in alcuni di questi “quadri”. Splendido e molto applaudito il bis concesso: la trascrizione per pianoforte, a cura di Julia Myra Hess, del famosissimo corale tratto dalla Cantata BWV 147 “Herz und Mund und Tat und Leben” (Cuore e bocca e azione e vita) di Johann Sebastian Bach.

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