Autostrada Messina - Palermo, sequestrato il viadotto Buzza. 6 indagati

Autostrada Messina – Palermo, sequestrato il viadotto Buzza. 6 indagati

Marco Ipsale

Autostrada Messina – Palermo, sequestrato il viadotto Buzza. 6 indagati

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mercoledì 20 Maggio 2020 - 14:46

Il viadotto all'altezza di Caronia è a rischio e per questo era chiuso da un anno ma, secondo le indagini, non è stato fatto nessun intervento

Il giudice del Tribunale di Patti, Eugenio Aliquò, su richiesta delle sostitute procuratrici di Patti, Giorgia Orlando e Federica Urban, ha disposto il sequestro del viadotto Buzza sull’autostrada Messina – Palermo, in direzione Palermo, tra il km 119.620 e il km 120.840, in territorio di Caronia. La circolazione è libera sul viadotto lato monte, a doppio senso.

6 indagati e le ipotesi di reato

Nel registro degli indagati, per omissione di atti d’ufficio e omissione di lavori in costruzioni che minacciano rovina, sono finiti sei funzionari del Cas, cioè i direttori generali e i responsabili delle singole aree che si sono succeduti negli anni perché “non avrebbero provveduto alla manutenzione ed al ripristino a regola d’arte della struttura, omettendo di effettuare i lavori necessari per rimuovere le relative, potenziali situazioni di pericolo”.

Tutto nato dalla denuncia di un utente

Le indagini sono state avviate dopo la comunicazione di un utente della strada, che aveva segnalato una situazione di pericolo e di potenziale dissesto del viadotto Buzza. Il 10 dicembre 2018 i vigili del fuoco hanno fatto un sopralluogo e rilevato il “disassamento dei basamenti dei pilastri portanti della struttura. I basamenti superiori in calcestruzzo su cui poggia il viadotto e l’intero asse viario risultano fortemente ‘disassati’, dunque fuoriusciti e disallineati rispetto ai pilastri portanti (cosiddetti plinti) del viadotto, con la concreta possibilità di uno ‘scarrellamento’ del singolo plinto rispetto all’appoggio ed all’asse viario”.

L’analisi da parte del consulente tecnico

La Procura di Patti ha nominato un consulente tecnico, il professor Franco Buontempi, dell’Università “La Sapienza” di Roma, che in sinergia coi vigili del fuoco e la polizia stradale di Sant’Agata Militello e l’ausilio di droni, ha analizzato la struttura, valutandone la sicurezza e la vulnerabilità, e concludendo che il viadotto “mostra chiari segnali di dissesto e abbandono” e deve “essere corretto immediatamente per scongiurare il rischio serio e concreto di cedimento immediato e di collasso dell’intera struttura”.

Il viadotto Buzza, sul lato mare dell’autostrada A 20

Rischio anche in caso di lieve terremoto…

Secondo il consulente, il cedimento potrebbe verificarsi, in primo luogo, a seguito di un evento sismico anche di bassa portata, in una zona “a pericolosità sismica medio – alta”, con conseguenze facilmente immaginabili (“…l’ispezione con drone ha permesso ulteriormente di mettere in luce puntualmente i disallineamenti degli appoggi. Infatti, le fotografia riportate … permettono di rilevare, uniformemente per le quattro pile ispezionate, che gli appoggi sono dislocati ai bordi della piastra di appoggio inferiore. Questo implica che, accanto agli effetti delle eccentricità del peso dell’impalcato sulle pile con relativo incremento delle sollecitazioni sulle stesse pile, … esista la concreta eventualità di fuoriuscita degli appoggi dalla loro sede in occasione di un evento sismico, anche di non rilevante intensità. Questa possibilità comporterebbe un repentino cambio irreversibile di assetto del viadotto, con un effetto di impatto dell’impalcato sulla testa della pila sottostante, a cui potrebbe seguire un impuntamento dell’impalcato sulla testa della pila che a sua volta accuserebbe un incremento sproporzionato dello stato di sollecitazione. Tale possibile sequenza potrebbe propagarsi alle altre pile con un effetto domino incontrollato. …”).

… o di semplici forti piogge o variazioni di temperatura

Inoltre, sempre secondo il consulente, il rischio concreto di un cedimento potrebbe dipendere anche da semplici “azioni ambientali usuali”, ossia semplice eventi atmosferici naturali, fra cui sono da annoverarsi anche le semplici “variazioni termiche”.

E’ stato ribadito dal consulente, in ogni caso, che “… dalle ispezioni sviluppate anche con droni, appare netto il quadro del dissesto degli appoggi in atto. In questa documentazione si nota l’azione di trascinamento fuori sede delle piastre di appoggio, con un fenomeno di accumulo successivo di spostamenti noti in letteratura come “ratchetting”: con questo termine si descrive un fenomeno irreversibile di accumulo di deformazioni che porta a una situazione di collasso.”.

Il procuratore Cavallo: “Il Cas non ha fatto manutenzione”

“L’organo di vigilanza del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – ricorda il procuratore di Patti, Angelo Cavallo – aveva già intimato al Consorzio per le Autostrade Siciliane di provvedere al monitoraggio immediato delle condizioni dell’opera, alla relativa manutenzione e, nelle more, all’interdizione al traffico veicolare. Dalle indagini risulta come il Cas, invece, nel corso di oltre un anno e mezzo, si sia limitato esclusivamente ad interdire al traffico il viadotto, interrompendo anzitempo, e del tutto arbitrariamente, a partire dall’aprile 2019 fino ad oggi, l’azione di monitoraggio che pure era stata inizialmente intrapresa; il Cas, inoltre, nel periodo in esame, non ha adempiuto all’avvio di qualsiasi opera di manutenzione o di verifica preliminare necessaria.

Il decreto di sequestro da parte del giudice

Il giudice, nel decreto di sequestro, a tale proposito, ha evidenziato “…la colpevole inerzia dell’Ente gestore il quale, al di là della tempestiva chiusura del traffico veicolare nel tratto di autostrada in questione, ha tuttavia omesso di intervenire con lavori di recupero della struttura, manutenzione e verifica (così come previsto dalla Circolare 19.07.1967 n. 6736/61 Ministero Lavori Pubblici), nonché di proseguire (dall’aprile 2019 ad oggi) al monitoraggio degli spostamenti dei basamenti della struttura (iniziato, tramite apposito bypass automatico, nel gennaio 2019), necessario al controllo costante dei movimenti dell’opera…”.

Il giudice ha emesso il provvedimento di sequestro, ritenendolo necessario, in quanto “…. l’attuale chiusura del tratto in questione costituisce mero effetto delle disposizioni dei responsabili del Cas ai quali, dunque, è lasciata, allo stato, anche la facoltà di riaprire il transito, decisione questa che, alla luce degli esiti della consulenza tecnica, risulterebbero esporre ad ulteriore grave rischio la circolazione e l’incolumità pubblica. Tale aspetto, dunque, deve essere sottratto alla valutazione dell’ente concessionario che… ha dimostrato totale inerzia e disinteresse davanti al rischio e, comunque, al grave disagio causato agli utenti.”.

Sono stati nominati custodi temporanei dell’opera sottoposta a sequestro alcuni funzionari dello stesso Cas.

2 commenti

  1. ANTONIO BARBERA 20 Maggio 2020 14:58

    tra cinque sei anni ne riparliamo , la Magistratura alla vicenda ha messo il sigillo , chissà quando verrà risolto il problema .

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  2. Il consorzio dell’autostrada non è nuovo a queste situazioni; chiudono un tratto, tanto, che cosa gliene frega? Il pedaggio lo prendono per intero e noi continuiamo a pagare a prezzo pieno. È da 20 anni che faccio Messina-Villafranca Tirrena e questo tratto ha avuto sempre problemi.Secondo me il pedaggio deve essere corrisposto in base al servizio offerto dato che sono anni e anni che ci sono le corsie uniche. Sarebbe giusto pagare il 50 % del prezzo totale del biglietto. Botte piena e moglie ubriaca.

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