Tanti i disagi: frequentano cinque plessi distinti non attrezzati a rispondere alle loro esigenze.
A distanza di qualche giorno dalla protesta messa in atto dagli studenti del liceo “Valli”, oggi a manifestare sono stati gli alunni del liceo scientifico “Medi”. Nel loro caso, non c’è stata però alcuna causa scatenante, alcun evento improvviso tale da spingerli a scendere in piazza, semmai il contrario. Nell’ormai datata vicenda del loro istituto non si è finora registrato alcun nuovo intervento e i ragazzi non vogliono che le autorità si dimentichino di loro. Per questo motivo oggi hanno sfilato in corteo: chiedono alla Provincia di trovare una soluzione per risolvere i loro problemi. Lamentano i disagi di chi non frequenta un unico istituto con una sola sede. Il “Medi” è, in effetti, una scuola letteralmente smembrata con quasi 800 iscritti suddivisi in cinque plessi diversi, dislocati sul territorio cittadino: il plesso di Sant’Antonino, i plessi “Miano” di via Aldo Moro, “Bauro” di via Sant’Andrea e “Recupero” di via Cattafi e la sede centrale di via San Vito. Tra questi, solo il plesso di Sant’Antonino è una vera scuola, ma provvisoria perché destinata ad un altro istituto. Gli altri sono locali privati, costruiti per adempiere ad altri servizi e solo successivamente adibiti a scuola. Edifici il cui affitto a carico della Provincia è assai oneroso, privi di palestre e laboratori, per cui gli studenti – per svolgere alcune attività – sono costretti a muoversi da un plesso all’altro. «Nel laboratorio di fisica non andiamo quasi mai perché si trova in un altro plesso distante dal nostro e impieghiamo buona parte dell’ora di lezione solo per raggiungerlo. Per fare educazione fisica dobbiamo invece spostarci a piedi alla sede centrale, dove si trova la palestra, ma quando piove diventa impossibile e ci rinunciamo», racconta Eugenio Aliquò, rappresentante degli studenti, che frequenta il plesso “Recupero”. Nell’edificio, inoltre, non funzionano i riscaldamenti, il numero dei bagni è insufficiente e le finestre sono chiuse da grate, per cui – come dice Eugenio – «sembra di stare in carcere».
Gli studenti del plesso di Sant’Antonino, che ospita alcune classi della sezione del linguistico, accusano altre difficoltà. Per accedere al secondo piano sono costretti ad usare le scale di emergenza, ma quando piove, queste diventano scivolose e quindi pericolose e sono prive di tettoia. Per agevolare gli studenti pendolari è stato invece allestito, a spese dell’istituto, un servizio di navette che conduce i ragazzi dalla fermata dell’autobus direttamente al plesso, altrimenti difficilmente raggiungibile.
Ai disagi degli studenti si aggiungono quelli dei docenti, costretti a spostarsi da un plesso all’altro durante l’orario di servizio, col rischio di incidenti e di clamorosi ma giustificati ritardi.
Quella che manca al “Medi” è un’identità di scuola. Gli alunni dislocati qua e là faticano a conoscersi anche perché in poche occasioni – come nel caso delle assemblee d’istituto – hanno la possibilità di riunirsi e quindi di socializzare. «Per organizzare la manifestazione abbiamo stampato volantini e li abbiamo fatti circolari a tappeto nei vari plessi, ma con molte difficoltà», spiega Eugenio Aliquò. E aggiunge: «Stamattina al corteo c’erano persone che non avevo mai visto». Per questo motivo, tra le altre cose, i ragazzi vorrebbero riunirsi almeno due volte al mese.
A fronte di tutte questa problematiche, gli studenti del “Medi” chiedono una scuola normale, con un’unica sede, attrezzata a rispondere alle esigenze degli iscritti. E non sono disposti a cedere facilmente, anzi vorrebbero organizzare una manifestazione anche a Messina.
