Ciao presidente, Messina ti porterà sempre nel cuore

Ciao presidente, Messina ti porterà sempre nel cuore

Ciao presidente, Messina ti porterà sempre nel cuore

venerdì 28 Maggio 2010 - 09:22

La tifoseria e tutta la città ricorda un uomo che con il suo sigaro e il modo di fare spontaneo ha segnato un’epoca e fatto sognare un’intera generazione

Ci sono personaggi che segnano un’epoca. Vivono persone uniche che con atteggiamenti quotidiani o solo con il gesto di un istante ti entrano dentro e segnano per sempre la tua vita. Mi verrebbe da pensare al Papa, Giovanni Paolo II. Per alcuni potrò anche esagerare, ma solo chi si sente addosso la maglia biancoscudata da sempre e per sempre può capire cosa significa quanto è successo oggi. Emanuele Aliotta ci ha lasciato. Ha abbandonato questa Terra uno dei più grandi della storia del calcio messinese. Colui che con il fumo del suo sigaro e l’amore per la sua città ha riportato il calcio giallorosso a sognare dopo anni bui, così come quelli che in questo momento stiamo vivendo.

Per me il vero calcio è nato con lui. Avevo 13 anni quando sono andato per la prima volta in trasferta con il Messina (1997), dopo avere seguito sempre la squadra in casa, al Celeste (Acr, As e poi Fc). Dalla B e alla D, senza conoscere categorie, perché in casa mia il pallone giallorosso è sacro come per buona parte dei messinesi, anche in quelle di coloro che in questi ultimi mesi hanno guardato sopiti alle sorti della principale squadra cittadina. Si chiama amore, attaccamento, passione e non solo per una maglia, ma per una città che stenta a decollare e che nel calcio ha sempre trovato una scatto d’orgoglio. Siamo buddaci? Forse, io direi che siamo sognatori. Respiriamo quel magico delle emozioni che il presidente ci ha regalato. Perché puoi anche ottenere i risultati più importanti del mondo, ma presidente devi esserlo dentro, nell’anima e nel modo di fare.

Aliotta è stato per anni il calcio a Messina e continuerà ad esserlo. Ricordo ancora i messaggi pre-partita in serie C, quando nell’impianto di via Oreto stracolmo l’avversario non passava, e il «dobbiamo vincere» del presidente riecheggiava nelle teste dei tifosi impazziti di gioia. L’entusiasmo di quegli anni era la felicità della mia giovinezza, la voglia di partire per portare i colori della città in giro per l’Italia, ma poi tornare a Messina, perché alla fine la mia casa era la curva e l’avventura continuava con te al timone e tutto quello che settimana dopo settimana sapevi regalarci. Negli ultimi anni saperti presente mi faceva sperare, quasi subconsciamente sentivo che il Messina potesse a breve rinascere, che il ciclo magico, nonostante la D nella quale siamo riprecipitati, non fosse ancora chiuso.

Scrivo con le lacrime agli occhi e con la voce spezzata mentre si susseguono le telefonate che mi chiedono conferme. Purtroppo, ragazzi, è così. La 500 giallorossa riposta da qualche anno in garage non passerà più a promozione raggiunta. Questa partita non l’hai vinta presidente, ma da lassù sappi che hai conquistato il gradino più alto nel cuore giallorosso di quella generazione che sempre ti ha acclamato. Gli acquisti, le cessioni, i ritiri pre-campionato, le gioie, le delusioni, i brutti episodi come l’ultima giornata in C1 ad Avellino o la morte di Tonino Currò si sono alternate agli splendidi momenti che ci hai fatto vivere. Ma è soprattutto il tuo sorriso, la tua spontaneità, la tua genuinità, la tua messinesità, il tuo non mollare e il modo di raccogliere le sfide e farle diventare di tutti che ci rimarrà dentro. Il ciclo si è chiuso, ci lasci portando con te la solita nube di fumo, davanti a chi giura che da oggi neppure il sigaro avrà più lo stesso sapore. Nella mente scorrono tanti pensieri, momenti vissuti che racconterò ai miei figli attraverso cimeli che custodisco con cura, come le tue foto e quelle dei protagonisti di quegli anni.

I tuoi familiari su tutti, ma quanti soffrono per la tua partenza, vivono il proprio dispiacere internamente ma sapranno sicuramente renderti onore così come tu hai fatto nei confronti di una creatura che hai cresciuto come un figlio, quel figlio che oggi riabbraccerai.

Grazie di tutto presidente, addio, ti voglio bene.

Messina ti onora

Aliotta alè alè, Aliotta alè alè, Aliotta alè alè, Aliotta alè alè.

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