Capo Peloro. Rimossa rete di 300 metri abbandonata sul fondale

Capo Peloro. Rimossa rete di 300 metri abbandonata sul fondale

Redazione

Capo Peloro. Rimossa rete di 300 metri abbandonata sul fondale

sabato 04 Febbraio 2023 - 10:00

Era stata segnalata dai subacquei di Ecosfera, tolta prima che danneggiasse flora e fauna marina

Una rete “fantasma” lunga circa 300 metri, trovata a una profondità tra i 12 e i 25 metri dai subacquei di Ecosfera, nelle acque di Capo Peloro, di fronte alla Torre degli Inglesi.

Era stata segnalata a dicembre, nei giorni scorsi la rimozione, con il coordinamento della Prefettura di Messina, a cura di Guardia Costiera, Nucleo sommozzatori dell’Arma dei Carabinieri, Polizia Municipale sezione marittima ed Ecosfera Diving, con il contributo di Federazione Confcooperative, Fedagripesca, la Coop. Gambero Rosso e l’armatore Fondarò, che ha messo a disposizione il peschereccio per il recupero, oltreché Messina Servizi, per lo smaltimento della rete rimossa.

I volontari Marevivo dell’unità territoriale di Messina, giovani biologi marini e studenti universitari, hanno effettuato il monitoraggio dei piccoli organismi marini intrappolati tra le maglie della rete, reimmettendoli in acqua.

Si tratta della prima rimozione rete del 2023 per la protezione dei fondali. Ogni anno Marevivo partecipa ad operazioni di recupero reti abbandonate e di bonifica dei fondali in numerose località italiane. Si è trattato di un’operazione particolarmente delicata e importante per l’area specifica in cui è stata trovata. La zona è sottoposta al vincolo alla Sovrintendenza del Mare, in quanto ricca di reperti sommersi di interesse archeologico.

«Questo recupero è stato particolarmente positivo per più motivi. Il primo è che la rete era in uno stato di recente abbandono e, non essendo ancora concrezionata, si è riusciti a rimuoverla prima che danneggiasse la flora e la fauna marina presente nell’area. Questo accende i riflettori sull’importanza di una segnalazione tempestiva da parte dei subacquei e dei pescatori che normalmente operano nella zona, per ridurre al massimo i danni provocati da questi abbandoni – spiega Massimiliano Falleri, responsabile della Divisione Subacquea Marevivo –. Inoltre, la zona del recupero era ricca di Posidonia oceanica che, come sappiamo, è una delle principali piante marina che contribuiscono alla produzione di ossigeno e garantiscono la vita dell’uomo sul Pianeta».

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