Dopo le condanne ai 3 dirigenti del Cas sarà effettuata una nuova perizia sull'incidente costato la vita alla giovane messinese
MESSINA – La “scena del delitto” è da riesaminare. La pensano così i giudici della Corte d’Appello di Messina (presidente Sagone) che si stanno occupando del caso Provvy Grassi, ovvero il processo ai tre dirigenti del Cas condannati per aver contribuito all’incidente costato la vita alla 27enne messinese, volata dal viadotto Bordonaro il 10 luglio 2013. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato, dopo mesi di ricerche, soltanto il 23 gennaio dell’anno successivo.
La fine atroce di una giovane
Una fine atroce, la sua, hanno spiegato gli esperti della Scientifica: senza forze, stroncata dalle moltissime ferite, Provvidenza ha provato a liberarsi dai rottami dell’auto, dal groviglio di sterpaglie nel quale era caduta, forse anche per molte ore, senza però riuscire a chiedere aiuto né salvarsi.
L’autostrada killer sotto accusa
Alla sbarra per l’incidente ci sono gli ex dirigenti del Consorzio autostrade Gaspare Sceusa, Maurizio Trainiti e Letterio Frisone, accusati della mancata messa in sicurezza e manutenzione del viadotto che collega la A18 Messina-Catania alla tangenziale. In primo grado sono stati condannati rispettivamente a 2 anni Sceusa, un anno Trainiti e Frisone.
La Procura Generale a maggio dello scorso anno ha invocato la conferma delle condanne e, dopo mesi di rinvio, oggi al processo era atteso il verdetto. Invece la Corte, con ordinanza, ha sospeso tutto e rinviato al 15 marzo. Quel giorno l’ingegnere Santi Mangano sarà incaricato di effettuare una nuova perizia, per ricostruire ex novo la dinamica dell’incidente, lo stato dei luoghi e indicare eventuali responsabilità.
