Scuola

Caso Seguenza a Messina. La preside di Villa Lina: “Le parole della collega mi feriscono”

Continua a far discutere il caso esploso al Liceo scientifico Seguenza di Messina. Le parole della dirigente scolastica Lilia Leonardi durante un’assemblea studentesca rimbombano. “Non siete figli di contadini, questa non è una scuola di montagna” ha detto la preside ai suoi ragazzi che subito hanno reagito. Il video divenuto ormai virale ha suscitato indignazione, prese di posizione, reazioni.

Un’altra dirigente scolastica messinese ha deciso di esprimere tutto il suo rammarico per le parole della collega. Maria Concetta D’Amico, preside dell’Istituto Comprensivo Villa Lina-Ritiro ha deciso di non rimanere in silenzio di fronte a quanto è successo. Perché è inaccettabile che la prima carica di una scuola esorti i suoi alunni a comportarsi da liceali e non come alunni di un professionale; quasi a significare che sono, questi ultimi, alunni di serie b.

«Sono Dirigente scolastica dal 1991, ho espletato il mio servizio quasi esclusivamente in Area a rischio, sia in città che in altre realtà, e mai ho pensato di valutare il valore di un mio alunno in base alle scelte scolastiche effettuate, né mai mi sono sentita sminuita nella mia persona o professionalmente per avere lavorato con alunni provenienti da fasce sociali più svantaggiate.

Semmai questa circostanza ha dato al mio lavoro un significato più profondo. Mandare un ragazzo dei quartieri a rischio a proseguire gli studi oltre l’obbligo è un risultato importante: mandare un ragazzo al professionale vuol dire strapparlo alla strada, alla microcriminalità dello spaccio, ad una vita fatta di piccoli crimini, carcere ed espedienti e consegnarlo alle cure di una scuola che, nell’insegnarli un mestiere, gli insegna anche a vivere e gli offre una prospettiva di futuro e di normalità.

Per questo le parole della collega mi feriscono e mi offendono, come donna, come madre, come cittadina e come Dirigente Scolastica che ha dedicato tutta la propria carriera agli alunni difficili senza pensare al “prestigio” della scuola che dirigeva, ma all’utilità sociale del lavoro che svolgeva e che continua a svolgere insieme a tanti docenti».