Centro Nemo Sud di Messina. Navarra: "Intervenga la Prefettura"

Centro Nemo Sud di Messina. Navarra: “Intervenga la Prefettura”

Redazione

Centro Nemo Sud di Messina. Navarra: “Intervenga la Prefettura”

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lunedì 21 Giugno 2021 - 08:35

“Ricordo una conferenza stampa dell’aprile del 2019 al Policlinico Universitario dove tutti gli intervenuti, dai vertici dell’Ateneo a quelli dell’Azienda Ospedaliera universitaria, dai rappresentanti del Governo regionale ai parlamentari del territorio, si sperticavano in giudizi lusinghieri sulle attività assistenziali del Centro Nemo Sud, considerato un’eccellenza assoluta nella trattazione delle malattie neuromuscolari rare. A distanza di due anni, però, sembra che tutti si siano dimenticati di quanto affermato allora”.

Lo dice il senatore messinese Pietro Navarra.

A fine aprile, infatti, la Fondazione Aurora Onlus, che gestisce il Nemo Sud, ha rescisso il contratto, individuando un periodo ponte che condurrà il 30 giugno alla cessazione di tutte le attività sanitarie ed assistenziali del Centro presso il Policlinico di Messina. Di fronte alla concreta possibilità che 5000 persone affette da malattie rare non possano più trovare risposta alla loro domanda di assistenza, i primi di maggio ben 900 famiglie di malati seguiti dal Nemo Sud hanno lanciato un accorato appello al presidente della Regione affinché migliaia di pazienti, di cui una grande parte bambini, non restino senza cure.

Il presidente della Regione, nella seconda settimana di maggio, aveva solennemente affermato che era già stata “individuata una nuova sede che garantirà la continuità assistenziale e la salvaguardia dei lavoratori” del Centro. Sembrava, quindi, che, entro i tempi previsti dalla rescissione anticipata della convenzione tra la Fondazione Aurora Onlus e il Policlinico, migliaia di pazienti gravemente malati avrebbero continuato a ricevere le dovute cure e le oltre 50 unità di personale medico e infermieristico specializzato avrebbero continuato a erogare le loro prestazioni professionali.

“Ad oggi, a distanza di oltre un mese dalle dichiarazioni del presidente Musumeci e a pochi giorni dalla chiusura del Centro al Policlinico di Messina – dice Navarra -, l’unica cosa certa è che 5000 pazienti affetti da gravi e rare malattie neuromuscolari saranno abbandonati a sé stessi da una Regione sorda e insensibile ai problemi delle persone, specie quelle più deboli. Una Regione che a parole promette soluzioni pronte efficaci, ma che a quelle stesse parole è incapace di fare seguire i fatti.

Ho seguito tutta la vicenda del Centro Nemo mantenendo un continuo contatto con i vertici della Fondazione Aurora Onlus e, attraverso il Partito Democratico, con le Istituzioni sanitarie regionali. Non sono voluto intervenire pubblicamente perché ho avuto fiducia nel Governo regionale che sembrava essere determinato a risolvere il problema. La mia fiducia, però, sembra essere stata mal riposta e, ancor peggio, è stata mal riposta la fiducia di migliaia di famiglie siciliane e calabresi che lottano ogni giorno contro una malattia neouromuscolare.

Investirò della questione la prefetta, perché ritengo che, qualunque sarà l’esito finale di questa vicenda, l’immobilismo con il quale si avvicina la data di sospensione delle prestazioni, rappresenti un grave elemento di pericolo per la salute degli assistiti che potrebbero ritrovarsi – nella migliore delle ipotesi, per alcune settimane – senza alcuna assistenza. E, ancora, spero che la prefetta possa intervenire a tutela degli aspetti occupazionali messi a rischio dalle mancate promesse della Regione.

Chiederò alla deputazione regionale del Partito Democratico all’Ars di assumere ogni iniziativa utile per mettere a nudo le responsabilità del Governo Musumeci difronte a questo ennesimo fallimento e spiegare la sua colpevole e inspiegabile inerzia nell’affrontare e risolvere questa grave vicenda. Forse, però, nella logica malsana di chi governa la sanità regionale una spiegazione di questa inerzia potrebbe anche esserci: distruggere ciò che di buono c’è nella provincia di Messina e trasferirlo altrove, magari a Catania o a Palermo”.

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