Il Consiglio di Stato dà ragione alla "messinese" Arenaways. Condotta anticoncorrenziale di Fs

Il Consiglio di Stato dà ragione alla “messinese” Arenaways. Condotta anticoncorrenziale di Fs

Redazione

Il Consiglio di Stato dà ragione alla “messinese” Arenaways. Condotta anticoncorrenziale di Fs

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sabato 27 Febbraio 2021 - 08:25

Arenaways è stata un'impresa ferroviaria che operò tra il 2010 e il 2012, fondata da Giuseppe Arena, messinese che si trasferì con la famiglia a Torino quando aveva solo 6 anni

Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello presentato dall’Agcom (soccombente in primo grado) per le “condotte anticoncorrenziali da parte delle società del Gruppo Fs attraverso una serie di azioni finalizzate a ostacolare e, infine, di impedire alla società Arenaways di operare sul mercato ferroviario da poco liberalizzato (sulla tratta tra Milano e Torino)”.

Un contenzioso iniziato nel 2012 a seguito della sanzione – pari a 300mila euro – irrogata nei confronti di Trenitalia e Rfi per abuso di posizione dominante.

Arenaways è stata un’impresa ferroviaria che operò tra il 2010 e il 2012, fondata da Giuseppe Arena, messinese che si trasferì con la famiglia a Torino quando aveva solo 6 anni.

“Rfi – dice Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio nazionale liberalizzazioni infrastrutture e trasporti – aveva adottato comportamenti dilatori rispetto alla richiesta di assegnazione delle tracce avanzata da Arenaways, causando un ritardo di oltre 18 mesi nel consentire l’accesso alla rete ferroviaria. Trenitalia, dal canto suo, aveva fornito alla stessa Ursf una rappresentazione della situazione errata per far pendere la decisione del regolatore impedendo la possibilità di effettuare fermate intermedie fra Milano e Torino. Oggi giustizia è fatta ma il progetto di Arenaways non si è potuto realizzare. Da allora il processo di concorrenza nei servizi di trasporto regionale si è arrestato e lo si vede dalla scarsa qualità dei servizi ferroviari per i pendolari e dai crescenti costi di esercizio. Rispetto alle ferrovie nord europee quelle italiane hanno costi più alti, ricavi più bassi, produttività inferiore del 20%, velocità commerciali e livelli di digitalizzazione modesti”.

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Un commento

  1. 3 cose dovevano essere tenute lontane dalle liberalizzazioni: l’istruzione, la sanità e i trasporti. 3 pilastri su cui si fonda la costituzione più bella del mondo sono stati svenduto in nome del libero mercato, soprattutto sanità e trasporti. Nonostante tasse salatissime, uno stato cialtrone non dava servizi all’altezza e si è pensato che col privato le cose sarebbero cambiate. Il compito dello Stato non è investire per fare profitto, ma utilizzare al meglio le tasse picchiate ai sudditi. Lo sanno tutti che il privato investe dove può fare più soldi. Per questo oggi conta solo la Roma Milano ed il diritto sacrosanto allo spostamento della nonnetta da Alcamo diramazione a Balestrate è andato a farsi benedire perché per lo Stato era improduttivo ed al privato non frega una beata mazza.

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