Parola d’ordine: cura del territorio. Il corteo No Ponte dice no al pagamento delle penali

Parola d’ordine: cura del territorio. Il corteo No Ponte dice no al pagamento delle penali

Eleonora Corace

Parola d’ordine: cura del territorio. Il corteo No Ponte dice no al pagamento delle penali

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domenica 17 Marzo 2013 - 07:57

Marzo, mese di mobilitazione a livello nazionale contro le grandi opere. Ieri, sabato 16, il corteo No Ponte per dire no al pagamento delle penali, dopo il de finanziamento del progetto. Il 23 si svolgerà la manifestazione No Tav in Val di Susa e il 30 il No Muos a Niscemi

“Chi non è pronto a lottare per ciò che ama dovrà rassegnarsi ad accettare ciò che gli resta”. Così un militante della delegazione di No Tav che dalla Val di Susa è scesa in appoggio del corteo No Ponte di sabato 16 e della manifestazione nazionale contro il Muos a Niscemi, giorno 30 Marzo. Siamo a fine corteo, a Piazza Municipio. La manifestazione ha preso le mosse da Piazza Cairoli nel pomeriggio con la fisiologica oretta di ritardo, per permettere alla gente di raggrupparsi con comodità, soprattutto per i tanti attivisti giunti da fuori Messina, Reggio Calabria, Barcellona e Milazzo in testa.

Al contrario di quanto annunciato dalle previsioni, il tempo è stato clemente, e ante le adesioni, non solo formali, a quella che alcuni hanno definito “l’ultima manifestazione No Ponte” ed altri, invece, considerano la prima di un nuovo capitolo. Quello che si oppone non all’opera in sé – essendo il progetto definitivamente archiviato, a quanto pare – ma alle sue conseguenze. Conseguenze che si possono quantificare materialmente in una cifra enorme, ovvero: un miliardo e duecento milioni di euro. Tale è l’ammontare della penale richiesta dalle società Impregilo ed Eurolink per inadempimento del contratto. Vedendo nelle ipotesi delle penali un vero e proprio ricatto, i Nopontisti sono nuovamente scesi in piazza per dire no al pagamento delle penali – “dovremmo essere noi cittadini a venire risarciti dopo anni di illusioni e soldi pubblici sprecati” dichiarano – e il definitivo scioglimento della Stretto di Messina spa. Cosa che potrebbe finalmente chiudere la partita.

In piazza, dietro il sound system, hanno sfilato attivisti, semplici cittadini ed appartenenti a varie associazioni e partiti. Da Legambiente alla Federazione dei Verdi, passando per il WWF. Da Rifondazione Comunista a Sinistra Ecologia e Libertà oltre all’Arci Thomas Shankara, Consumatori Associati e il sindacato Orsa. Dal Movimento 5 Stelle, che aveva già annunciato l’adesione al corteo, al Partito Democratico, rappresentato, tra gli altri, da Giuseppe Grioli, Francesco Palano Quero, Alessandro Russo e Santi Interdonato. Non poteva mancare Renato Accorinti, con la tradizionale felpa rossa No Ponte, e il giornalista e scrittore Antonio Mazzeo, letteralmente avvolto in una bandiera No Muos. Presenti anche Gino Sturniolo e Marco Letizia, autori insieme a Luciano Marabello del libro “Il Ponte sullo Stretto e l’economia del debito”, di recente pubblicazione. Non potevano mancare, inoltre, i membri del Teatro in Fiera Pinelli occupato il 15 dicembre e divenuto itinerante dopo lo sgombero del 14 febbraio.

Così Gino Sturniolo sintetizza l’unione di tante sigle, a volte molto diverse tra loro, con uno sguardo retrospettivo al lungo percorso della battaglia contro il Ponte: “La storia del movimento No Ponte è lunghissima e finirà con la cancellazione del progetto e delle penali. Nel corso di questa storia ci siamo firmati in vario modo: coordinamento, Forum, Rete, Movimento. Alcune volte abbiamo raccolto le adesioni, altre volte non l’abbiamo fatto. Alcune volte abbiamo portato le bandiere delle varie organizzazioni e associazioni che compongono il Movimento, altre volte non lo abbiamo fatto. In alcuni casi abbiamo fatto i comizi finali, in altri casi non li abbiamo fatti. Delle volte sono intervenuti i rappresentanti della varie sigle, in altri non gli è stata data parola. Alcune volte abbiamo litigato, il più delle volte siamo riusciti a metterci d’accordo. L’assenza di una sigla è, evidentemente, il riconoscimento di tutti i percorsi che hanno composto il movimento. Di tutti. E’ un ringraziarci reciprocamente per quello che ognuno ha dato. Una comunità in movimento, questo siamo stati. Questo siamo”.

Nell’ottica dell’unione a livello nazionale di tutti i movimenti territoriali che si battono contro la politica delle grandi opere il prossimo appuntamento sarà il 23 Marzo in Val di Susa per manifestare contro l’Alta Velocità, per chiudere poi il mese di mobilitazione a Niscemi dove da mesi, ormai, i comitati cittadini sono in presidio permanente per opporsi alla realizzazione del sistema satellitare ad alta frequenza nella base militare americana, limitrofa alla riserva naturale.

Quello che il movimento del No al Ponte continua a chiedere è di realizzare, piuttosto, le cosiddette “infrastrutture di prossimità”, garantendo in questo servizi, trasporti ed infrastrutture. No alle cattedrali nel deserto. No alle chimere di sviluppo. Si alla cura del territorio. (Eleonora Corace)

FOTO DI ALESSIO VILLARI

15 commenti

  1. BANCA D’ITALIA……
    Il debito pubblico corrisponde a 37.000 euro a testa….neonati inclusi….propongo che il Ponte si faccia purché quelli che lo sostengono credendo al riscontro ed al profitto economico del gommato da nord a sud si assumano per iscritto la quota debito di chi non è favorevole. Mi sembra democratico e mette alla prova le idee degli economisti molto dotti e titolati di casa nostra…visto che il pubblico non regge i privati sostengano questa opera perché a chiacchiere siamo tutti favorevoli al mercato salvo poi trovare le risorse nel portafogli di un altro. Io rinuncio alla mia quota di debito a favore del ponte se qualcuno tra i lettori si accolla per iscritto il mio nei confronti dello Stato.

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  2. E’fuorviante ,ma il potere si e’ sempre servito di questi meccanismi: “mischiare ” opere inutili dannose costosissime ma gia cantierate :la Tav il MUOS l’expo(chissà perché se ne parla meno) con L’UNICA fra le grandi opere veramente utile ,l’ ecoPONTE di Messina che con le opere connesse affidate ad archistar ,artisti rispettosi dell’ambiente avrebbe determinato la salvezza di una citta’ fallita.Battersi per le “infrastrutture di prossimita’” e per evitare la penale di 1 miliardo e 200 e’ PENOSO e serve soltanto ad attutire il senso di colpa inevitabile in chi si e’ battuto da anni da “professionista” specializzato NO PONTE . Ora che il Ponte e’ “crollato ” o quasi sfileranno per chiedere chiedere chiedere ,protestare chieder ..cose che non arriveranno MAI . Un’altra occasione per protestare addebitando colpe sempre agli altri ….dimenticando che ognuno di noi e’ artefice del proprio destino e in parte di quello dei nostri figli …destinati all’emigrazione forzata. Come si fa anon capire che il PONTE, l’ecoPONTE attrarrebbe risorse finanziarie ed umane da tutto il mondo ,liberandoci dalla marginalità improduttiva e periferica nella quale siamo confinati. Ho pure guardato in faccia quasi tutti quei 200 ragazzi convenuti anche da” lontano”. Facce di bravi ragazzi che sognano un mondo migliore e più felice ..ma non ne conoscono ahimè la VIA e rischiano di smarrirsi.

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  3. Lo Stato non pagherà alcuna penale, ci saranno delle opere compensative e di recupero per Impregilo da realizzare soprattutto in Puglia(il vero vincitore e Vendola), che sarà attraversata dal corridoio europeo che era previsto in Sicilia.
    Senza il ponte la Sicilia e la Calabria che dovevano essere attraversate dal corridoio europeo, con un enorme movimento di merci, saranno rami secchi emarginati.
    L’Europa e l’Asia ormai vedeno nella Puglia il loro sviluppo futuro per il commercio del Mediterraneo.
    Mentre Messina viene depennata, Bari già richiama gli imprenditori europei ed asiatici.

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  4. sicilianu ca scoccia 17 Marzo 2013 17:25

    VIVIAMO IN UNA CITTA’ DI IGNORANTI, CHE SENTONO LE STRONZ…
    DI CHI GLI DICE CHE I FONDI SONO CONGELATI E CHE RIUSCIRANNO A NON PAGARE LE PENALI.
    MENTRE CI SONO DEI CONTRATTI CHE VANNO RISPETTATI E LE PENALI NON SARANNO 1 MILIARDO E 200 MILIONI MA DI PIU’PERCHE’ ADESSO SI DEVONO PAGARE I DANNI MORALI ,EDILI EC….
    QUESTA GLI SERVIVA PER FARE UN PO DI PUBLICITA’ PER LE ELEZIONI,

    INTANTU A GENTI MORI I FAMI E TRAVAGHIU NO NAVI!!!!!

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  5. sicilianu ca scoccia 17 Marzo 2013 17:29

    GENOVESE NON CERA?
    HA MANDATO I SUOI INSIEME A QUELLI DEI CORSI REGIONALI……
    GRIOLI MI HAI DELUSO

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  6. ….un altra perla argomentativa dei No ponte che va ad aggiungersi alle altre “risibili” . Esempi di arrampicamento sugli specchi per coprire il fumo ideologico dal quale sono avvolti. Il discorso del debito dello Stato, mi accorgo che sconta l’equivoco di equiparare il debito di uno stato a quello privato ,di una famiglia. Non e’ così .Ogni economista sa che non e’ così . Senza scomodare Keynes bisogna una volta per tutte capire che una cosa e’ il debito dello Stato della spesa “corrente” improduttiva ed un’altra e’ la spesa dello Stato per investimento. Tanto e’ vero che lo steso PD e PDL vorrebbero chieder alla Mekel di escludere la spesa produttiva dal conteggio ,ai fini del fiscal compact e del,pareggio di bilancio.Ma poi mi scusi Lei ha accettato gia di indebitarsi per il corrispettivo di ben 9 PONTI solo per le opere già cantierate al NORD. Quel Nord a cui fa comodo tenerci nel sottosviluppo …anche per attrarre migliaia di nostri giovani bravi e volenterosi i cui genitori mandano orgogliosamente a studiare e a lavorare da “emigranti”…

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  7. Confesso la mia ignoranza. Cosa sono i danni edili?

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  8. Molto bella la sfilata di ieri. Si e’ visto molto nero alla Dolce & Gabbana poi rosso rosso molto rosso rosso…Valentino con una spruzzatina di rosa rosa shocking in onore di Firenze e del suo “simpatico “giovane sindaco…..che per solidarietà ambientalista pare abbia deciso di rottamare il PONTE VECCHIO.

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  9. primalancia66 18 Marzo 2013 06:18

    e bravi i nostri tecnici, il ponte non sà da fare, ma la tav si!, e quattro sciaqualattughe, plaudono e sfilano in corteo.

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  10. Ideologia sul ponte?
    Mi scusi di che stiamo parlando…le ideologie possono riguardare la politica la società e le sue regole. Qui si tratta di religione. Ha presente San Francesco….ecco io sono per il Cantico dei Cantici di fratello Stretto e sorella Scilla. Sono per la salvaguardia dell’unica bellezza del Creato che vedo quando guardo il mare. Ma chi vede ideologie negli altri spesso soffre proprio delle proprie….ed è cieco e sordo ad ogni bellezza che lo circonda. Siamo per fortuna diversi…distinti saluti

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  11. Questa delle piramidi invece l’avevamo sentita…ed è segnale della sua poco convicente enfasi…Poi mi scusi Ella ha fatto un grande autogol ( ma enorme) le Piramidi infatti sono un atto di religione dei Faraoni per celebrare la loro potenza e gli dei dell’Egitto..ma evidentemente…i suoi dei hanno sede alla Stretto di Messina. Al contrario dei Faraoni però Ella non vedrà mai la sua piramide in cemento..si rassegni e se ne faccia una ragione senza livore. Distinti Saluti

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  12. Se e’ per questo c’e’un elemento in natura ancora più RELIGIOSO di fratello stretto e sorella Scilla, il simbolo e luogo della religiosità : IL DESERTO…eppure ciò nom ha impedito agli uomini del tempo di erigere LE PIRAMIDI…che gli ideologi ambientalisti del tempo non volevano con in testa tutankhamon con maglietta rossa NO PIRA….Non bestemmi per favore .la religiosità vera elegge al centro dei suoi interessi L’ UOMO , L’UOMO integro con la sua capacita CREATIVA di benessere ,comunione spirituale (pontifex) e bellezza artistica. ..La ringrazio comunque perché questa non l’avevamo ancora sentita….Per quanto riguarda poi il monopolio della bellezza da Lei detenuto …..e inserire forzatamente l’argometo religioso e’ non solo ideologia ma “fondamentalismo” ….

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  13. Peppe Vallera 18 Marzo 2013 10:49

    Ribla,ribla,ribla,ribla,ribla,ribla,ribla,ribla,ribla,ribla,ribla, ribla, ribla, ribla, ribla, ribla, ribla, ribla, ribla, ribla, ribla….
    Dolce e Gabbana?
    Invidioso ed acido.
    Pessimo yogurth.
    Giuseppe Vallèra

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  14. In presenza di evidenti lacune culturali ,umane e di stile e’ d”obbligo tacere definitivamente . Buona fortuna.

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  15. Scusate se mi intrometto: la semplice verità è che la piramide non nasce perchè i faraoni di Messina non la vogliono, è contro i loro interessi.
    Chi boccia un “presunto” valido progetto di sviluppo ha il dovere di proporre delle alternative, mettendo da parte i vantaggi ed i privilegi della sua posizione sociale.
    Migliaia di giovani, spesso con i sacrifici delle loro famiglie, si laureano e sperano di realizzare un progetto, un sogno, nella loro città……invece sono costretti ad emigrare.
    La cementificazione selvaggia di Messina, delle sue sponde e delle sue colline, opera dei faraoni, non ha incontrato ostacoli….E’ chiaramente un ambientalismo “particolare”.
    A Messina non si progetta sviluppo come, ad esempio, nella riviera ligure o romagnola, con lo sfruttamento delle coste per fini turistici…..abbiamo decine di km. di spiaggia…… abbandonata.

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