“Un giorno da allevatore”, a sostegno dei prodotti italiani. Mobilitazione a Palermo

Il rischio reale è che si arrivi all’appuntamento dell’Expo di maggio dove è centrale il tema del cibo e dove vengono esposti i prodotti dell’eccellenza italiana, mentre le nostre imprese di allevamento sono in estrema difficoltà e chiudono.

Il settore lattiero caseario rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano:
• 36 mila imprese di allevamento,
• 11 milioni di tonnellate di latte bovino di produzione complessiva
• 28 miliardi di euro, il valore generato dalla filiera,
• quasi 180 mila gli occupati della filiera
– l’11% del latte consegnato ad industrie e cooperative è destinato alla produzione di latte pastorizzato fresco
– il 45,5% (circa 50 milioni di quintali), alla produzione di formaggi DOP.
I consumi, pur in calo congiunturale, sono comunque buoni e la domanda del nostro mercato interno risponde ancora positivamente.

I nostri allevamenti versano in una grave situazione, dovuta non solo alla crisi, ma anche e soprattutto ad evidenti anomalie di mercato. Infatti,
• il prezzo del latte alla stalla è diminuito nell’ultimo semestre del 19%, (si è passati da 44,5 cent /litro a 36,00 cent/litro)
mentre
• il prezzo del latte fresco alta qualità al consumo, è stato per tutto il 2014 sostanzialmente stabile con addirittura un leggero aumento

• Così anche per il latte UHT e la mozzarella vaccina esposte sugli scaffali della distribuzione.

La mancanza d’informazioni sull’origine del prodotto, fatta eccezione per il latte fresco e i formaggi DOP, consente d’importare latte e prodotti caseari dall’estero e trasformarli in prodotti «italiani», rendendo indistinta anche il 40% della produzione nazionale.
La politica delle multinazionali che porta ad una evidente omologazione, sostituendo il latte locale e territoriale con latte importato, potrebbe comportare la fine di quell’agricoltura distintiva che contraddistingue il nostro Paese.
Tutto questo avviene per la mancanza di trasparenza che permette un aumento delle importazioni indiscriminate di latte e prodotti caseari ogni anno (86 milioni di quintali se rapportate a equivalente latte nell’ultimo anno).

Per ogni litro di latte prodotto negli allevamenti delle nostre Regioni, ce n’è quasi altrettanto importato dall’estero senza nessuna evidenza per il consumatore.
Un caso emblematico è quello della produzione di latte UHT.
• A fronte di 1.400.000 tonnellate di latte UHT prodotto in Italia,
• solo 500.000 tonnellate derivano da latte munto nelle stalle italiane.
• A questi si aggiungono 500.000 tonnellate importate già confezionate.

Pertanto, solo una busta di latte UHT su 4 venduta in Italia è prodotta con latte italiano.

C’è da segnalare, inoltre, che vengono importati, oltre al latte trattato a lunga conservazione, anche prodotti semi‐lavorati: cagliate, caseine e caseinati.
In particolare,
• importiamo cagliate per oltre 1 milione di quintali (che rappresentano circa 10 milioni di quintali di latte equivalente), pari ad un decimo dell’intera produzione italiana di latte.

• Addirittura un terzo finisce nel comprensorio della Campania dove ne vengono importati oltre 300.000 quintali.
Questi prodotti, vengono poi utilizzati, senza che il consumatore lo sappia, per produrre formaggi senza latte (mozzarelle e formaggi a pasta filata), ma con sostanze da questo derivate.

Una caratteristica distintiva e straordinaria della nostra produzione lattiero-casearia è:
• la sicurezza alimentare e la qualità che esprime
le nostre stalle sono le più controllate al mondo (in media un controllo, diretto o in auto controllo, settimanale) e offrono un latte dalle elevate caratteristiche nutrizionali.
Per quanto riguarda invece la qualità, è da sottolineare come oltre il 45% delle nostre produzioni serve a realizzare i migliori formaggi del mondo la cui qualità e distintività e strettamente legata alla produzione di latte dei nostri territori.

In questo contesto è importante evidenziare la chiusura delle nostre stalle, che soprattutto nelle aree interne e montane, determina:
• un mancato presidio del territorio, causa di dissesto idrogeologico, di perdita di biodiversità e di qualità alimentare

• una significativa perdita occupazionale.

In molte zone montane o svantaggiate infatti, non esiste una alternativa valida alla zootecnia da latte e sono circa 19.000 gli allevamenti che risiedono in tali zone.

Per questo, venerdì alle 9.30, in Piazza Croci a Palermo, si terrà una mobilitazione alla quale parteciperà anche Coldiretti Messina.

In un documento, riassunte le dieci richieste per salvare l’allevamento siciliano e italiano:

• Indicare obbligatoriamente l’origine nelle etichette del latte (anche Uht), dei formaggi e di tutti gli altri prodotti a base di latte

• Garantire che venga chiamato “formaggio” solo ciò che deriva dal latte e non da prodotti diversi

• Assicurare l’effettiva applicazione della legge che vieta pratiche di commercio sleale

• Rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti con derivati del latte, tracciando le sostanze utilizzate

• Un pronto intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro le forme di concorrenza sleale e gli abusi di posizione dominante nel mercato del latte

• Attuare le misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale

• Realizzare un piano organico di promozione (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, a partire da Expo 2015

• Promuovere iniziative nazionali per il consumo del latte e dei formaggi di qualità, soprattutto nelle scuole e nelle mense pubbliche

• Semplificare le procedure burocratiche

• Garantire che le risorse previste dal “Piano latte” del Mipaaf vadano agli allevatori