Il consigliere della III circoscrizione ripropone all’amministrazione l’ipotesi avanzata qualche tempo fa: “Ciò permetterebbe di recuperare la struttura e aiutare delle persone costrette altrimenti a morire di freddo per strada”
Ieri il blitz della Polizia Municipale all’interno dei locali dell’ex-macello ridotti in condizioni penose e che nonostante tutto continuano a rimanere nell’abbandono. Oggi le polemiche del consigliere della III circoscrizione Libero Gioveni che definisce poco attenta e superficiale la gestione complessiva del patrimonio immobiliare nelle disponibilità di Palazzo Zanca.
Il rappresentante di quartiere ripercorre a ritroso le segnalazioni e le denunce presentate proprio in relazione allo stato dell’ex-Macello, partendo dal 17 settembre 2009, quando fu avanzata formale denuncia al prefetto Alecci, al sindaco Buzzanca e all’assessore al Patrimonio Mondello: oltre che il degrado e l’esercito di topi unici veri padroni di quegli spazi, Gioveni parlava di un giro di prostituzione che tutte le sere teneva tranquillamente banco all’interno del cortile. Da lì una serie di controlli da parte della Polizia di Stato che in qualche modo riuscirono a reprimere il fenomeno.
Il 7 aprile 2010, invece, Gioveni, attraverso una interrogazione presentata al Sindaco, all’assessore al Patrimonio e alla dimissionaria assessore ai Servizi Sociali Pinella Aliberti, lanciò la proposta all’amministrazione comunale di trasformare e destinare i locali dell’ex macello a “dormitorio pubblico per i senzatetto”, proposta che non ebbe però seguito. La soluzione a detta del consigliere avrebbe però permesso di recuperare una grande struttura per una validissima finalità sociale a costi bassissimi (visto che la proprietà è appunto del Comune che, come dimostrano le ultime due aste andate deserte, non riesce ancora a vendere).
Gioveni, quindi, alla luce degli ultimi eventi e accertato altresì il mancato riscontro il Palazzo Zanca nella cessione della struttura, invita il sindaco e l’assessore al Patrimonio di rivalutare la possibilità di recuperare i locali dell’ex macello destinandoli a “dormitorio pubblico”.
