Emessa oggi dalla Corte d’Assise d’Appello la sentenza di secondo grado del processo “Arcipelago”, scaturito dall’inchiesta sulla geografia dei clan mafiosi e sui rapporti di forza ed equilibrio tra le varie famiglie nella gestione degli affari illeciti cittadini. Confermati i 4 ergastoli per i boss Domenico Cavò e Giuseppe Gatto, e gli emergenti Giuseppe e Giovanni Minardi, parecchie assoluzioni parziali, soprattutto per le accuse di estorsioni e porto d’armi; 7 su 8 le assoluzioni decise in primo grado e confermate in appello. Assoluzione anche per il boss di Camaro Carmelo Ventura.
Ecco il dettaglio: confermati gli ergastoli per i fratelli Giovanni e Giuseppe Minardi, Domenico Cavò e Giuseppe Gatto, assolti parzialmente da diverse accuse. Giuseppe Bertuccelli, 1 anno e 8 mesi; Giuseppe Cutè, 7 anni e 9 mesi; assoluzione per Rosario Trischitta, Pietro Coppolino, Giuseppe Finocchiaro, Stellario Fusco e Carmelo Ventura, di cui è stata disposta l’immediata scarcerazione; 8 anni per Luigi Tibia, assolto in primo grado. Confermate le assoluzioni di: Daniele Spagnolo, Savasta Salvatore, Sossio Iannucci, Luciana Barbuto, Giorgio Davì e Vincenzo Liguori. Assoluzione anche Angela Marra, moglie del boss di Giostra, Luigi Galli. Confermati 8 anni a Gaetano Barbera e Giuseppe Villari, 7 anni per Giovanbattista Cuscinà, 4 anni per Lorenzo Rossano e Pietro Minardi, 6 anni per Letterio Fusco.
Il blitz della Polizia, scattato nel giugno del 2005 portò a quarantasei arresti tra gli affiliati ed i fiancheggiatori della malavita locale. Il processo trattava gli affari dei clan negli ultimi anni: rapine, estorsioni, l’ingresso delle nuove leve, la gestione del potere da parte delle donne dei capi, e alcuni efferati omicidi. Ventiquattro gli imputati oggi alla sbarra, tra i quali i principali boss cittadini, alcuni ristretti al 41 bis. A coordinare l’indagine erano stati il pm della Dda, Vincenzo Barbaro e la collega della procura ordinaria Francesca Ciranna, che a metà dello scorso ottobre avevano chiesto quattro ergastoli e ventuno pesanti condanne.
