La Suprema Corte dovrà decidere sulla questione sollevata dall'avvocato Candido riguardo l'imparzialità di un giudice
Approda in Corte di Cassazione il cosiddetto “caso Siciliano” l’inchiesta sulla gestione personalistica di alcuni fascicoli da parte dell’ex procuratore aggiunto di Messina, Pino Siciliano.
La vicenda coinvolge non solo il Tribunale di Messina ma anche l’Università ed altri Palazzi istituzionali cittadini. Stamattina il Gup di Reggio Calabria, Caterina Petrone ha inviato gli atti del procedimento alla Cassazione perché decida sulla questione sollevata nei giorni scorsi dall’avvocato Bonni Candido, legale del medico Adolfo De Meo, uno degli indagati dell’inchiesta. Candido ha chiesto che venga riconosciuto il legittimo sospetto chiedendo che il procedimento sia assegnato al giudice di un diverso Tribunale. Secondo il legale l’attuale giudice non avrebbe serenità di giudizio poiché nella documentazione depositata in cancelleria, prima dell’udienza preliminare iniziata oggi, il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta aveva inserito la lista dei testimoni da ascoltare nell’eventuale processo. Una richiesta che denota già un convincimento preciso, cioè che tutti gli indagati sarebbero stati rinviati a giudizio.
Nell’attesa che la Cassazione decida sulla questione il gup ha rinviato l’udienza preliminare al 12 luglio prossimo. Nell’inchiesta sono indagati oltre all’ex procuratore aggiunto di Messina, Pino Siciliano; il figlio Giuseppe, ricercatore all’Università di Messina: il collega Fabrizio Maimone Ansaldo Patti, il rettore dell’Università Franco Tomasello; l’ex coordinatore dell’Udc, Michele Caudo; il liquidatore della Impregilo Domenico Occhipinti; il docente universitario e legale del Comune di Messina, Aldo Tigano e infine il medico Adolfo De Meo.