Dismissione ferrovie. Lavoratori Wagon Lits in protesta a Roma. Duro affondo di Buzzanca contro l'Ad di Rfi Moretti

Dismissione ferrovie. Lavoratori Wagon Lits in protesta a Roma. Duro affondo di Buzzanca contro l’Ad di Rfi Moretti

Dismissione ferrovie. Lavoratori Wagon Lits in protesta a Roma. Duro affondo di Buzzanca contro l’Ad di Rfi Moretti

mercoledì 10 Novembre 2010 - 09:23

Un centinaio i dipendenti del servizio di accompagnamento notturno che hanno manifestato nella capitale contro i tagli occupazionali di Fs che annuncia l’eliminazione di altri treni sulla tratta Siracusa-Venezia. Il primo cittadino torna a chiedere l'intervento del governo nazionale. «Lo sviluppo del trasporto ferroviario si ferma in Campania»

La politica di dismissione attuata nello Stretto da Rfi, oltre a determinare inevitabili ripercussioni negativa sulla qualità del servizio e dunque sull’utenza (come ben mostrato dal video denuncia realizzato dalla Cisl), non risparmia ovviamente i lavoratori dei diversi settori del comparto trasporto ferroviario. L’eliminazione di molti treni a lunga percorrenza, ad esempio, mette a repentaglio, così come si sta verificando, il futuro dei lavoratori impiegati nel servizio di accompagnamento notturno, nello specifico, compresi quelli della Società Servirail New-Rest Wagons Lits di Messina, in appalto del gruppo Fs.

Quaranta di loro questa mattina, come annunciato già nelle scorse settimane, hanno protestato di fronte la sede romana di Trenitalia (vedi foto correlate), contro il taglio occupazionale che sta interessando oltre 400 lavoratori del comparto ferroviario, a causa della definitiva cancellazione dei treni a lunga percorrenza Passeggeri che collegano la Sicilia e la Calabria al resto d’Italia. Nell’Impianto Servirail della città dello Stretto, sono 24 gli esuberi di personale già annunciati dall’azienda, mentre dal 1. aprile del 2010 è in atto un Contratto di Solidarietà con decurtazione del 26% delle ore lavorate. La situazione, critica per i livelli economici di numerose famiglie monoreddito, rischia di diventare drammatica nel prossimo mese di dicembre quando Trenitalia ha già previsto un ulteriore taglio di numerosi treni a lunga percorrenza tra cui la tratta Siracusa – Venezia, oggi gestita dall’impianto Servirail di Messina. Tale soppressione farebbe lievitare gli esuberi e metterebbe a rischio occupazionale oltre il 50% del personale impiegato a Messina.

Una delegazione dei lavoratori è stata ricevuta dai vertici Trenitalia, i quali senza fare un passo indietro hanno altresì confermato il piano industriale che prevede un ulteriore taglio dal 13 dicembre dei treni passeggeri in transito sullo stretto di Messina e hanno palesato altre future diminuzioni in previsione del 2014, quando scadrà il contratto di servizio con lo stato per il servizio universale, paventando la chiusura del comparto e mettendo a rischio il futuro occupazionale degli addetti. «Abbiamo assistito – dichiarano Pasquale Maimone e Rocco Sbarra, RSA della Cisl di Messina – al solito balletto di responsabilità da parte di Trenitalia che giustifica l’abbandono del servizio notte per la continua diminuzione delle sovvenzioni da parte del Governo».

I lavoratori non soddisfatti delle risposte evasive di Trenitalia si rivolgeranno alla classe politica programmando una nuova iniziativa di protesta da tenersi questa volta presso la sede del Governo nazionale, azionista di riferimento di un Gruppo FS , nel silenzio, sta creando una spaccatura nel Paese e producendo un prossimo disastro occupazionale.

Ma intanto torna a farsi vivo anche il primo cittadino di Messina Giuseppe Buzzanca, che ricorrendo ad una metafora cinematografica, stigmatizza l’atteggiamento dell’amministratore delegato di Rfi Mauro Moretti, affermando: «Per le Ferrovie dello Stato la mobilità in Sicilia deve tornare alle corriere ed ai torpedoni del neorealismo cinematografico di Rossellini, De Sica, Visconti e Germi, per un’ulteriore offesa all’orgoglio ed agli sforzi del Sud che lavora.

Non si può pensare – sostiene il sindaco – ad uno sviluppo del Meridione, delle potenzialità turistiche, economiche ed imprenditoriali della Sicilia e tornare indietro con un sistema di mobilità ferroviaria che non guardi alle esigenze attuali del territorio. La rete infrastrutturale ferroviaria in Sicilia si estende complessivamente per oltre 1330 chilometri, con le linee a doppio binario elettrificato che costituiscono una esigua minoranza, mentre per vincere la competizione nel mondo dei trasporti in Sicilia, gli obiettivi di FS sono la riduzione ed il contenimento dei costi. Lo scenario innovativo che le Ferrovie stanno attuando, con nuove linee ferroviarie e stazioni del futuro, hanno un confine nazionale che si ferma in Campania, non considerando la continuità territoriale sancita dalla Costituzione. Non si può quindi più restare impassibili all’ormai palese disimpegno dell’azione delle Ferrovie nell’Isola e nei collegamenti tra le città siciliane, ed in particolare tra Messina e le dorsali orientale ed occidentale».

Il duro affondo di Buzzanca, che rispetto alle vicende del trasporto ferroviario di Messina non sembra trovare alcun appoggio dal governo amico, neanche da parte dell’amico Matteoli, non manca di considerare la soppressione dei collegamenti marittimi, primo passo verso la grande dismissione: si è arrivati al minimo storico con due sole navi in linea: la Scilla, del 1985 e la Rosalia, del 1972, oltre l’Igina, del 1969, come traghetto per le emergenze. «Sino a qualche anno fa – continua il sindaco facendo un salto indietro nel tempo – le navi erano quattro, più una riserva, per non parlare dei collegamenti dopo il 1948, con 14 navi in linea. La diminuzione di mezzi nello Stretto, il piano di tagli di Trenitalia ed i crescenti disservizi per i viaggiatori danno certezza dell’azione di abbandono di Fs/Rfi». Buzzanca, nonostante la sordità finora palesate dai vertici nazionali, torna a chiedere con forza un cambiamento di indirizzo gestionale per i trasporti in Sicilia, per servizi ferroviari che gli utenti siciliani e messinesi richiedono quale diritto garantito a tutti gli altri fruitori del Paese.

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