Il boss di Tortorici, Sebastiano Bontempo Scavo e tre affiliati al suo clan sono stati rinviati a giudizio dal gup Luana Lino per minacce e violenza privata. I quattro, nel maggio del 2008, avrebbero pesantemente minacciato l’esattore del pizzo, Emanuele Merenda, che da quel giorno decise di collaborare con la giustizia. Il prossimo 11 ottobre dovranno comparire davanti ai giudici del Tribunale di Patti, oltre al boss tortoriciano Sebastiano Bontempo Scavo, anche Michele Siracusano, Agostino Segreto e Salvatore Muscarà.
Tutto iniziò nel maggio 2008 quando Merenda era ancora considerato uomo di fiducia di Bontempo Scavo. L’uomo si occupava delle estorsioni a commercianti ed imprenditori della zona dei Nebrodi e del barcellonese ed aveva il compito di riscuotere le tangenti. All’orecchio di Sebastiano Bontempo Scavo era giunta però una confidenza che non si poteva ignorare. Secondo queste voci Merenda avrebbe trattenuto per se somme di denaro destinate al clan.
E così il boss in persona si recò a casa di Merenda a S.Angelo di Brolo. Bontempo Scavo, fiancheggiato dai tre affiliati, disse all’esattore che se ci teneva alla propria vita ed a quella dei suoi cari avrebbe dovuto restituire i soldi delle estorsioni. Merenda non perse tempo e si rivolse ai Carabinieri, raccontando delle minacce di morte e facendo i nomi dei responsabili. Quel giorno cominciò la carriera di collaboratore di giustizia dell’ex esattore della mafia. Emanuele Merenda cominciò così a vuotare il sacco svelando i nomi degli autori di estorsioni ed attentati, delle minacce nei confronti dei commercianti e dei tentativi di ricostituire lo storico clan dei Bontempo Scavo. Grazie alla sua collaborazione Polizia e Carabinieri lo scorso anno portarono a compimento le operazioni antimafia Pozzo e Rinascita, arrestando decine di persone ritenute affiliate ai clan mafiosi dei Nebrodi.
