Chiuse le indagini dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Verzera. Nel novembre scorso erano state arrestate 12 persone
Il sostituto procuratore della Dda, Giuseppe Verzera, ha chiuso le indagini dell’operazione “Storia”. Diciassette le persone indagate per lo spaccio di droga, tra Patti e Gioiosa Marea, fra gli appartenenti a due diversi gruppi.
Secondo gli inquirenti, il gruppo definito gioiosano era capeggiato dal trentunenne Giuseppe Agnello, e ne facevano parte la cugina Francesca Schepis, 21 anni, Antonio Martinez Merlo, 38 anni, e Angelo Cannavò, 28 anni, il fornitore messinese di marijuana e hashish. I quattro rispondono di associazione a delinquere finalizzata alla cessione di sostanze stupefacenti, e di singoli episodi di spaccio.
Agnello si occupava personalmente di recarsi a Palermo per acquistare la droga. Prendeva pure delle precauzioni per evitare di essere fermato ai caselli con la sostanza sull’auto. Si fermava prima dello svincolo autostradale di Brolo all’altezza di Petraro e dopo aver scavalcato il guard rail abbandonava la partita di droga in una strada interpoderale. Appena fuori dalla A20 andava a recuperare lo stupefacente.
In alcuni casi si serviva di Antonio Martinez Merlo come staffetta. Aveva il compito di verificare se ci fossero poliziotti ai caselli. Un espediente che il 17 dicembre 2009 non ha impedito alla polizia di fermare Agnello all’uscita dall’autostrada con 7 chili di hashish.
Agnello aveva poi trovato anche il modo di fare entrare marijuana e hashish nelle scuole attraverso la cugina Francesca Schepis che l’avrebbe spacciata direttamente ai compagni di liceo.
Il secondo gruppo, operante su Patti, smerciava soprattutto cocaina, che tagliava con l’ammoniaca producendo il cosiddetto “free base”, il nuovo composto che sostituisce ed è molto più pericoloso del vecchio crack.
Altri indagati dell’inchiesta ma per estorsione sono Francesco Carmelo Messina, Gaetano Calabrese, Giuseppe e Mario Franco Marziano. Calabrese era stato licenziato dal titolare di un bar di Patti e si sarebbe rivolto a Francesco Carmelo Messina per ottenere dal commerciante 16mila euro a titolo di rimborso per essere stato licenziato. Il titolare ha però denunciato tutto e ha permesso di arrestare i responsabili.
