Operazione -Ulisse-: cinque arresti dei Carabinieri che sventano una nuova guerra di mafia

Operazione -Ulisse-: cinque arresti dei Carabinieri che sventano una nuova guerra di mafia

Redazione

Operazione -Ulisse-: cinque arresti dei Carabinieri che sventano una nuova guerra di mafia

martedì 05 Maggio 2009 - 11:58

A Barcellona, dopo gli ultimi omicidi che hanno spezzato la pax mafiosa, si stava per scatenare una nuova sanguinosa guerra fra i clan locali. E forse non si sarebbero più contati i morti ammazzati per strada. Ne sono convinti gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, Giuseppe Verzera ed Angelo Cavallo che in questi mesi hanno lavorato sodo per arrivare a capo della nuova situazione che si era creata nel barcellonese.

Stamattina i Carabinieri del Nucleo investigativo hanno fermato cinque persone tutte sospettate di appartenere ad una branca di Cosa Nostra, presente fra Barcellona, Milazzo e Pace del Mela. Si tratterebbe del gruppo capeggiato da Carmelo Mazza, l’uomo assassinato a colpi di fucile e pistola il 27 marzo scorso ad Olivarella, all’uscita da una palestra. Un omicidio in perfetto stile mafioso che ha fatto scattare l’allarme. A Barcellona stava accadendo qualcosa dopo anni di silenzio anche perché già a gennaio nella città del Longano era già stato ucciso Carmelo De Pasquale, primo allarmante segnale che gli equilibri si stavano spezzando.

Stamattina l’arresto è scattato per Angelo Caliri, 42 anni di Barcellona, per i fratelli Stefano e Michele Coppolino di 27 e 25 anni, sempre di Barcellona, Francesco Chiovetta, 27 anni di Milazzo ma residente a Belluno e Cosimo Scardino, 50 anni di Patti ma residente a Asti, ex calciatore dell’Inter e della Nuova Igea. Sono tutti accusati di associazione mafiosa mentre Caliri e Stefano Coppolino devono anche rispondere di estorsione.

Le indagini dei Carabinieri, seguite all’omicidio di Mazza, hanno permesso di accertare una serie di episodi che hanno di fatto costituito la base dell’operazione “Ulisse”. Tutto è stato possibile grazie ad una serie di intercettazioni telefoniche ed ambientali che hanno svelato la possibilità che a breve potessero essere compiuti alcuni omicidi eccellenti. Da qui la necessità per i Carabinieri di intervenire subito ed evitare spargimento di sangue.

Le microspie hanno fatto emergere alcuni episodi che hanno visto per protagonisti Angelo Caliri e Stefano Coppolino. I due avrebbero tentato di estorcere del denaro al titolare di una ditta e si sarebbero resi responsabili di violenza privata nei confronti di un prete di Barcellona. Al parroco avrebbero imposto in un battesimo quale madrina una donna che per il diritto canonico non aveva i titoli per svolgere quel compito. Esorsione e minacce al parroco sono state seguite quasi in diretta dai Carabinieri che avevano piazzato una cimice sulle auto di Caliri e Coppolino.

Ma le intercettazioni hanno svelato anche un clima di paura che aveva attanagliato parecchi personaggi dopo l’uccisione di Mazza.

In particolare proprio Caliri ed i fratelli Coppolino temevano per la loro vita. La guerra scoppiata fra i gruppi contrapposti, per il controllo del territorio, poteva mettere a rischio la loro incolumità. I tre si rivolsero allora a Cosimo Scardino, considerato dagli investigatori elemento di spicco della cosca barcellonese e uomo di fiducia del boss Sem Di Salvo. Lo raggiunsero ad Asti, dove l’ex calciatore ormai vive, e qui avrebbero avuto assicurazioni sulla loro incolumità. Nessuno avrebbe torto loro un capello e così i tre tornarono a Barcellona e ripresero a svolgere le loro attività illecite senza più alcuna preoccupazione. Ma, secondo gli investigatori, le rassicurazioni di Scardino erano solo di facciata. I tre rischiavano davvero di essere i prossimi bersagli dei killer. Parecchi segnali lasciavano intravedere questa possibilità. Da qui la decisione degli inquirenti della DDA, coordinati dal Procuratore di Messina, Guido Lo Forte, di intervenire con gli arresti per evitare che venissero portati a termine i piani di morte di Cosa Nostra.

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